Raffaele Carrieri – Fotografia di Ugo Mulas

Il corpo del testo, rubrica a cura di Claudia Mirrione

È uscito recentemente per Interno Poesia, collana Interno Novecento, Un doppio limpido zero, un’antologia dell’opera poetica di Raffaele Carrieri curata dal poeta e critico tarantino Stefano Modeo che propone un’ampia selezione di testi di Carrieri cogliendone i principali snodi tematici e cronologici.

Raffaele Carrieri è stato un grande poeta del Novecento. Nasce a Taranto nel 1905, ma già all’età di tredici anni si imbarca clandestinamente per l’Albania  e successivamente giunge fino in Montenegro dove vive insieme ad alcuni pastori. Tra il 1921 e il 1923 si stabilisce a Palermo dove lavora come gabelliere presso gli uffici della dogana: da questa esperienza nascerà la sua prima raccolta poetica Il lamento del gabelliere (1945). Nel 1923 però il suo carattere inquieto ha il sopravvento e, come già Ungaretti, si trasferisce a Parigi dove entra in contatto con poeti e artisti dell’avanguardia internazionale: stringe amicizia con Picasso e si interessa molto alla poesia di Apollinaire, all’epoca scomparso da poco. Dal 1930 in poi si stabilisce a Milano e comincia a partecipare alla vita culturale milanese come poeta, scrittore, giornalista e critico d’arte. A differenza di Ungaretti, però, che entra a pieno titolo nella cultura letteraria nazionale e nei programmi scolastici e universitari, Raffaele Carrieri non ha goduto di questa larga fortuna. Le ragioni che lo hanno relegato a questo destino sembrano risiedere, come nota Stefano Modeo nella sua prefazione, nella sua profonda irregolarità, nel suo essere atipico, discontinuo. Coglie pienamente nel segno, come riporta Modeo, il ritratto che tracciò di lui Enrico Emanuelli su La fiera letteraria del 16 aprile 1954: «È uno scrittore singolare per gli italiani i quali provano un leggero fastidio nel capire che egli sfugge a certe regole generali. Mi pare di poter dire che è tranquillo in mezzo ai troppi che si affannano e pieno di pudori in mezzo a troppi che sbrodolano la loro piccola storia quotidiana».

Forse a causa di un animo così inquieto e indocile e delle continue esplorazioni lungo il Mediterraneo, la poesia carrieriana è intrisa di uno spirito magnogreco e di temi introspettivi come la fuga e la stasi, la ciclicità e lo straniamento, la distanza che si frappone tra sé e gli altri, concetto che a volte viene declinato attraverso l’immagine di un corpo che si separa e si stacca dagli altri. Consideriamo la poesia Il mio corpo mi porta via, tratta dalla raccolta Canzoniere amoroso (1958):

Il mio corpo mi porta via
e devo sempre ricominciare
fuoco donna focolare
e la speranza per durare
dove sono più fugace
della stella che cade.
Il mio corpo mi porta via.
Mi taglia, mi ritaglia
mi separa dall’arpa
mi separa dall’amata.
Mi separa mi sparpaglia
per deserti e cordigliere
come sabbia nella sabbia.
Cieco vado col cieco vento,
il mio corpo mi porta via.

La triplice ripetizione del verso «Il mio corpo mi porta via» divide la poesia in due sezioni. Si va dal particolare al generale: se nella prima sezione il riferimento è alla separazione dalla donna, dal focolare domestico, da un equilibrio familiare («Il mio corpo mi porta via / e devo sempre ricominciare / fuoco donna focolare / e la speranza per durare / dove sono più fugace / della stella che cade), nella seconda il discorso tende a farsi più ampio e finisce col riguardare più generalmente il contatto tra sé e gli altri («Il mio corpo mi porta via. / Mi taglia, mi ritaglia / mi separa dall’arpa / mi separa dall’amata. / Mi separa mi sparpaglia / per deserti e cordigliere / come sabbia nella sabbia. / Cieco vado col cieco vento, /il mio corpo mi porta via»). Come si vede, il testo crea una costruzione verticale puntellata di rime che generano un «racconto musicale adottando uno stile formulare fatto di ripetizioni, ritornelli, espressioni fisse come se volesse evidenziare il rapporto fondamentale che esiste tra la poesia e la memoria» (la citazione è tratta dalla prefazione di Modeo).

A proposito della corporalità di Carrieri, due pareri ci aiutano a chiarire bene quale ruolo gioca il concetto in questo autore: quello di Giuliano Gramigna, curatore dell’antologia uscita per Mondadori nel 1976 e quello dello stesso Stefano Modeo. Da un lato, il primo afferma che «la corporalità di Carrieri è sparpagliata, polverizzata, transitiva: è sempre, cioè, in moto rispetto alla parola, alla frase, all’immagine, insomma al suo significante.» Il secondo precisa ulteriormente, aggiungendo che il corpo in Carrieri sembra avere «a che fare con qualcosa di tipicamente picassiano, una sorta di scomposizione analitica in cui il soggetto si riduce, componendo nella simultaneità immagini altre, che portano altrove, in un gioco di incastri».

La poesia si colloca prima degli anni ’60 e più precisamente è tratta da una raccolta pubblicata nel 1958. Facendo riferimento agli studi di Gian Maria Annovi, Altri corpi: poesia e corporalità negli anni ’60 (2008), possiamo dire che Carrieri si trova in una posizione di equilibrio. Se infatti la componente soggettiva si riduce progressivamente sempre di più a mano a mano che comincia a dominare la corporeità e la sua destrutturazione (come già notato da Niva Lorenzini nel suo Corpo e poesia nel Novecento italiano, 2009), in questo componimento l’io lirico è ben presente (il componimento è declinato alla prima persona singolare), ma, contrariamente alle avanguardie di questo periodo (Sanguineti, Rosselli), qui Carrieri non opta per una riduzione drastica dell’io né sembra farsi influenzare dalla funzione Artaud e non esibisce un urto violento tra corporalità e sessualità: la sua corporalità, pur non perdendo del tutto la soggettività, esprime con immagini lievi (il focolare, l’arpa, la sabbia) un senso di polverizzazione, come dice bene Gramigna, o ancora un senso di separazione, se anche all’interno di sé stessi, senza dubbio tra sé e gli altri («Mi separa mi sparpaglia / per deserti e cordigliere / come sabbia nella sabbia»).

 

Raffaele Carrieri  (Taranto 1905-Pietrasanta 1984) è stato uno scrittore, poeta e critico d’arte italiano. A tredici anni abbandonò la città natale e viaggiò in Albania, Montenegro e altri paesi balcanici, vivendo di lavori occasionali. Ancora giovanissimo partecipò all’Impresa di Fiume organizzata da Gabriele D’Annunzio, durante la quale rimase ferito. Trascorse la convalescenza a Taranto, per poi imbarcarsi come marinaio su bastimenti mercantili, il che gli diede occasione di conoscere numerosi porti del Mediterraneo, europei e nord-africani. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. Da questa esperienza prenderà vita la sua raccolta poetica di esordio (Il lamento del gabelliere), che verrà pubblicata a Milano nel 1945. Nel 1923 si stabilisce a Parigi dove riesce ad entrare in contatto con importanti intellettuali d’avanguardia. Nel 1930, forte delle conoscenze accumulate in Francia, si stabilisce a Milano e comincia a lavorare come critico d’arte per numerose testate giornalistiche, tra le quali il Corriere della Sera. Sarà questa un’attività che lo vedrà impegnato per tutta la vita. Carrieri pubblicherà anche numerose monografie di successo dedicate a grandi artisti contemporanei: Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Blaise Cendrars, Massimo Campigli, Salvatore Fiume, Renato Guttuso, Domenico Cantatore e di poeti e intellettuali tra cui l’esule armeno Hrand Nazariantz. Ad essa, nel dopoguerra, affiancherà quella di poeta, pubblicando una serie di raccolte di versi che gli varranno il generale apprezzamento della critica e numerosi riconoscimenti; tra gli altri, nel 1953, il premio Viareggio per il volume Il trovatore (Mondadori). Si spense nel 1984 a Pietrasanta (LU), dove si era ritirato da alcuni anni.

 

Stefano Modeo (Taranto, 1990) vive e lavora come insegnante a Treviso. La Terra del Rimorso (ItalicPequod 2018) è la sua opera prima. Compare nelle antologie Abitare la parola – Poeti nati negli anni ’90 (Ladolfi editore 2019) e I cieli della preistoria. La nuovissima poesia pugliese (Marco Saya 2022). Fa parte della redazione della rivista di poesia Atelier e della redazione del blog Universo poesia – Strisciarossa. Si occupa di poesia italiana contemporanea per la rivista di critica letteraria norvegese Krabben – Tidsskrift for poesikritikk. Per Interno Poesia ha curato l’antologia poetica di Raffaele Carrieri, Un doppio limpido zero. Poesie scelte 1945-1980 (Interno Poesia 2023).

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