1
Nell’estate dei contrasti, la casa ignora
il fuoco che si annida sui muri.
L’incendio devasta il paesaggio, rovina
il disegno di chi osserva.
Ogni mobile tace. Scricchiola negli anni perduti
il fondo di un bicchiere apparecchiato per caso.
La calce occupa il terrazzo. La mente soprassiede.
Gli utensili della cucina sono fiori di un campo giallo.
La mente si apre al dovere. Entrano lettere, scavalca la figura
appanna il suono ogni coraggio di penetrazione.
Scava la fortuna come l’osso nei secoli del dolore.
2
La partita avvenne. Correvano voci che
fosse iniziata in un giorno di festa.
Io, nel sortilegio, pensavo: a quali dolori dovrò ricongiungermi,
adesso, nel mito della calura, della proposizione dura,
del fango finale…
3
Nelle stanze si accalcavano amici, parenti, conoscenti.
Uno di loro, prendendomi per mano, lesse lettere aperte sul dorso della mia figura.
Mi vide in lacerti di vetro, specchiata in ovali sulle pareti vicine.
Era il dolore.
Andò. Penetrando nel taglio di un mio riflesso adolescente, crebbe nella pianta, affossò la radice, vagò impietrendosi.
4
Bruciavano rose sul palmo aperto della vanità.
Queste rose le chiamarono arguzie, grazie, fatalità.
5
Ma era in casa che sognavi.
O del domani fantasticavi aprendo porte
di scantinati
come lumi dai cumuli della legna.
Appoggiata
al mento di un uomo.
6
Per le strade di campagna non c’è misura.
Tu chiedi, perdoni.
Ti rispondono in tanti.
I vecchi, le tarme, i giorni della polvere.
7
La bellezza fu nella remissione.
Colava lentamente da un bicchiere abbandonato.
Sul tavolo, faticava.
Nei capodanni ghiacciati, sotto le sfere luminose
dei giuramenti, s’intrometteva con poca determinazione.
Nel silenzio dei corridoi, ai piani alti
tracce di una gioia irremovibile continuavano ad assumere
l’aspetto di una forza protetta.
Dalle bianche infrazioni del suono marino, la spiaggia deserta
festeggiava qualcosa di non ammesso.
C’era, non visibile, qualcosa di perduto e riavuto.
Il nostro attrito governato, l’incipiente tempo
miracolosamente illeso dentro l’altro tempo.
Un suono imputabile al pensiero.
Il governo della remissione.
Carla Saracino è di Maruggio (Taranto), ma attualmente vive e insegna Lettere a Milano. In poesia ha pubblicato: I milioni di luoghi (LietoColle 2007); Il chiarore (LietoColle 2013); Qualcosa di inabitato (Edb 2013, insieme a Stelvio Di Spigno). Parte di questa selezione (il testo 3) è stata inserita nell’antologia Come una mezzaluna nel sole di maggio. Ricognizione della poesia pugliese 1975-1994. (Fallone Editore 2017).

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