Fotografia di Gian Piero Corbellini

Dalla nota di Ksenja Laginja

Ognuno, presto o tardi, è chiamato a serrare il cerchio, ma il ciclo non finisce mai. Si ripete nello spazio e nel tempo, mutando i nomi, le prospettive e gli attori. Quando la pietra sfiora la superficie del- l’acqua, inizia così la sua discesa. Prima dell’ultimo balzo ha fatto in tempo a generare altri cerchi e tocca a noi prendercene cura. Loro sono ovunque, intorno e dentro, ed è impossibile eluderli.

Dall’introduzione a cura di Alex Tonelli

[…] Per una qualche imprecisata ragione l’autrice ha scelto il ventitré (23) come numero magico della sua personale lotta per la sopravvivenza. Il ventitré, lo sappiamo senza scomodare i libri su complotti o film celeberrimi, è un numero strano, a tratti maligno e a tratti indisponente, ma in fondo è un semplice numero primo, divisibile per sé e per uno, un numero tendenzialmente solitario ma con una spiccata curiosità dei fatti umani, tanto da comparire nelle nostre vite (e immaginiamo in quella di Laginja) con un’insistenza sospetta. Ma in fondo è solo un numero e la poetessa lo ha eletto a suo strumento, lo ha tenuto fra le mani come un oggetto vivo, un prisma composto da ventitré facce; poi lo ha rigirato fra le dita, leggendolo al tatto prima che alla vista. Il ventitré è divenuto così un oggetto magico, reale, concreto; è un medaglione, un anello, un sasso intagliato, è portatore di un contenuto alchemico e incantatorio che la poetessa ha raccolto, e raccontato, con la sua intima voce. La magia non sta nel numero in sé, essa si compie nell’azione poetico-musicale compiuta su di esso, nel toccarlo e nel lasciarlo vibrare. Senza parola poetica il ventitré resterebbe inerte, ma senza il ventitré la voce dell’autrice sarebbe muta, perché non avrebbe nulla attraverso cui risuonare. È il gioco fra il ventitré e Laginja che qui stiamo cercando di descrivere, la fonte segreta dell’incantesimo poetico. […] I ventitré testi qui raccolti nascono dall’aver posseduto il numero ventitré, dall’averlo tenuto con sé, invocato, dominato, masticato, sfiorato e odiato per ventitré volte. Sono declinazioni del numero 23, delle sue proprietà numeriche, alchemiche, matematiche, materiali, simboliche, filosofiche, storiche, biologiche, fisiche, geometriche, geografiche, teologiche, astronomiche, linguistiche e qualcuna in più, fino proprio a ventitré. È il mantra della preghiera. Il modo di sopravvivere di Ksenja Laginja. Ventitré canti di un’unica grande invocazione che avvolge la poetessa e la protegge. […]

da Ventitré modi per sopravvivere (Kipple Officina Libraria 2021)

I
Contiamo insieme tutte
le lettere, ventitré volte siamo
stati qui come il tuo amore
in congedo dalla vita,
ci toccherà per ultimo
nominare i successori
al principio del cosmo.

* L’alfabeto latino classico è composto da 23 lettere.

IV
Sono cromosomiche
aderenze, molecole
in attraversamento
nell’abbraccio imposto
che del silenzio fa sua
ogni dimensione, riposiziona
le variabili, noi compresi
tra la mano e il coltello
inclusi nell’assenza.

* I cromosomi umani sono suddivisi in 23 coppie.

XII
Ti insegnano ad amare
fino al giorno in cui tutto
verrà spazzato via e non potrai
disporti alla tassonomia
della casa, resterà la calce
a suturare i buchi nel petto,
ci toccherà separarci
cedere il peso agli altri.

* Il 23 nella teoria dei grafi è un numero di Wedderburn-Etherington, un numero di distinti alberi binari. In tassonomia cladistica rappresentano il numero di possibili alberi evolutivi per un dato numero di specie, inclusi i punti di speciazione.

XVII
Esploriamoci adesso
all’incrocio dei punti.
Siamo il cambiamento
che avanza quando tutto
il resto non si muove.
Il cerchio ci contiene tutti
insieme alla reliquia del pasto,
i lupi non compresero il mistero
e la preda non conosce
la propria sorte.

* La somma del 23 è 5, l’essere consapevole di contenere il divino. Rappresenta la molteplicità, il cambiamento, la mutevolezza e l’esplorazione a livello fisico e mentale.

XXIII
Alla fine della conta
resteranno queste solitudini
biologiche, particelle
ripetibili che smuovono
il quando senza un dove;
il ruscello incede rapido
contiene la deviazione
naturale e necessaria,
questa apparenza
è il nostro fine.

* Il 23 è parte della terna pitagorica (23, 264, 265).

Ksenja Laginja è nata a Genova, vive e lavora tra la sua città e Roma dove alterna alla sua attività letteraria e pubblicitaria una ricerca sull’illustrazione legata al mondo del Fantastico. Ha esordito con Smokers Die Younger (Annexia edizioni, 2005), a cui ha fatto seguito Praticare la notte (Ladolfi Editore, 2015). Nel 2020 ha vinto i premi “Europa in Versi” e “Arcipelago Itaca”, nella sezione inediti. Suoi testi sono presenti su antologie poetiche, blog e riviste letterarie. Co-organizza la rassegna di poesia e musica elettronica Poème Électronique.

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