Che ragazzo oscuro deve essere stato Vladislav Chodasevič, lui, il poeta russo le cui liriche inaugurano la nuova collana ‘Capoversi’ di Bompiani, con l’antologia Non è tempo di essere.

Dicono uomo freddo e cinico. Un autentico, vissuto nei legami cedevoli del suo corpo troppo affrettato al disfacimento. Una tubercolosi ossea e la costrizione del busto. I tormenti psichici e i cronici problemi a fegato e stomaco, mutati nella sofferenza del tumore che lo porterà a morire, nel 1939. Che ragazzo allucinato dalla vita, Chodasevič. Che coraggio essere cantore dei poeti schiacciati sotto l’alba Rossa della rivoluzione; quando, nell’inverno, davano alle fiamme i manoscritti di poesie che proibito era persino sussurrare. Scaldandosi, così, per far tardare la morte.

La morte apre il corpo a Chodasevič fin dalla vita. Lui, il ragazzo-pietra, attende e la domina ma paga un prezzo di carne tra percorsi di dolore e allucinazioni. Per la via del grano e La pesante Lira sono raccolte di liriche scritte tra i luoghi dell’insonnia e le febbri: in esse, desidera che l’anima fugga dall’ardere del corpo verso un mondo dove possa, infine, posare la sua forma su una tiepida luce. No. Il verticale levarsi non regge e il tempo della vita lo rivuole, sgomento, a girovagare per La Notte Europea, descritta durante la sua vita di sradicato dalla matrigna Russia.

Dal 1927, quasi nemmeno più un verso scrive, Chodasevičemigrato, solo un volume di ritratti, Necropoli: il luogo assetato di eternità che imprigiona le voci di poeti e letterati russi suoi contemporanei, e ne attende i corpi. Lui li racconta per come erano, visionari e vivi. Mentre, di sè stesso, disse: “[…] feci la mia apparizione in poesia nel momento in cui […] non era arrivato il tempo del rinnovamento”.

No, non era tempo per essere, Chodasevič.

 

BIBLIO e SITOGRAFIA.

 

da Non è tempo di essere (Bompiani 2019)

 

Per la via del grano (da Per la via del grano, 1920)

Va il seminatore per i solchi regolari.
Dell’avo e del padre segue la stessa via.

Brilla d’oro nel suo palmo il chicco di grano
nella terra nera destinato a cadere.

E là dove cieco il verme si apre il cammino,
in un tempo segreto morrà per germogliare.

Così va la mia anima per la via del grano:
scesa nel buio morrà – per rivivere ancora.

Tu pure, mia terra, e tu con lei, suo popolo,
traversando questo anno morrete a nuova vita, –

poiché una sola saggezza ci fu data:
tutto il vivente vada per la via del grano.

23 dicembre 1917

 

Eppure succede così: (da La pesante Lira, 1922)

Eppure succede così:
di notte, appena balenano i sogni –
il cuore è come cadesse d’un tratto
chissà dove dall’alto.

E io sono nel letto! Solo
il cuore batte irregolare.
Nella penombra dal comodino
guarda ottuso il quadrante dell’ora.

E il senso della ripidezza
ancora ti fa tutta trepidare,
mia lieve, mia cara
anima che precipita!

25 settembre 1920

 

Berlinese (da La Notte Europea, 1927)

E allora? Per i brividi e l’infreddatura
un grogbollente o del cognac.
Qui c’è musica, acciottolìo,
e una penombra violacea.

Laggiù, dietro la spessa mole
di un vetro lucidato,
come in un cupo acquario,
in un acquario turchino –

tramvai dai-mille-occhi
sgusciano fra tigli subacquei,
come elettrici sciami
di pigri pesci fluorescenti.

E là, scivolando in una putrida notte,
sullo spessore di un vetro estraneo
ai finestrini dei vagoni si riflette
la superficie del mio tavolino –

penetrando così in una vita altra,
di colpo con disgusto riconosco
mozzata, non più viva,
la mia testa notturna.

14-24 settembre 1922, Berlino

 

Vladislav Felicianovič Chodasevič nacque a Mosca il 16 maggio 1886 da padre polacco e madre nobile, di origine ebraica. Interruppe gli studi universitari dopo aver compreso la sua passione per la poesia ed esordì con la pubblicazioni di alcune liriche su riviste simboliste. Abbandonò la Russia nel 1922 per trasferirsi a Sorrento nell’abitazione dell’amico Maksim Gor’kij dove compose l’antologia lirica metafisica Tjažëlaja Lira (La Lira Pesante). Negli anni seguenti soggiornò a Berlino e Parigi e, dopo La Lira Pesante e Per le vie del grano, nel 1927 pubblicò una delle sue ultime raccolte di poesie, Evropejskaja noč (Notte europea). Fino agli ultimi giorni di vita scrisse nella rivista Vozroždenie (La rinascita) e tutti i suoi più importanti articoli vennero poi raccolti nel 1939 all’interno del volume Nekropol’ (Necropoli). Morì esule a Parigi, il 14 giugno 1939.

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