Isola greca ΔΙΑΣ-ZEUS / Foto di Panagis Kavallieratos

 

 

EPIFANIE DI BELLEZZA NEOGRECA

Sesta Puntata: NOSTALGIA – ΝΟΣΤΑΛΓΙΑ

Rubrica e traduzioni dal greco
Alexandra Zambà

 

Dedicata alla grande capacità d’introspezione dei greci. Prendono parte i seguenti dodici poeti e poetesse neogreci, con citazioni da poesie di: Giannis Ritsos, Kostas Montis, Tasos Livaditis, Odisseas Elytis, Kostas Kariotakis e poesie di Kiki Dimoulà, Miltos Sachtouris, Efi Elianu, Titos Patrikios, Alexandra Galanou, Klairi Aggelidou, Efi Kalogeropoulou. Inoltre, la cantante Savina Yiannatou e il suonatore di lira Stelios Petrakis.

La nostalgia è il sentimento che ha accompagnato il popolo greco dall’antichità a oggi ed è la coscenza di un passato glorioso lontano nel tempo. E’ un sentimento composto che esprime la doppia parola greca nostos (νόστος), che significa ritorno, e algos (άλγος), che significa dolore; “dolore del ritorno”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare, come scrisse Milan Kundera. E’ un sentimento soffocante e dolce, che ha accompagnato Ulisse, eroe del nostos, e gli ha dato la forza di sopravvivere a tutte le difficoltà del suo tortuoso ritorno. In un viaggio lungo e pieno di peripezie e di sorprese, Ulisse ha perso il senso del tempo. Lo guidava solo il forte desiderio di tornare a casa, di ritrovare i suoi cari. La nostalgia del ritorno era così forte da rifiutare l’invito di Calipso a restare con lei e avere per dono l’immortalità. Lui ha preferito continuare il suo lungo viaggio del ritorno anche restando mortale. La nostalgia è una sensazione pervasiva, poiché carnale e spirituale, e sgomita nel cuore, arriva nella gola e rimbomba nella mente. Per dirla con il filosofo Martin Heidegger: “La nostalgia è il dolore della vicinanza del lontano”.

Scrive il poeta Giannis Ritsos (Γιάννης Ρίτσος 1909-1990) in modo veloce e laconico, da Calendari dell’esilio – Ημερολόγια εξορίας:

4 Ιανουαρίου 1949
Κι άξαφνα / μια θύμηση από πουλιά /που βούλιαξαν στο άγνωστο

4 gennaio 1949
E all’improvviso / un ricordo d’uccelli / che sprofondarono nell’ignoto

La nostalgia, un nome moderno per un sentimento antico, dà valore alla vita, definisce il rapporto tra la persona e il tempo, stabilisce la dimensione esclusiva della patria e della lingua. La lingua greca poi, è una patria fertile ricca di paesaggi mitici ben radicati nell’animo. I greci nascono in essa e creano la propria personalità, il loro passato, presente e futuro dando una generosa lezione di umanità. Per i greci, e in particolare per i poeti, la nostalgia di un mondo mai vissuto ma ben delineato nella fantasia è un mondo infinito ed eterno collocato nel passato, pronto a dare una mano all’uomo moderno isolato e gettato nel nulla. Nostalgia è avere la consapevolezza di poter trasformare il mondo, in uno slancio utopico. La nostalgia dei greci è radicata nella speranza. Nulla è astratto, costruito o convenzionale. Campeggia su tutto la lingua greca «La mia patria è la mia lingua» Πάτρια η γλώσσα μου! Per dirla con Balzac ne Il capolavoro assoluto: «Il linguaggio è il dono di tutta l’umanità. Guai a chi rimane muto nel mezzo del deserto, pensando che nessuno può ascoltarlo: tutto parla e tutto ascolta quaggiù. Il linguaggio muove i mondi».

La nostalgia è un desiderio struggente di rivivere il punto massimo raggiunto nelle arti e le scienze ma soprattutto lo struggimento per le patrie perdute (Οι χαμένες πατρίδες). Sono presenti nella memoria collettiva la perdita di Costantinopoli nel lontano 1453, la cosiddetta Catastrofe dell’Asia Minore (Μικρασιατική Καταστροφή) nel 1922, l’invasione turca e la conquista della zona Nord dell’isola di Cipro nel 1974, per dirne solo alcune.

Scrive il poeta cipriota Kostas Montis a proposito della perdita della parte Nord della capitale di Cipro, Nicosia (Lefkosia) nel 1974. Una poesia piena di nostalgia per la città perduta:

(…)
Έλα να ξαναπάρουμε το δρόμο
με μια κορδέλλαν άνεμο στον ώμο

να γελαστεί και να πιστέψει η νοσταλγία
πως μας προσμένει έτσι όπως πριν η Λευκωσία.
Έλα κι’ αν ψεύτικο στο τέλος βγει παιγνίδι
εμείς θα ’χουμε κάνει το ταξίδι.

Vieni a riprendere insieme la strada
con un nastro di vento alle spalle

per prendere in giro la nostalgia e farle credere
che Nicosia sia lì ad aspettarci come prima.

Vieni, anche se il gioco infine si rivelasse falso
noi avremmo fatto il viaggio.

I greci sentono la nostalgia forte e continua; è il rimpianto per un passato che non hanno conosciuto personalmente ma che li traina tutti insieme in un sentimento comune.
Scrive in una poesia Tasos Livaditis – Τάσος Λειβαδίτης (1922-1988) tratta da Poesia ed Kedros – Ποίηση, Κέδρος:

Ω απέραντη νοσταλγία για κάτι που ποτέ δεν
ζήσαμε κι όμως αυτό υπήρξε όλη η ζωή μας…”

Oh, infinita nostalgia per qualcosa che mai
abbiamo vissuto, eppure questa è stata tutta la nostra vita…

Tutti sentono la nostalgia, giovani e vecchi, come spaesamento, un sentirsi altrove, in un tempo dilatato, sottolineato dalle reliquie del passato. Un passato idealizzato, punto di riferimento che inevitabilmente scolora la propria esistenza.

Odisseas Elytis– Οδυσσέας Ελύτης (1911-1996) scrive nella poesia Quel che non si potrebbe:

Nα ΄χε η νοσταλγία σώμα να το σπρώξω απ’ το παρά-
θυρο έξω ! Nα τσακίσω εκείνο που δε γίνεται ! Kο-
ρίτσι που από το γυμνό σου στήθος σαν από σχεδία
κάποτε μ’ έσωσε ο Θεός

Avesse la nostalgia corpo per spingerlo al di là
della finestra! Spezzare quel che non si potrebbe!
Ragazza, che dal tuo nudo petto come una zattera
un tempo mi salvò Dio

La migrazione crea vertiginose nostalgie che albergano nell’anima di tutti gli uomini, e non bastano le parole per esprimerle. La partenza dal piccolo mondo natio per andare incontro al mondo grande e terribile, diventa inesorabilmente nel tempo una prigione. La Grecia dopo la seconda guerra mondiale, è stata uno dei più importanti paesi di migrazione. Contadini, artigiani, giovani intellettuali dispersi nel mondo, scrivono lettere struggenti di nostalgia. Lenta e oscura s’insinua la nostalgia di un mondo oramai perduto, la nostalgia del migrante diventa la “sindrome di Ulisse”.

Scrive il poeta Kostas Kariotakis – Κώστας Καριωτάκης (1896-1928):

Νοσταλγία
Μεσ’ από το βάθος των καλών καιρών
οι αγάπες μας πικρά μάς χαιρετάνε.

Δεν αγαπάς και δε θυμάσαι, λες.
κι αν φούσκωσαν τα στήθη κι αν δακρύζεις
που δεν μπορείς να κλάψεις όπως πρώτα,
δεν αγαπάς και δεν θυμάσαι, ας κλαις.
(…)

Nostalgia
Dal profondo dei bei tempi
i nostri amori ci salutano amaramente.

Non ami e non ricordi, dici,
e se il petto si gonfia e se lacrimi
visto che non puoi piangere come prima,
non ami e non ricordi, meglio piangere.
(…)

Le ninne nanna, cantate ai bambini sono esempi di nostalgia di posti fantastici, paradisi sognati che si cercano da svegli e nessuno potrà mai trovare. Un canto famoso è quello di Smyrne, città greca florida economicamente e vivace culturalmente, messa a ferro e fuoco dai turchi nel 1922. Da allora non è più greca.

Ninna nanna di Smyrne – Νανούρισμα Σμύρνης
Canta la grande cantante popolare Savina Yiannatou – Σαβίνα Γιαννάτου. Suona la lira il maestro Stelios Petrakis –Στέλιος Πετράκης.

Ecco, alcune poesie, tra le tante, che trattano il tema della nostalgia:

Kiki Dimoulà– Κική Δημουλά (1931-2020), da Erebo del 1956:

Νοσταλγία

Τον θυμάμαι ακόμα.
Παράξενο πολύ,
γιατί όσο ένα ανοιξιάτικο σύννεφο έμεινε,
όσο χρειάζεται για να ειπωθεί ένα αντίο.
Υπέροχο μνημείο.
Διάχυτος σαν μυρουδιά,
απροσδιόριστος σαν το άπειρο,
βλέμμα σάμπως σ’ ατέλειωτη νύχτα.
Μπροστά μας ένα σταχτοδοχείο
όπου τινάζαμε μια τεφρωμένη ολοκλήρωση.
Το ρολόγι του σχεδίαζε με το χρόνο
κάποιο ξεκίνημα πικρό.
Και τότε εγώ
σήκωνα το ποτήρι
και πίναμε μαζί κάποιο σαλπάρισμα
ανάκατο με μια σιγή.
Στο χωρισμό μήτε αντίο
μήτε φιλί.
Από τη συλλογή Έρεβος (1956)

Nostalgia

Ancora lo ricordo.
Molto strano,
perché come nube di primavera rimase
quanto basta per dire l’addio.
Monumento meraviglioso.
Pervasivo come l’odore,
indefinibile come l’infinito,
sguardo rivolto a una notte senza fine.

Davanti a noi un posacenere
dove scuotevamo il compimento incenerito.
Il suo orologio segnava il tempo
di un certo inizio amaro.
E allora io sollevai il bicchiere
e bevemmo insieme alla partenza
mescolata al silenzio.

Alla separazione nessun addio
nessun bacio.

***

Miltos Sachtouris – Μίλτος Σαχτούρης (1919-2005)

Η νοσταλγία γυρίζει

Η γυναίκα γδύθηκε και ξάπλωσε στο κρεβάτι

ένα φιλί ανοιγόκλεινε πάνω στο πάτωμα
οι άγριες μορφές με τα μαχαίρια αρχίσαν να ξεπροβάλλουν στο ταβάνι

στον τοίχο κρεμασμένο ένα πουλί πνίγηκε κι έσβησε

ένα κερί έγειρε κι έπεσε απ’ το καντηλέρι
έξω ακούγονταν κλάματα και ποδοβολητά

Άνοιξαν τα παράθυρα μπήκε ένα χέρι
έπειτα μπήκε το φεγγάρι
αγκάλιασε τη γυναίκα και κοιμήθηκαν μαζί

Όλο το βράδυ ακουγόταν μια φωνή:

Οι μέρες περνούν
το χιόνι μένει

La nostalgia ritorna

La donna si spogliò e si sdraiò sul letto

Un bacio sul pavimento apriva e chiudeva
le paurose figure con i coltelli iniziarono ad apparire sul soffitto

sul muro appeso un uccello soffocò e si spense

una candela si piegò e cadde sul pavimento
da fuori si sentivano pianti e forte calpestio.

Aprirono le finestre entrò una mano
dopodiché entrò la luna
abbracciò la donna e dormirono insieme

Per tutta la notte si sentiva una voce:

I giorni passano
la neve resta

***

Efi Elianu – Έφη Αιλιανού (1924-1993)

(…)
Άδικα πήγαν οι σπονδές
στον τάφο των νεκρών μας.
Τη γλώσσα τους δεν έλυσαν
κι ούτε κανένα στείλαν μήνυμα.
«Στο φως συνέχεια να βαδίζεις»
ήταν το μόνο που είπαν
αυτοί που ’ναι για πάντα
στο σκοτάδι ποντισμένοι.

(…)
Inutili sono state le libagioni
sulla tomba dei nostri morti.
Non hanno sciolto la loro lingua
né hanno inviato alcun messaggio.
“Cammina di continuo nella luce”
era tutto quello che dissero
coloro che stanno per sempre
immersi nel buio.

***

Titos Patrikios – Τίτος Πατρίκιος (1928)

Τελευταίο Φως

Πώς θα φύγεις μέσα στην τρελαμένη νύχτα;
Ένα χέρι σφίγγει σα λεπίδα το τελευταίο φως.
Πώς θ’ αντικρίσεις το χειμώνα
με λίγες μέρες περσινού καλοκαιριού;
Υπάρχει ένα νεκρός σ’ όλο το μάκρος των ματιών
υπάρχει ένας νεκρός αβόλευτος στα ρούχα σου.
Πρωί -πρωί οι οδοκαθαριστές βουλώνουν με κουρέλια
τις τρύπες που ανοίξαν τα φιλιά.

L’ultima luce

Come farai ad andartene nella notte folle?
Una mano afferra come lama l’ultima luce.
Come affronterai l’inverno
con i pochi giorni della scorsa estate?
C’è un cadavere lungo gli occhi
c’è un morto che sta scomodo nei tuoi vestiti.
All’alba gli spazzini intasano di stracci
i buchi che aprirono i baci.

***

Alexandra Galanou – Αλεξάνδρα Γαλανού (1949)

Αρτέμιδος, 39

Στην άκρη του δρόμου
στέκει ένα σπίτι.
Φορούσε φράκο κάποτε
με λουστρινένια παπούτσια
άλλης εποχής.
Τώρα ρακένδυτο
κοιμάται συντροφιά
με τους αντίλαλους ζωής
που το προσπέρασε
αφήνοντας αποτυπώματα
ήλιου στα χαλιά.
Στα μισοφαγωμένα του παράθυρα
σφηνόθηκαν κόγχες ψιθύρων,
μυστικών εκμυστηρεύσεων
συγχορδίες.
Κάποια υπολείμματα ποιημάτων
κρέμονται από κουρτίνες κουρελούδες.
Καμιά φορά ακούγονται
τα φτερουγίσματα
αγγέλων χωρίς μάτια
να κτυπούν
στους τοίχους
και τα έπιπλα.
Τα βράδια
την ώρα που η γυναίκα κάθεται
στη βορειοανατολική βεράντα
και νανουρίζει ενοχές της νιότης
που δεν έζησε,
μέσα στη σιωπή
της εγκατάλειψης
απλώνεται αδιόρατη μια μυρωδιά
από ρόδα του κήπου
που επιμένουν.

Via Artemide,39

Alla fine della strada
si alza una casa.
Un tempo portava il frak
con scarpe lucide
d’altri tempi.
Ora vestita di stracci
dorme in compagnia
dell’eco della vita
che l’ha sorpassata
lasciando le impronte del sole sui tappeti.
Ai brandelli delle sue finestre
si insinuarono schegge di bisbigli,
accordi
di segrete rivelazioni.
Certi resti di poesia
restano appesi dalle tende lise.
Certe volte si sentono
le ali
di angeli privi di occhi
battere sui muri
e sui mobili.
Le sere
quando la donna si siede
alla veranda a nord est
e canticchia le colpe della gioventù
che non ha potuto vivere
nel silenzio
dell’abbandono
si allarga invisibile il profumo
dalle rose del giardino
che ancora insistono.

***

Klairi Aggelidou – Κλαίρη Αγγελίδου (1931-2021)

Στερνός λόγος

Φύλαξε το κλειδί. Είναι του σπιτιού.
Όταν θα πας, ν’ ανοίξεις.
Σε τόπο φύλαξέ το σίγουρο
και κάπου- κάπου να το καθαρίζεις.
Δεν πρέπει να σκουριάσει.
Να’ ναι έτοιμο, μόλις σας πούνε
να γυρίσετε…
Έχω κλειδώσει δυο φορές την ξώπορτα.
Πρέπει να την τραβήξεις προς τα έξω,
μην ξεχάσεις…
Εγώ δε θα γυρίσω, όπως το λογάριαζα.
Εσύ θα πας.
Θα ξαναδείς το περιβόλι και την καρυδιά
που φύτεψα…
Πρόσεχε το κλειδί.
Η αυλή μας θα μοσκομυρίζει
γιασεμιά.
Το κλήμα θα’ χει σίγουρα καρπό…
Μόνο που χρόνια τώρα έμεινε ακλάδευτο.
Όταν θα πας, να φέρεις το Μηνά να το κλαδέψει.
Και μην ξεχάσεις τα βασιλικιά στη γλάστρα.
Θα’ ναι όμορφα, Χαρά Θεού, μες στην αυλή μας.
Μην κλαις.
Μονάχα το κλειδί να το φυλάξεις καλά.
Ξέρεις τι δυσκολία θα’ χεις, αν το χάσεις;
Πού να’ βρεις μάστορη να σου αλλάξει κλειδαριά,
όταν στην Πόλη θα γυρίσεις.

Le ultime parole
Nascondi la chiave. E’ della casa.
Per quando andrai, ad aprirla.
Nascondila in posto sicuro
e ogni tanto lucidala.
Non deve prendere la ruggine.
Per essere pronta, appena vi diranno
che potete tornare…
Ho chiuso il portone con doppia mandata.
Devi tirarla verso fuori,
non dimenticarlo…
Io non ritornerò, come calcolavo.
Tu andrai.
Rivedrai l’orto e il noce
che avevo piantato…
Occhio alla chiave.
Il nostro cortile profumerà
di gelsomino.
La pergola sicuramente avrà l’uva…
Solo che non è stata potata da anni.
Quando andrai, porta con te Minà a potarla.
E non dimenticare il basilico nel vaso.
Sarà così bello, grazia divina, il nostro cortile.
Non piangere.
Solo stai attento alla chiave, nascondila bene.
Pensa a quanto sarà difficile, se la perdessi?
Dove potrai trovare un mastro per cambiare la serratura,
quando tornerai alla Città.

***

Efi Kalogeropoulou – Έφη Καλογεροπούλου (1963)

ΓΗΤΕΥΤΕΣ
Κι αφού σ’ αγαπώ οφείλω να είμαι κάτι περισσότερο
από σπασμένος καθρέφτης
ναι από απελπισία γίνονται τα θαύματα
και πίστη
γι’ αυτό κρεμασμένοι στη δική μας κόλαση
υπέροχα πλανημένοι
θα μεταμορφώσουμε το βαθύ της νύχτας φως
σε άσπρο λευκό χιόνι ελαφρύ
γητευτές πουλιών διάφανοι
θα ονειρευτούμε πως ονειρευόμαστε ακόμη
γιατί το θαύμα έχει μια μοίρα μυστική
και το συνήθειο να μυρίζει πάντοτε
θάλασσα ανάσταση κι αγάπη

Incantatori

E siccome io ti amo dovrei essere qualcosa di più
di uno specchio rotto
certo i miracoli si compiono per disperazione
e per fede,
così appesi nel nostro inferno
stupendamente ingannati
trasformeremo la luce profonda della notte
in leggera neve bianca
incantatori invisibili d’uccelli
sogneremo come se ancora sognassimo
perché il miracolo ha un destino segreto
e ha l’abitudine di annusare sempre
il mare la risurrezione e l’amore

 

Miltos Sachtouris – Μίλτος Σαχτούρης (1919-2005) La sua è una poesia che si sviluppa nell’ambito della corrente surrealista e simbolista greca, anche se poi assume una connotazione che l’avvicina maggiormente all’espressionismo, attraverso l’uso di simboli e immagini angosciose. Poeta appartato, la sua opera riecheggia dell’ansia di un’intera epoca. Le sue opere sono state tradotte in francese, inglese, italiano, tedesco, polacco e bulgaro. Diversi compositori greci hanno messo in musica molte delle sue poesie. E’ stato insignito del Primo Premio Nazionale di Poesia greca per l’anno 1987.

Kiki Dimoulà– Κική Δημουλά (1931-2020) è considerata la maggiore poetessa greca contemporanea. La memoria e la nostalgia sono i due grandi assi intorno ai quali ruota il suo mondo poetico, in cui l’inesorabile trascorrere del tempo diventa la misura del vuoto che circonda l’esistenza degli uomini. Ha pubblicato una decina di raccolte di versi, tra le quali «Buio» (1956), «In contumacia» (1958), «Sulle orme» (1963), «Il poco del mondo» (1971), «Il mio ultimo corpo» (1981), «Addio mai» (1988, Premio nazionale di poesia greca) e «Per un attimo insieme» (1998). Con la raccolta «L’adolescenza dell’oblio» 1994  (pubblicata in italiano da Crocetti nel 2007) ha vinto il Premio dell’Accademia di Atene.

Efi Elianu – Έφη Αιλιανού (1924-1993) è nata nel Peloponneso. Ha studiato alla Facoltà di Filologia dell’Università di Atene, ai Corsi Speciali dell’Istituto Francese di Atene e al Conservatorio Nazionale (diploma in violino). Dal 1948 al 1986 è stata membro dell’Orchestra Sinfonica della Radio e professoressa al Conservatorio di Atene. Ha pubblicato la sua prima antologia letteraria nel 1952 con il titolo «Canzoni del Capitano nero» e di «Iliogennitis» (Nata dal sole). Ha ricevuto il primo premio dell’Accademia Atenese (1990).

Titos Patrikios – Τίτος Πατρίκιος (1928) Poeta, scrittore e giornalista greco, concepisce la sua poesia come testimonianza e rimedio all’oblio, affinché non si taccia la barbarie vissuta durante la guerra civile greca, e più in generale lo strazio di un popolo e del mondo intero. La parola poetica per lui è testimonianza storica, senza troppi lirismi, senza colori. Il suo verso spesso colloquiale e senza simbolismi, si carica di una potente forza espressiva. Tra le sue raccolte: La Porta dei Leoni (2002), La resistenza dei fatti (Crocetti 2007), Amore che scioglie le membra (2008) e la più recente raccolta di riflessioni La tentazione della nostalgia. Appunti di quotidianità (Torri del Vento 2018, traduzione di Vincenzo Rotolo).

Klairi Aggelidou – Κλαίρη Αγγελίδου (1931-2021)
Nata a Famagusta (ora occupata dall’esercito turco) ha studiato letteratura greca all’Università Nazionale di Atene. Fu impegnata tanto alla poesia quando alla politica. La sua opera letteraria è ampia, e forte fu il legame con la propria terra. Ha pubblicato raccolte di poesie e i suoi articoli sono stati pubblicati sulla stampa greca e cipriota. Inoltre, le sue poesie sono state tradotte e antologizzate in antologie di vari paesi.

Alexandra Galanou – Αλεξάνδρα Γαλανού (1949)
È nata a Larnaca, Cipro, e vive e opera a Nicosia. Ha studiato Scienze sociali a New York. Ha scritto quattro libri di poesia e collabora con diverse riviste a Cipro e in Grecia. Si concentra su temi come l’attivazione della memoria erotica, il deterioramento del corpo, il declino delle relazioni interpersonali, le pieghe interiori. L’antologia I conquilini dell’orizzonte è stato tradotto in francese col titolo Cohabitants de l’horizon (Editions Praxandre – Institut d’Etudes). In Italia è stato pubblicato Visitatore d’un giorno, ed La Ziza. Poesie scelte da V.Rotolo.

Efi Kalogeropoulou – Έφη Καλογεροπούλου (1963)
Nata ad Atene si è laureata in Studi Teatrali della Scuola di Filosofia all’Università di Atene. Insegna nelle Scuole di secondo grado. Ha pubblicato sei libri di poesie. Le sue poesie e recensioni teatrali sono state pubblicate su riviste cartacee e online e sono state tradotte in inglese, spagnolo e italiano.

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