Dalla prefazione di Maria Borio

Credo che La Placa, con il suo Diktionarium, cerchi una risposta. La voce latina del titolo (dictionarium), declinata con la variante fonetica della lettera – k al posto di c – mette subito davanti a un intento normativo. Il libro parte dalla lingua per offrire una rappresentazione del suo spettro attuale. Le quattro sezioni compongono una specie di struttura genealogica, come un albero di famiglia per i focus linguistici che il nostro modo di esprimerci – soprattutto della generazione giovane, coetanea all’autrice – sta attraversando. Il plurilinguismo di una popolazione sempre connessa, che vive nel digitale e si sta affacciando alla ‘realtà aumentata’, è scandito nella prima sezione, Dizionarietto, dove la mescolanza tra le lingue segue un andamento alfabetico. anche autrici come la danese Inger Christensen, con Alphabet, e Antonella Anedda, con Il catalogo della gioia, avevano trovato una struttura alfabetica per la forma dei loro libri. In questo caso, però, l’uso della nomenclatura secondo l’ordine alfabetico rimanda a un processo random che, a partire dalle iniziali di parole diverse in lingue diverse raffigura un campo linguistico trasversale. il mondo delle lingue è una galassia in espansione: si plasma e riplasma continuamente. Le tessere linguistiche sono scaglioni vertiginosi di una pioggia di lettere e dati molto rapidi, come dentro un processore neuronale.

Da Diktionarium (Samuele Editore 2023)

‘Αρρεπτολεπτόπνευστος

L’hangar delicato di rime
sta bene con la stagnola di un panino con lo stracchino,
entrambi qui accartocciati come un nulla
buttato per strada.
mi dico che dovrei fare la raccolta differenziata.

 

Hiraeth

Oggi un pezzetto di cielo si svela,
lascia lo spazio che
trova poi si dimena anzi domanda come a dirci:
‘io proprio qui sopra’.
sta guardando le gatte, i portici, i fiori
ora le gambe i vortici i nodi.
sa di mani nelle tasche e le braccia sono
piccolissime a tenere il tempo che fermi il tempo.
Lo scollo a barca, lei tutta presenza
anche col viso grigio fuma,
se va bene.
sa due tre volte il motto di bambina,
la cantilena:
hiraeth, per tutto ciò che non è più tornato.

 

Luctatio

Certo, qui il caldo,
ma tu non ricordi Milano che africava nella stanza
e ti dava pugni sulla testa – sine adversario nulla luctatio est.
un nemico ogni giorno diverso.
Era avere cagionevolezza mentre sillabavi
o sbavavi –

 

Cirasa

Sono arrivati a disturbaci il sonno – parlava di zanzare.
Sono cose da grandi – tempesatava.
in estate la città diventa una caramella, si tumefaceva
e mi si schiariva lenta.
Un anno di disfacimenti o accorgimenti.
Mia nonna si catapulta al frigo, mi dice:
I cirasa su troppu duci, stu annu.
Mi fermo, analizzo bene, come in latino:
si scompagina la vocale breve e si torna al verbo.
Le cose poi erano quelle che sono:
1°. il latte per merenda
2°. la padronanza dei miei spazi.

 

Giorgia La Placa è nata a Palermo il 02/02/1996. Si è laureata a Bologna in Archeologia ed è una insegnante di lettere. Nel 2019 è uscito il suo primo libro Il punto morto del mondo (LietoColle) e diverse sue poesie sono apparse in riviste come Inverso – rivista di poesia, PoetarumSilva, MediumPoesia, Poesiadelnostrotempo. Collabora attivamente con lo Spazio Letterario di Bologna ed è curatrice della rassegna di poesia Old/Young.

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