Nonostante le alterne fortune critiche di Corrado Costa (1929-1991), e il destino editoriale quasi sempre segnato di ogni tentativo di raccolta e selezione dei suoi scritti, l’Opera poetica a cura di Chiara Portesine, composta dai volumi Poesie infantili e giovanili. 1937-1960 (Argo 2020) e Poesie edite e inedite. 1947-1991 (Argo 2021), rappresenta sicuramente un punto di non ritorno per gli ancora esigui e discontinui studi costiani. Se non altro perché, per la prima volta in assoluto, Costa è affrontato alla stregua di un qualunque altro classico della nostra letteratura, ossia con raffinatissimi strumenti filologici che ne restituiscono il profilo di sperimentatore per nulla marginale del secondo Novecento.

Avvocato di professione, poeta per vocazione, su Costa è spesso calato, fin dal suo esordio con il Gruppo 63, lo stigma dell’autore dilettante. La sua opera “ufficiale” è stringatissima, composta di soli tre libri di versi (Pseudobaudelaire, Scheiwiller 1964; Le nostre posizioni, Geiger 1972; The complete films, Red Hill Press 1983), che però si stagliano contro un pullulare vorticoso di pubblicazioni disperse in riviste, cataloghi d’arte e plaquettes, e di sperimentazioni parallele con poesie visive e sonore, installazioni, disegni, fumetti. Pur rimanendo nei confini della produzione propriamente poetica, la doppia fatica di Portesine ha almeno due meriti: da un lato, con il primo volume, dimostrare quanto la poesia, lungi da svaghi domenicali, sia per Costa bisogno costante fin dall’infanzia; dall’altro, con Poesie edite e inedite, aprire e riordinare il laboratorio del Costa maturo, recuperando la più ampia selezione di inediti e dispersi finora tentata, con l’obiettivo di ribadire, carte alla mano, che in questo poeta a fare davvero sistema è ciò che non si vede.

Corrado Costa esordisce con Pseudobaudelaire. La raccolta si colloca nel clima di recupero critico del linguaggio surrealista tentato dalla rivista «Malebolge» (1964-1967), alla cui creazione Costa partecipa con l’amico e sodale Adriano Spatola. Ma come Spatola stesso sottolinea in una sua recensione (qui alle pp. 347-348), è al «surrealismo engagé», non estraneo all’influenza di certo Delfini, che il poeta-avvocato si rivolge. Così, un immaginario apocalittico magmatico e convulso viene sistematicamente piegato a istanze di poesia civile e di critica delle strutture democratiche, ritratte nella loro solo apparente pacificazione sociale (versi come «pro e contro la vendemmia hanno reciso la gola della vigna», «con la buona intenzione di fermare / il colpo del coltello – nessuno curerà la tua ferita», o intere costruzioni micronarrative come la celebre I due passanti, giocano evidentemente, anche sul piano retorico, a simulare/dissimulare un nocciolo irriducibile di violenza, enfatizzato anche dal ricorso a un gergo freddamente politico-burocratico).

Ora, il passaggio tra Pseudobaudelaire e il dittico Le nostre posizioni – The complete films sembra segnare una cesura netta tra due tempi. Il linguaggio irruento, le immagini grottesche e violente della prima raccolta cedono il passo a testi scarni e concettuali, votati, per dirla ancora con Spatola, a una «essenzialità didascalica di tradizione orientale» (p. 366). Con il secondo e con il terzo libro, in cui il cinema, inteso come tecnica di riproduzione delle immagini, offre al poeta agganci tematici per creare sofisticatissimi paradossi logici, si è in presenza di un “ambiente” testuale che rifugge ogni tipo di allusione alla realtà storica. Un ambiente atemporale, in cui una voce poetica del tutto scorporata si insinua negli interstizi tra parola e cosa («non è detto se si scrive lepre che sarà una lepre / che correrà sull’erba», Le nostre posizioni), o tra oggetto e rappresentazione («ci fanno vedere / continuamente film / con attori che corrono più veloci / del film», The complete films). Certo, questa stagione va collocata nel nuovo, fecondissimo contesto del gruppo di Mulino di Bazzano e della rivista «Tam Tam» (1972-1991), laboratori di sperimentazione multimediale che tanto daranno alla poesia degli anni ’70-’80; eppure, proprio la selezione di dispersi e inediti proposta da Portesine permette di mappare, con precisione sismografica, tanto le continuità che i punti di rottura tra i due tempi costiani. Mostrando, per esempio, che il campo stilistico di Pseudobaudelaire influenza testi successivi di altissimo valore mai compresi in volume, come i bellissimi poemetti Colombella del sud ed Entroguerra, pubblicati su rivista rispettivamente nel 1964 e 1966, o la breve silloge dal titolo redazionale Pseudo-Pseudobaudelaire, datata 1962-’66, inedito tra i più entusiasmanti del volume. Ma mostrando anche che l’attenzione ai doppifondi del linguaggio, a certe complicazioni concettuali che diverranno preponderanti solo nel secondo tempo, può esser fatta risalire al 1967 di Prove per una messa in italiano, in cui la parola si organizza attorno a «buchi» e «tagli» dal sapore di Concetto spaziale, alludendo così a un «retro» della rappresentazione verbale («dietro il buco dell’erba che viene via coi morsi […] dietro il buco murato della spiaggia […] dietro il taglio del vento»). Infine, mostrando come il cinema risulti presenza tematica costante almeno dal 1975, anno cui risale sia una silloge di Poesie escluse da «The complete films» (1975-’83), sia il notevole 49000 film del periodo Tang (1975-’85), poemetto inedito composto da un unico testo ripetuto quattordici volte con variazioni interne via via più estese e complicate.

In chiusura, vorremmo suggerire una lettura critica che esula dagli obiettivi del lavoro di Portesine, e che tuttavia ci sembra utile a dare il senso del problematico passaggio dal primo al secondo tempo. Nel 1970 esce l’unico vero saggio organico costiano, Inferno provvisorio, interamente dedicato alla letteratura erotica, altra ossessione del poeta emiliano. Le originalissime analisi che contiene, soprattutto di Sade, illuminano la tendenza di Costa a ridurre l’erotismo a una questione quasi puramente algebrico-geometrica. Certo, in questo il poeta è sostenuto da un vasto ventaglio di autori, da Barthes a Deleuze a Bataille (il cui saggio sull’Erotismo è molto utile a comprendere anche certi passaggi di Pseudobaudelaire), eppure non è da escludere che dietro la rarefazione geometrizzante dello stile del secondo Costa vi sia una paradossale influenza sadiana, e che Inferno provvisorio, che in realtà raccoglie e rielabora anche testi precedenti al ’70, rappresenti la vera chiave di volta di quell’apparentemente brusco mutamento di stile. D’altronde fu proprio Spatola, recensendo Le nostre posizioni, a suggerire di leggerlo, non troppo ironicamente, come «interpretazione di un manuale erotico» (p. 366).

da Poesie edite e inedite. 1947-1991 (Argo 2021)

da Pseudobaudelaire (Scheiwiller 1964)

I due passanti

I due passanti: quello distinto con il vestito grigio
e quello distinto con il vestito grigio, quello con un certo
portamento elegante e l’altro con un certo portamento
elegante, uno che rideva con uno che rideva
uno però più taciturno e l’altro
però più taciturno, quello con le sue idee
sulla situazione e quello con le sue idee
sulla situazione: i due passanti: uno improvvisamente
con gli attrezzi e l’altro improvvisamente nudo
uno che tortura e l’altro senza speranza
una imprecisabile bestia una imprecisabile preda:
i due passanti: quello altro uguale e quello
alto uguale, uno affettuoso signorile l’altro
affettuoso signorile, quello che si raccomanda e
quello che si raccomanda

 

da Le nostre posizioni (Geiger 1972)

Conversazione da solo

ci sono delle cose che sono
di fronte a questa pagina aperta
collegate ad altre che sono dietro le spalle
ci sono delle cose di fronte a questa pagina aperta
che sono collegate
alle cose che mancano
le cose come le cose
al centro c’è il tuo posto
al tuo posto non c’è nessuno

 

da The complete films (Red Hill Press 1983)

Le radici poetiche dei film d’orrore

Se come a casa tua –
le foglie
si nota dal colore che le foglie
hanno un colore identico
le luci dei colori hanno la stessa luce, di giorno –
di notte cambiano leggermente
– sei ‘come’ a casa tua.
Un’identica porta è al posto della porta.
Incontriamo gli attori, in ordine
d’età.
Sono le stesse parole al posto delle stesse parole
dicono in un soffio: ‘sei come a casa tua.’
Significati identici riempiono gli stessi suoni.
Sono le voci che sono state doppiate.

 

da Colombella del sud («Malebolge», 1, 1964)

3.

divisioni-lampo, legioni, battaglioni di vittime per sterminare carnefici
villaggi, sepolture di notte, catturati, lo sterminio dei boschi, dietro
presa la mira la parete contro lo sguardo infantile
disarmati gli inermi – condannate a morte
lettere d’amore al deportato: nello specchio
spaccato il viso della donna che ha tempo 18 anni per amare
il giorno dell’esecuzione

 

da Pseudo-Pseudobaudelaire (inedito, 1962-1966)

Oroscopo

A questo punto della situazione
la giornata è sicura: cederete
al delicato esperimento, alla
tentazione extraconiugale. Sentimenti:
il consulente sessuale raccomanda eleganza.
La stagione moltiplica segnali favorevoli.
L’amore è il fenomeno più esteso
senza che per domani sia sicuro
un pronostico, i nati sono inquieti,
i mari sono agitati e mossi.

 

da 49000 film del periodo Tang (inedito, 1975-1985)

49000 film del periodo Tang – quarantottomilanovecentonovantasette

C’è molta pace sullo schermo.
Sottotitoli, brevi note a margine, cancellature,
correzioni sbagliate, indefiniti poemi che non riusciamo
a leggere
scorrono in un film muto che non riusciamo a vedere.
In silenzio il pescatore seduto aspetta la parola.
La parola per dire silenzio è tacere.

 

Corrado Costa nasce a Mulino di Bazzano (Parma) nel 1929 e muore a Reggio Emilia nel 1991. Partecipa al Secondo Convegno del Gruppo 63 (Reggio Emilia, 1964) come membro della cosiddetta «ala surrealista», assieme a Giorgio Celli e Adriano Spatola. Con questi, che resteranno suoi sodali e interlocutori per gran parte della sua vita, Costa creerà la rivista «Malebolge» (1964-1967), dedicata alla divulgazione e alla rilettura critica del Surrealismo.

Attivo come poeta e come saggista sulle principali riviste d’avanguardia degli anni Sessanta, tra cui «Marcatrè» e «Quindici», dopo lo scioglimento definitivo del Gruppo 63 si ritira a Mulino di Bazzano con Adriano Spatola e la poetessa Giulia Niccolai, allestendo nel casolare appenninico di proprietà della sua famiglia un vero e proprio laboratorio di scritture sperimentali. Si sviluppa così, dai primi anni ’70 fino alla fine degli anni ‘80, una delle realtà culturali più vivaci e innovative del periodo post-avanguardista, fatta di incontri e collaborazioni con poeti, artisti e musicisti sia italiani che internazionali. Da questo clima effervescente nasce una delle più longeve riviste d’avanguardia italiane, «Tam Tam» (1972-1991), creata dai fratelli Spatola e stampata in proprio a Mulino di Bazzano. Alla rivista viene quasi subito affiancata una collana di scritture sperimentali, la Geiger edizioni, che negli anni ’70 e ’80 sarà un punto di riferimento per molti giovani esordienti (Eugenio Gazzola ha ricostruito la storia del gruppo e della rivista in «Al miglior mugnaio». Adriano Spatola e i poeti di Mulino di Bazzano, Diabasis 2007).

L’opera di Corrado Costa appare multiforme e sfaccettata. Le pubblicazioni in volume sono piuttosto sporadiche: l’esordiale Pseudobaudelaire (Scheiwiller 1964), Le nostre posizioni (Geiger 1972; Benway 2018) e The complete films (Red Hill Press 1983) sono i soli veri libri di poesia editi in vita dall’autore. A questi, si aggiungono il saggio Inferno provvisorio (Feltrinelli 1970) e il pamphlet saggistico-satirico La sadisfazione letteraria (Cooperativa scrittori 1976; Benway 2013). Quasi tutto il resto della sua opera è composta di dispersi su riviste, cataloghi d’arte e plaquettes, registrazioni di performance pubbliche, audiopoesia (come la celebre Retro, 1981, facilmente reperibile sul web) o collaborazioni con altri poeti o artisti (tra cui Emilio Villa, Nanni Balestrini e Gianfranco Baruchello). Inoltre, produsse una mole considerevole di illustrazioni, disegni, libri d’artista e vere e proprie installazioni (notevole il “saggio a fumetti” William Blake in Beulah!, Squilibri edizioni 1977).

Delle antologie pubblicate negli anni successivi alla morte si citano, in particolare, Cose che sono parole che restano, a cura di Aldo Tagliaferri (Diabasis 1995) e The Complete Films. Poesia, prosa, performance, a cura di Eugenio Gazzola e con un’antologia multimediale a cura di Daniela Rossi (Le Lettere 2007). Le apparizioni dell’uomo invisibile (Mazzotta 2009) è il catalogo di una mostra di disegni e illustrazioni tenutasi a Parma nel 2009, mentre il recente La moltiplicazione delle dita (Argo 2019) raccoglie disegni e prose sperimentali pubblicate in origine sul «Caffè letterario e satirico». Il «verri» ha dedicato a Costa un importante numero monografico (n. 52, 2013), ed è di Ivanna Rossi il saggio Poesia oscura con presa. Leggere Corrado Costa (Consulta 2013). I libri d’artista del poeta, preziosissimi pezzi unici, sono consultabili online presso il sito della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, la quale custodisce gli archivi personali del poeta.

 

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