Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi dei poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese.

Nikko Nikiri esplora l’immaginario nipponico di anime e manga, ma attraverso versi molto occidentali. Il contrasto tra contenuto e forma è gradevolmente straniante, sembra presuppore un’ironia verso questa e quello e quindi un’equidistanza e un’ambivalente passione per la versificazione petrarchesca e per i personaggi dei videogiochi e dei cartoni. L’esempio più lampante è un sonetto che pare scritto da Aldo Nove, per il gusto delle rime e per i lievi poeticismi (“assai”, “vane”, “strugge”).

HADOUKEN

Voglio un amore come Ranma e Akane,
Cerco un amico come Ken o Ryu:
Adesso sento che non riesco più
A sopportare relazioni vane…

Gli spettri comparivano in tivù,
Portavano da terre assai lontane
Un verbo: ne erano le icone strane,
Ma tali da adombrare la virtù.

Un bacio dato infine sullo Scotch,
Un volteggiare, lento, con le braccia,
Per concentrarsi e poi gridare: Hadou!…

Tornando a casa lungo questa traccia,
Il bene dice meno sì che no:
È stare nell’assenza, pur se spiaccia.

Andrea Loliva è poeta di tante e parole e lunghi discorsi: al fascino di un aggettivo rivelatore preferisce la progressione della frase che descrive e ragiona. Lo svantaggio è che il respiro s’incaglia, il vantaggio è l’originalità che non è costretta dai vincoli del bel suono. Questo gli permette di portare in scena elementi decorativi dell’architettura degli anni Sessanta come strutture del neolitico (il cerchio di Goseck). La luce appare come antagonista dell’ombra, dono degli astri, significato interiore. Dice di non essere “capace di descrivere la nebbia”, ma tutto il resto sì.

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avrei voluto dire una cosa che si sgretola
come l’ombra sul muro di calce grossa
tra le colonne delle villette tirate su nel boom economico
tra le verande dove ancora si fantasticava
sul fatto che io potessi o meno nascere
e cosa avrei fatto considerata la premessa

e invece tutt’uno
nella notte scura d’inverno, la più limpida
senza forme di stelle, con il suono incollato alla terra
senza luci a pontificare limitate zone oscure
attendo in silenzio di sentire la tua voce
nel vento libero
che corre il campo
di fronte la mia casa liscia di ora.

Come poesia del mese l’haiku ungarettiano di John Martone, per come silenzio e dialetto sono accostati al centro, quasi a influenzarsi reciprocamente – il dialetto che vira verso l’estinzione o il silenzio che è il modo più diretto di parlare? – il fumo della prima strofa e la neve della terza che si strutturano come l’iconografia di un ideogramma, verticale il primo e orizzontale la seconda.

i nastri di fumo
salgono a spirali
dai comignoli

nel silenzio
un dialetto

interiore si sperde
sopra le campagne
imbiancate dalla neve

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato quattro libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (OMP 2008), Parole incrociate (Tracce 2008), Ostello della gioventù bruciata (Miraggi 2015) e Nature morte e vanità (Vydia 2020). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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