Nella foto: Matilda Randighieri

È uscito, poco più di un anno fa,  per i tipi di Incontri Editrice, il libro d’esordio della poetessa Matilda Randighieri, Poesie per pettirossi e altre creature minute (2021). La curiosità, davanti a un libro di poesia, è sempre divorante. Ancor di più quando si è davanti a un libro d’esordio, in cui ci si aspetta di trovare un ecosistema ben definito, ricco di spunti e nuove angolazioni. In questo senso, i pettirossi e le creature minute della Randighieri sollevano un nutrito elenco di punti di riflessione: si tratta, in sostanza, di un ottimo punto di partenza. Randighieri si muove attorno a casa: da lì incomincia il suo percorso poetico, dal tracciato delle mura, delle finestre, dei giardini. Il titolo stesso alluderebbe a un incontro avuto con un pettirosso che, nei mesi pandemici, soleva bussare alla sua finestra. E che, mesi dopo, mutatis mutandis, si sarebbe ripresentato a un’altra finestra, in un’altra casa, a scandire il tempo e la scrittura in stagioni, in cicli, in ritorni. Quasi un’investitura mitico-allegorica, che ha assicurato la Randighieri sulla strada già pascoliana delle humiles myricae: il suo sguardo, nient’affatto disincantato, sulle cose del mondo, parte dal basso («sarò così, un pettirosso claudicante») e fa delle «creature minute» le protagoniste di uno scenario ora desolante, ora confortante, in cui rimane viva la tensione insieme etica e metafisica della lotta tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra il provvidenziale e il casuale. Ma Poesie per pettirossi non è solo questo, è anche un libro che tratta, senza schemi retorici, della sensibilità umana: le fragilità dell’uomo sono dipinte dalla Randighieri a partire da tic psicologici («Invocavi lo strappo del cielo / di carta») o da considerazioni di tipo corporeo, che vogliono restituire l’idea di un peso (i due «pesetti al margine» delle labbra, la ricerca di un «fiume /tiepido morbido scuro / dove poter non pesare», la grazia che sta nel «portare il peso / del fardello altrui / senza trasfigurarlo», etc.), talvolta mediate da altre voci della letteratura (su tutti, l’amatissimo Rilke, esplicitamente evocato in Esercizio su Rilke). Inoltre, a partire dalla terza sezione (Il giardino delle tenerezze), tale riflessione s’intreccia a motivi naturali: si moltiplicano gli animali, si osserva il cielo, che è visto come un abisso al contrario, si spalancano le porte del giardino – che altro non è se non un luogo dell’anima dell’io poetico – e incominciamo così a intravedere, nella raccolta, alcuni motivi essenziali per quest’epoca: la natura, il ritmo che essa contiene, la sfuggevolezza delle cose. E poi c’è l’amore, accomunato, nella sezione ad esso dedicata, ad «altri animali». L’amore è, per Randighieri, una forza enorme, non necessariamente distruttiva, ma fatta comunque d’impulsi e di ragioni imprevedibili. L’amore diviene strumento capace anche di invertire i ruoli («Io sto a te / come un falco / a un pettirosso. / Ma io non ti divorerò»). E la sua forza travolge ancora di più nella sua incontrollabilità: l’amore è una cosa che «capita», senza poterla prevedere, né preavvertire, preannunciare. Gli animali, la natura, l’amore, la fragilità umana. Randighieri si assesta su queste prospettive, e lo fa con consapevolezza letteraria (oltre a Rilke, ci sono tracce di Pascoli, Eliot, Dickinson) e un ottimo uso della lingua, variegata e puntuale, tratta dal quotidiano, eppure capace, qua e là, di rarefarsi in accostamenti analogici del tutto originali (specie negli Esercizi rilkiani). La poesia si situa allora in una posizione privilegiata, sottraendosi «al rischio dell’incomunicabilità»: leggendo una poesia «si arriva a un punto in cui si va oltre […] e si comincia a ricevere per intuizione». Ma non è tutto qui. Il volumetto della Randighieri è infatti impreziosito da una sezione di testi tradotti in lingua inglese: la poetessa vive stabilmente in Germania, a Heidelberg, dove studia medicina, e una sezione di testi tradotti sembra imprescindibile, se vuole farsi leggere anche da amici e colleghi (e non solo), all’estero. La traduzione è stata da lei stessa condotta, con l’aiuto di due professoresse liceali (Caterina Cantafi e Paula Grisdale). Un interessante caso di auto-traduzione, che non fa che scavare ancora di più nel linguaggio e nelle forme del testo poetico. Inoltre, alcune poesie sono affiancate da affascinanti illustrazioni a opera di Rocio Naval e Nicoletta Giuliani Canizales, che non solo accompagnano i testi, ma in qualche modo li completano, nell’ottica di una poesia che interagisce con altre forme d’arte e contesti che vanno al di fuori dei confini del libro cartaceo. Per un’idea di poesia che, lontana dai polverosi scaffali di un’astratta quanto idealizzata biblioteca, incontra il reale e con esso reagisce, a tutti i suoi livelli, pur assestandosi a un livello di media letterarietà.

Da Poesie per pettirossi e altre creature minute  (Incontri Editrice 2021)

Invocavi lo strappo del cielo
di carta.
Fosse anche stato assordante
almeno avresti vinto il velo.
Il tuo sguardo chiedeva a gran voce
un fine o una causa.
La tensione reca il tuo nome:
è tua la ricerca disperata,
puntare il dito,
tua la consapevolezza
e nel buio il ricordo più vivo
che ho di te è un cosmico
tremare.

*

Quindi bisogna abbandonare la parola.
Che debba spezzarsi il verbo
per tornare completo?
Attenderò l’apocalisse
il ribaltarsi della semantica;
verrà persa ogni lettera
affinché sia vinto il senso.
Di notte temo l’afasia
altre volte credo che imparare
a dire senza più nominare sia
la salvezza ultima.

*

Conto spesso le mie colpe
un rituale che comincia
con l’attesa della punizione.
Ma c’è qualcosa che non torna
una morale da estirpare.
Senza legge
non vi è trasgressione.
È per fede allora che
preparo il mio peccato
affinché vi sia nido
per tutta la progenie.

*

Andrea e Arno, giugno ‘21
Quanta grazia
nel portare il peso del fardello altrui
senza trasfigurarlo con interpretazioni
maldestre.
Questa apertura-all’-altro dei corpi
fa sì che siano uno
quando il Verbo fallisce. Giunse l’afasia
ed ecco che saltarono il fosso
atterrando salvi oltre la Parola.

Andrea and Arno, June ‘21

How graceful it is to
carry each other’s burden, without
imprisoning it in a set of definitions.
This bodily openness lets them be one
even if words fall apart.
When aphasia came, they crossed
the frontier and landed safe together
on the other side of language.

 

Matilda Randighieri nasce a Correggio nel 1999. Cresciuta a Modena, il suo primo amore sono le discipline umanistiche, fra tutte la letteratura, le lingue e le arti performative. L’interdisciplinarietà ha sempre caratterizzato il suo percorso e, terminati gli studi liceali, nel 2019 si trasferisce in Germania per frequentare la facoltà di Medicina all’Università di Heidelberg, dove la passione per la filosofia e l’attenzione alle problematiche sociali si declinano in un profondo interesse per l’etica medica. Attualmente si dedica a un progetto artistico-sociale femminista di sua ideazione, che coniuga ricerca artistica e divulgazione culturale. Poesie per pettirossi e altre creature minute è il suo libro d’esordio.

 

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