Fotografia di Marco Mirante

Dalla prefazione di Umberto Piersanti

Inizio col dire che la mia lettura è diversa da quella che Fernando Della Posta propose per presentarmi Ricostruzione delle favole. L’autore traccia un percorso di conoscenza, un percorso quasi pedagogico, che intende via via smantellare pregiudizi, superstizioni e luoghi comuni che ammorbano ancora il presente. Eppure, a mio parere, “Apparizioni” è la sezione più bella del libro. Qui non c’è volontà di insegnare e, neppure, di portare avanti una qualche forma di critica sociale. Il poeta si affida all’intensità del suo sguardo: le immagini hanno una forza intensa: soprattutto i quadri paesaggistici si impongono al lettore: nessuna nota retorica, nessun eccesso descrittivo. Fernando Della Posta va al cuore dell’immagine e del riverbero che da questa emana, ne coglie l’essenza: “Stromboli è tuffarsi in ossidiana”. Ed ancora: “L’Olimpo è una roccia brulla”; Tuscania “alte torri come grida sul paesaggio”, e da “Il villaggio sul lago” emana un senso di quieto stupore, d’antica tenerezza. Anche i momenti dell’amore vengono colti in un’aura di pienezza, quasi fiabesca, se da questo aggettivo togliamo la carica di fantastico e di irreale che lo contraddistingue. Ne “L’arancia sanguinella” è immediatamente rintracciabile questa dimensione auratica: “nella tua mano appare come un’unghia/di luna”. […]

da Ricostruzione delle favole (Italic Pequod 2022)

Quei luoghi di apparizioni terribili
e dolci, dove tra le tante cose insegnasti
che certo vino è cosa pura e non lascia
traccia – se non un torace più caldo
e guida il gesto come
olio santo,
affinché il colpo sia preciso
e stampi l’araldo senza sbavature
imprimendo le volontà nel legno
per vite più accessibili.

Una passeggiata

Disperso tra i mille percorsi di un volto
antico, vado per i viali del presente
e mi punzecchia uno stridore di lamiera.
Ma approdo ad un borgo di radici
e scendo nel suo antro e mi accompagno
a portali e statue come concrezioni.
Intorno spillano acqua le fontane
ed un vapore denso sale da una grata.
Il cielo fa l’acrobata sulle grondaie
e a salti e capriole fra nuvole e case
cerca di riavere un pubblico suo.
Ma penso a questo spandersi smanioso
dell’urbano, fino alle falde dei vulcani,
e a come la città ci culli in un abbraccio
saturo di storie, avventure, meraviglie.
Sciamano laggiù i fanali delle auto,
segnando un crocevia come un arrivo
di roghi accesi.

*

Ogni periferia è città
ed ogni centro è periferia:
c’è sempre un salone
con poltrone di velluto
dove Neruda fa il dio
di siglati amori e lineari;
c’è sempre un balcone sotto il sole
dove una bianca calla stecca
una stupida canzone;
c’è sempre una camera nerastra
dove belli e maledetti
suonano sempre i pezzi
di Stones ed INeXèS¹.

*

Sotto il cielo indifferente
occorre farsi astri.
Va impersonato un cosmo matematico
dalle figure esatte e lineari
che rimandi la contorsione
alla necessità di una scansione più attenta.
Perché un paese piano
pian piano s’è assemblato
ed ha compreso il multiforme.

 

¹ Pronuncia inglese del nome della band australiana I.N.X.S.

 

Fernando Della Posta è nato nel 1984 a Pontecorvo in provincia di Frosinone e vive e lavora a Roma. Ha pubblicato le raccolte di poesia L’anno, la notte, il viaggio (Progetto Cultura 2011, prefazione di Abele Longo), Gli aloni del vapore d’Inverno (DivinaFollia 2015, prefazione di Silvia Denti), Cronache dall’Armistizio (Onirica 2017, prefazione di Anna Maria Curci), Gli anelli di Saturno (Ensemble 2018), Voltacielo (Oèdipus 2019, prefazione di Roberta De Luca e postfazione di Doris Emilia Bragagnini), Sembianze della luce (Ladolfi 2020, prefazione di Luca Benassi e postfazione di Giulio Greco) e Sillabari dal cortile (Macabor 2021, prefazione di Nicola Grato).

(Visited 141 times, 1 visits today)