da Anticamera del fuoco (Fallone Editore 2021)


1.

Da chiodi il parapetto
cuspida l’edera e l’avalla [canzoni in rifrangenza
stanno
a spartito ridosso dei muri

il tuo occhio slingua uno jota di sassi
per lungo tutta la piana
si assale
di menta e di sangue
[anche la ruota delle vesti nere
scucita scompare nel sole

Sei ricordo la viscida serpe
la fuga
quest’era che si rapiva perdendosi nel vuoto.



2.
Mio padre è morto in una preghiera di steli
e di cornici rosse
recitando un’anticamera di fuochi
tra canzoni anni trenta e antichi rosari
e una banda di trombe
con uomini senza gambe

tornava da una guerra comune
[l’avallo delle fosse
ricama ancora cattedrali monumentali
derelitte di sperma e di fumo
se fiulius passa tra gli avverbi suppletivi
di queste mura circondariali
dove un coriandolo come un fantasma
gli presta un corpo mercantile.

Dice amen e l’aria è gravida adesso
munta in ogni spigolo di piazza
acuta lo trattiene in fiato sparuta suonando
ogni vertebra scalcinata sulle pietre.


Giacomo Cucugliato (1994), laureato in Lettere Classiche, svolge ora il dottorato di ricerca in Italianistica presso Sorbonne Paris IV. Si occupa prevalentemente dei rapporti tra la letteratura italiana ottocentesca e l’esoterismo coevo. Per Fallone Editore ha già pubblicato due suoi testi poetici in Come una mezzaluna nel sole di maggio (2017).

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