In questo ciclo di Pitture nere, alcuni inediti delle partecipanti al laboratorio di poesia “Calliope”, tenuto da Itaca Colonia creativa

 

Parlo di terra non bruciata.

Di sabbia calda dove tu
prosegui adagio.
Io seguo il tuo procedere
a due gambe e cicatrici
fino a fondovalle.
Non uccide la sirena da arsenale
ma un sillabario di lettere proiettili,
e ci sentiamo
vili
fallibili
tremo nella carne
al punto in cui preferisco
parole amputate
alla forma del silenzio.

Io ti intonavo una nenia,
e tu ci ballavi sopra.

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La piccola ambizione di vivere più di una vita
spezzarmi le ossa per molte notti, pretendere
che la lingua si sciolga sempre sulla stessa caramella
poi aprire le labbra come si aprono le antiche casseforti,
la rivoluzione del rumore. Sono niente
un mare catatonico di parole in fuga dai vocabolari
il linguaggio è la scusa che impedisce di gesticolare
rivederti è disimparare, dimenticare
tutte le sillabe.

#
Se pensassi alla mia finitudine
respirerei più lentamente. Il dolore muta
sui punti più delicati della notte,
si sente odore d’Oriente
come accade a Venezia
dove camminammo sull’acqua. Non dirò
di essere stata brava – per esempio –
a non avere paura,
sentivo che sarei morta richiudendo l’ombrello.
Così i filamenti d’aria
come resina epossidica
si strinsero nello spazio tra il sangue e
le ossa fino a spaccarsi,
quanto bastava per amare.

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Veronica Pesce è nata il 22/05/1995 ad Acerra, in provincia di Napoli. Laureata in Lettere Moderne e laureanda in Filologia Moderna presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”.

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