Dalla prefazione di Giordano Berti

[…] C’è davvero tanta alchimia, in queste poesie dalle quali fanno capolino draghi e teschi, madri armate di spade e figlie disarmanti, vermi e farfalle, ostriche perle, esplosioni di colori cangianti, nuvole e Soli e Lune e Stelle, liquidi mercuriali, secrezioni maschili e femminili, distillati di memoria, allusioni erotiche… e mi fermo qui, ma non prima di avere almeno rispolverato altri autori di poesie alchemiche, come Cecco d’Ascoli, Marcantonio Crassellame, Michael Mayer, Rigino Danielli, John Dastin, George Ripley e via via, fino al citato Yeats e al più recente Paul Celan. C’è una passione autentica, nelle ispirate parole di Valeria Bianchi Mian, che affonda le radici nella sua stessa infanzia, quando la seduzione delle misteriose figurine diventava sogno infantile e racconto potenziale. Più tardi l’approccio alla cartomanzia, non come divinazione del futuro ma come esplorazione della psiche, ha trasformato una dote affabulatoria innata in una capacità narrativa vera e propria, cosicché i vissuti personali, non solo suoi, si sono trasformati in poesia. A questa opera poetica fa da contrappunto una serie di 22 illustrazioni, cemento di pensieri che Valeria ha sentito la necessità di fissare in forma visiva. Sono figure emblematiche legate anch’esse alla tradizione alchemica. Più precisamente, questi 22 Arcani Vitamorte si collegano a una moderna interpretazione dell’alchimia ispirata principalmente agli scritti di Carl Gustav Jung, Marie-Louise von Franz e James Hillman. Perciò in essi ritroviamo, armonicamente rimescolate, memorie di miti mediterranei e di favole popolari europee; sono tappe di passaggi all’interno del labirinto psichico di ognuno di noi, chiavi interpretative che permettono, in una misura senza dubbio incerta, di ricostruire il nostro rapporto con la realtà. […]

Dalla descrizione di Miraggi Edizioni

Quarantaquattro poesie per ventidue originalissimi arcani maggiori: parole e immagini come gemelle in danza. Scrivere e illustrare poesie è per l’autrice un operare quotidiano, attività ormai consolidata di sperimentazione e strumento nel suo lavoro di psicoterapeuta. […] In questa silloge raccoglie le poesie giovanili e quelle scritte tra il 2014 e il 2019; le fa procedere insieme alle figure dei tarocchi. È una Totentanz che passa dalla nigredo, l’Opera al Nero, e punta alla rinascita, è un cerchio di versi che si fa spirale attraverso i disegni. Il filo conduttore di Vit[amor] te è l’idea della natura viva: è una bozza di verde, lo spunto generativo, il germoglio rigoglioso o la foglia secca, il respiro della terra sopra la quale camminiamo, natura che matura nella nostra psiche. La storia del diventar se stessi comincia dal Matto incompiuto, un germe, il seme ritrovato; lo sviluppo per concludere con il ricominciar da capo.

 

Da Vit[amor]te. Poesie per arcani maggiori (Miraggi Edizioni 2020). Testi e illustrazioni di Valeria Bianchi Mian

Post-partum

Cartolina
di madre by night
con pianto.

Nei giorni di pioggia
la stanza ha le pareti
troppo strette.
Blue mother
che non te ne accorgi.

Alterni al mal di denti
(il calcio che ti manca
per l’allattamento)
il giorno del giudizio
perso
tra un sonno e l’altro.
Le gengive gli bruciano
le tue sanguinano
ed è un tutt’uno orale
che però non trova
la poesia.
I momenti d’amore.
Hai fatto uscire un altro
dalla tua vagina
e ancora non ti capaciti
del suo miracolo.
L’amica che ti ha detto
«Vedrai è come evacuare
un melone da davanti»
ha ucciso Maria e i Santi
con una sola frase.
Le Grandi Madri sanno
cosa vuol dire gridare
tutte le dee del mondo.

*

A muso duro

I decenni allineati in Polaroid
accanto ai morti alle feste sbiadite
generazioni di colletti a punta.
Nei pantaloni a zampa tu sei bella
sul dorso del somaro al Partenone.
Mi stringi forte
sulla neve
fresca
che lui, più tardi, ci farà cadere
e tu sprofonderai in sciatterie
dallo sky-line
dei tuoi giorni
più neri.
Non sei mai stata una mamma da pappa
pronta a far fronte alle mie ribellioni.
Volevo volare
dalla finestra
per schiaffeggiarti questa differenza
e tu
a muso duro
per tre giorni
muta allo specchio
mi tenevi testa.
Via dal viso, i capelli
la molletta
arma letale versus sensualità
poi le modelle io me le sognavo
appese alla parete
e i Duran Duran.
Che è inversamente proporzionale
il tuo comprendermi
alla mia distanza
e che ho dovuto girare il millennio
controluce
(l’oggetto in trasparenza)
ricostruire il mio nome daccapo
chiamarmi “amore”
per volerti bene.

*

Per Versi Polimorfi

Ginevrine.
Millenni fa uomodonna eravamo
le Ginevrine nella credenza
del buon senso maschile/femminile. [*]
Zucchero a colori rosa e azzurro
indifferenti però, sospesi efebici.
Al supermercato andavi con le piume
sulle spalle dritte – ingredienti
“una tira l’altra” mentre fuori
impera il niente e noi a ridere.
Con le ciglia finte lunghe un metro
a sedurre il tempo che no, lo sai
non torna mai indietro.

Di che genere?
Da ragazza giocavo a fare il ragazzo
come adesso con i baffi allo specchio
ma girare le notti delle discoteche
con le travestite – parrucche e ciglia
inventarsi un seno grande e tondo
per creare negli astanti meraviglia.
Indossare ruoli Ultras femminili
tipo donna che transita in Donna
o Madonna sardonica con verga
per combattere il dio Testosterone
sul campo dello shock per illusione.
Oggi sono: è passata quella febbre
del femminismo spontaneo F to M/F
e, nuova Orlando, esco dalle pagine
della Storia nel corpo che ha vagina
per scrivere La Quercia [**] su foglia
tessendo idee – ma che cosa carina
fottendomene pressoché altamente
dell’editto regale o del patriarcato
che come noia di mosca già ronza.
Essendo animalista, non lo ammazzo
ma invito alla porta l’indesiderato.

[* esistere mercurialmente è vivere nel paradosso, collegare gli opposti in anima libera. L’ambivalenza è naturale, dice James Hillman, è la reazione adeguata dell’intera psiche di fronte a queste verità complete che sono i simboli. Essere consapevoli dell’androgino è una necessità, pena il martirio, la carestia d’amore, la morte]
[** Pure, per quanto avesse molto viaggiato, e corso avventure senza numero, e avesse profondamente meditato, volgendosi ora a un ordine di idee, ora all’altro, ella si trovava ancora in via di elaborazione – Orlando e Virginia]

*

Milano

La mia Milano è in fase
di latenza, è memoria
di luci natalizie al QT8.
Me ne sono andata via
con ritorno – pendolare
a casa dei nonni fantasmi
i Bianchi e i Mian.
Basta un nulla spolvero
sinapsi in un barattolo
e faccio gorgheggiare
i miei morti al cimitero.
Monumento memento
me la porto dentro – fa rima
Milano – o è solo suono
che rimbomba bimba
nell’erba alta di agosto
quando rincorro i gattini
(dove siete, piccolini?)
nel giardino sul retro
e poi corro sulla collina
di residui bellici – sono
già adolescente fissata
con la bellezza d’ossa
umane del dopoguerra
metro a metro è la terra
scavata nel secchiello
in estate, lì ai giardini
mentre invidio la forza
dei miei cugini – il Fabio
in altalena su quel ramo.
Con il Fabio mi capita
qualcosa di strano:
io sei anni, lui otto
(raramente ma capita)
ci teniamo per mano.
Alla distanza siderale
d’anni luce mi dimora
il sapore di una pesca
sbucciata – un ginocchio
col cerotto mi duole
tutto pulsa nella testa.

*

L’odore

In Via Pio V c’è una bottega
l’odore della polvere d’henné
il gusto dei semini di finocchio
ricoperti
di zucchero a colori pastello.
Nella bottega c’è un Signore
dico “Signore” per quel modo
elegante
di sorridere in tunica di lino
nei toni delle storie d’Oriente
per i viaggi che non ho fatto.
Salgari direbbe non importa
se non hai raggiunto Ninive
se pecchi di sabbia e Oceano
indiano.
Se viaggi a portata di mano
nel tuo quartiere oggi vedi
il mondo intero sugli scaffali
pakistani.
A San Salvario c’è un antro
al balsamo di tigre e neem
l’urlo è selvatico ma ripulito
limone e rose.
Dice cerca su Google ricetta
oggi siamo nati nella rete
dice c’è tutto ed è per tutti
cannella
comunella ridiamo preparo
il rosso per i miei capelli
italiani per la pelle di perla.
Torino è già mediorientale
garam masala nella tazza
verde mare abbraccia il blu
profondo
è giallo zafferano un africano
ricamo di giraffe ton sur ton.
In estate gira e rigira la terra
cocente
d’asfalto sanpietrini e buche
sabaudo rinfrescato in bianco
cooperazione internazionale
nel mio naso.

 

Valeria Bianchi Mian vive a Torino ed è psicologa psicoterapeuta e psicodrammatista. Organizza la Rassegna Nazionale di Psicodramma e Sociodramma “L’Io e l’Altro”. Ha curato l’antologia Poesie Aeree (Matisklo Ed. 2014). Ha scritto e illustrato Favolesvelte (Golem Ed. 2015). Ha partecipato a numerosi saggi di psicologia a più voci, tra i quali Utero in anima (Lithos Ed. 2016) e Amori 4.0 (Alpes Ed.). Il suo primo romanzo è Non è colpa mia (Golem Ed. 2017). Ha curato e illustrato l’antologia di racconti Una casa tutta per lei (Golem Ed.). Biografia completa: qui.

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