Ne L’inverso ritrovato (LietoColle 2003) Mary Barbara Tolusso pare trovare il filo dell’esistenza perdendosi volutamente. Le sue guide (una sorta di faro interiore), l’arte poetica in quanto tale e la scrittura di Proust, paiono essere l’unico orizzonte a cui far ritornare lo sguardo tra le mille incongruenze e sfaccettature del quotidiano (come ha affermato lei stessa nell’intervista di Alessio Brandolini nel secondo numero della rivista online Fili D’aquilone di aprile/giugno 2006 in www.filidaquilone.it). Non c’è amore che tenga, né opinione altrui che valga una rinuncia, nella logica poetica di Barbara Tolusso; mancano risposte e traspare una scarsa fiducia nelle relazioni umane. Tutto, nell’ironia della sorte che allo stesso tempo affligge e diverte Tolusso, diventa manifesto, chiaro, esplicito e tende verso una realtà interiore che si affaccia alla realtà delle cose solo nella misura in cui ci si astiene da ogni giudizio critico sulla sostanza delle esperienze umane, sulla cognizione del tempo e sui segnali che lanciano gli oggetti, quando vengono riempiti di ricordi.
Nelle diverse sezioni della raccolta edita da LietoColle nel 2003, tra le quali troviamo Guermantes e Sodoma e Gomorra, ogni supposizione, ricerca, spiegazione, pare sfuggire in una direzione qualsiasi, coerentemente con il punto di vista di chi scrive, perennemente in cerca di afferrare qualcosa in chiave ironica; nel momento in cui viene raggiunta una sorta di verità e preso d’assalto il vivere quotidiano, ecco che questo cade in un vuoto di sostanza dal quale non riesce più ad emergere, a respirare. In un certo senso, infatti, la poesia di Tolusso ha a che fare con l’ossessione, l’eterno ritorno, la ripetizione forzata, non solo di luoghi e persone, ma anche di parole, gesti e situazioni. Dietro questa costruzione, a tratti un po’ ridondante e autoreferenziale, traspare il forte desiderio di sovrastare la vita con una visuale dall’alto che però non giunge mai, si perde tra istinti e delusioni. Verrebbe da pensare che sono proprio questi ultimi a portare, nella loro essenza, l’idea di smarrimento e inafferrabilità, poiché nella misura in cui li si vive, scompaiono senza lasciare spiegazioni né giustificazioni. Questo l’autrice lo sa bene, come quando leggiamo: «tanto vale mettersi in pigiama / stendersi a letto, guardare una partita, / tirare su la logica della vita», a prova che la poeta vincitrice del Premio Pasolini nel 2004 e del premio Fogazzaro nel 2012, affronta il reale proprio sotto la spinta di ciò che non torna, di ciò che nel dolore si trasforma in qualcos’altro. La sua poesia sembra una poesia dell’inadeguatezza che ritrova la sua forza nei momenti di rarefatta distensione, come in Albertine Scomparsa, che conduce alla  chiusura della raccolta, insieme a Esame di coscienza, Deliviziosa e Edi-Pop, muovendosi tra sensualità e eros sofferto nella misura in cui incontra l’incomprensione, la mancanza. Qui Tolusso ri-trova la luce, la strada che inizialmente voleva percorrere ovvero quella della scrittura in versi, chiedendosi, nella lirica intitolata Esame di coscienza «in una situazione come questa, / che senso abbia scrivere poesie».

 

da L’inverso ritrovato (LietoColle 2003)

 

Trieste by day con sole di cotone

Passo di stanza in stanza
chiedendomi dove sono finiti
gli slip dell’anno scorso.
Mangio uno yogurt mentre alla radio
danno l’ouverture di Bach.
Tutti sappiamo più di quello che fingiamo di sapere
e vorremo vivere a Malibu con il culo al caldo.
Per ora ascolto un’orchestra sinfonica
che è più di quanto si possa sperare,
intanto gli slip non si trovano.
Nel giardino di fronte
la famiglia cuore
cerca i pezzi della piscina smontabile
e accende il barbecue per riempire il cielo di maiale arrosto.
Anche loro non trovano qualcosa ma hanno
tutte le mutande al loro posto.
È un quadro orribile
ma è una storia bellissima.

 

TEMPISMO ESISTENZIALE

in fondo è tutto qui
continuare a morire
mentre si vive all’insù di queste
cosce sollevate
continuare a vivere
mentre si guarda all’ingiù questa
poltiglia infilata da un ditale.
cader di bocca, sbattere le ali
su questa carne che pare incisa a metà
che inganna il tempo
fino a diventare identità.

 

ESAME DI COSCIENZA

al signor P.

molte cose sono davvero stupide
per esempio quando ti incontro per caso
sentire le palpitazioni come fosse la prima volta
e anche baciare i tuoi pullover,
dopo tutti questi anni,
non è una cosa proprio seria.
sarebbe molto più semplice
non averti incontrato,
quindi cambio prospettiva e ti osservo
dal bordo del desiderio e
dal bavero del disappunto,
ma la situazione non cambia.
c’è da chiedersi,
in una situazione come questa,
che senso abbia scrivere poesie.

 

dalla sezione Edi-Pop

II

sotto le coperte sentivo il tuo respiro affaticato.
poi sognavo di addormentarmi
e svegliarmi al tuo fianco.
a volte penso che l’amore assomiglia a quelle cose
che deve assomigliare a qualcosa che muore.

 

Mary Barbara Tolusso (nata nel 1966 a Pordenone) lavora a Milano come giornalista. Ha pubblicato i volumi di poesia Cattive Maniere (Campanotto 2000), L’inverso ritrovato (LietoColle 2003), Il freddo e il crudele (Stampa 2012). È redattrice del Nuovo Quadernario di Poesia diretto da Maurizio Cucchi. Ha vinto il Premio Pasolini (2004) e il Premio Fogazzaro (2012). Dirige la rivista Almanacco del ramo d’oro (Il ramo d’oro, Trieste) e collabora alla nuova edizione dell’Almanacco dello Specchio (Mondadori 2005).

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