Nella foto: Eleonora Ansaldi

Nel grande calderone della poesia contemporanea, è piacevole imbattersi qualche volta in oggetti strani o diversi o addirittura inaspettati, specie tra gli esordi. Nella convinzione che la critica letteraria debba occuparsi non tanto di esprimere giudizi di valore quanto di portare alla luce le diverse prospettive e i vari punti di vista che un’opera di letteratura sia in grado di far emergere sulla contemporaneità, ho a lungo riflettuto su un libricino nella cui lettura da poco mi sono imbattuto, ovvero L’ora del tè di Eleonora Ansaldi (Effetto 2023), traendo qualche considerazione che mi sembra interessante riproporre in questa rubrica, anche a mo’ di semplice pensiero ad alta voce. Innanzi tutto, il dire poetico di Ansaldi s’inserisce alla perfezione in quel canale di poesia emotivo-comunicativa che molto spesso passa (e ha la sua grande diffusione) attraverso i social media. Il suo dettato è immediato, comunicativo appunto, estemporaneo e, per certi versi, spudorato. La sua è una lingua che vuole e può riferirsi a chiunque, essere immediatamente comprensibile. L’io-poetico di Ansaldi si mette in scena «senza tacere particolare alcuno» – per citare proprio il Giudici che invitava a «mettere in versi la vita» (La vita in versi) – e non ha paura di mescolare biografia anche spicciola e fenomeni di letteratura, coinvolgendo e chiamando direttamente in causa un Tu che assume sembianze sempre più realistico-biografiche che non letterarie. In effetti, quella di Ansaldi è una poesia prettamente d’amore – quando non prende, forse con minore efficacia, il tono della riflessione su di sé, sui propri cambiamenti e passaggi interiori – in cui il dialogo è però ancora possibile: è un amore in presenza, quello descritto dalle poesie di Ansaldi, che ha a che fare con le gioie e i disincanti del quotidiano. Ribalta così il topos del classico Tu lirico irrimediabilmente distante e assente, confrontandosi con una più difficile dimensione di parola che assume tanto spesso il tono del Noi, dell’unione armonica tra Io e Tu – e questo emerge particolarmente nel poemetto finale, Tre profumi per sentirsi a casa, in cui la prospettiva amorosa si proietta in un futuro che appare abbastanza idealizzato (ma non per questo meno auspicato), riconducendo così il finale del libro a una dimensione di quasi-sogno che fa in parte dubitare si tratti di un concreto lieto fine. Pur assestandosi su questa dimensione di profonda comunicatività del verso (che raramente presenta soluzioni liricamente o prosodicamente sorprendenti, rincorrendo un dettato piano e quasi al limite del prosastico), Ansaldi non rinuncia a esibire qua e là una certa passione per il calembour o i giochi di parole (penso a un titolo come D’istanti) e non nasconde le molte e meditate letture di alcuni poeti della contemporaneità, mostrando echi (soprattutto intonativi) ora di un’Alda Merini seconda maniera, ora di poeti internazionali come Jacques Prévert, Pedro Salinas, Wisława Szymborska, ora di alcune inconfondibili voci dell’attuale scena italiana come Mariangela Gualtieri e Beatrice Zerbini. Inoltre, il libro è accompagnato, in apertura e in chiusura, da alcune illustrazioni a fumetto, a opera di Roberta Guizzardi, in cui il personaggio protagonista è da far coincidere con l’io-biografico della poetessa, che prende parola rivolgendosi a sé e a noi lettori. E sul «continua» che chiude l’ultima illustrazione, allora, si può innestare un nuovo ottimismo, un nuovo invito alla rinascita, che fa da contraltare e completa, in un certo senso, il senso del testo. La scelta di corredare la poesia con un discorso di parole e immagini di questo tipo configura perfettamente l’orizzonte ibrido della raccolta, la sua vocazione a farsi voce generazionale, in grado di coinvolgere anche una dimensione figurativa nella poesia, mantenendo sempre un’intonazione fortemente emotiva, che punta tutto sul significato e sul messaggio, che ricerca l’empatia del lettore. E, in effetti, se c’è una singola cosa che rimane impressa della raccolta di Ansaldi, è la sua estrema fiducia nelle possibilità del fare poetico, come presa di parola e soprattutto come ascolto e confronto con l’altro da sé. Una scelta da incoraggiare e divulgare, lontana da eruditismi e tecnicismi di vario tipo, ma prossima, potenzialmente, all’ascolto concreto di e per tutti.

Da L’ora del tè (Effetto 2023):

Una questione di orari

Pensavo di essere una persona puntuale,
sempre in orario con gli appuntamenti della vita,
ma poi mi sono accorta di essere sempre in anticipo
quando si tratta di metterci il cuore,
e in ritardo quando è l’ora di andar via.

Papaveri

Fin da piccoli ci insegnano
a lasciare un segno,
a distinguerci dagli altri

ci insegnano a non aver paura,
ad amare
dimenticandosi di essere stati
bambini a loro volta.

Ci insegnano a contenerci
mentre infuochiamo campi
e dipingiamo di rosso baci,

bruciamo
e bramiamo
di vita.

Incendia il mio universo

Baciami,
riaccendimi le stelle,
luci dei lampioni
da cui cammino lontana
per non incontrare occhi
che non sono i tuoi.

Baciami e sii fuoco
bruciami dall’interno,
voglio sentirmi viva
in questo corpo rimasto inerme
alle guerre che si è dichiarato.

Baciami e cancella i lividi
radendo al suolo le paure,
riempimi del vuoto
creato dalle fiamme.

 

Eleonora Ansaldi, cresciuta a Sanremo, vive spostandosi di città in città: da quella dei legami famigliari a Torino – dove frequenta l’università di Scienze dell’Educazione e porta avanti la sua passione e sogno di diventare pedagogista e insegnante – a Verona, la città dell’Amore. Da alcuni anni si è avvicinata alla poesia, che rappresenta per lei uno strumento per conoscere se stessi e gli altri, capace di andare oltre i confini delle cose.

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