“Per scrivere uno haiku basta un ragazzino alto quanto un germoglio di bambù”. Cosa voleva intendere, in questa sua massima, il Maestro Matsuo Bashō (1644-1694)? A lungo mi sono chiesto il reale senso di questa affermazione del fondatore della Scuola Shōmon: certo non voleva alludere al fatto che comporre uno haiku (al tempo di Bashō chiamato “hokku” strofa d’esordio di poesie più lunghe, i renga) fosse semplice, bensì il vero significato, a mio avviso, risiede negli aspetti che in questo articolo vorrei approfondire. Anzitutto, parto da questa riflessione: la poesia haiku è un genere letterario che, per le sue caratteristiche intrinseche e peculiarità connaturate, ben si presta e si adatta ad avere anche una valenza didattica e educativa per i bimbi e per i ragazzi in età scolare. A livello didattico, infatti, lo haiku può essere un valido strumento per far comprendere in modo funzionale, e non solo fine a se stesso, gli aspetti formali, quali, per esempio, il computo sillabico. La conoscenza della struttura sillabica, sia della divisione sillabica ortografica che di quella metrica, del modello 5/7/5, tipico di questa forma poetica, potrebbe avere un effetto facilitatore e potrebbe essere sottoposta ai bambini della scuola primaria in forma di gioco. Questo vale sia per il conteggio sillabico ortografico, più semplice e immediato sia per il conteggio sillabico in forma metrica, maggiormente impegnativo perché prevede la conoscenza di alcune figure metriche come la sinalefe, la doppia sinalefe e la valutazione di dove cade l’accento tonico sulla parola a fine verso (parole sdrucciole, piane o tronche). Ma la funzione didattica non si ferma semplicemente agli aspetti formali dello haiku: anche gli aspetti contenutistici del genere poetico preso in esame devono esser tenuti in considerazione. Come si sa, infatti, la poesia haiku fa delle immagini naturalistiche il suo epicentro lirico; ebbene cercare di far inserire, in questo tipo di poesia redatta dai più piccoli, un nuovo nome di una pianta in fiore, per esempio, o di un evento atmosferico di un dato periodo dell’anno (ossia il “kigo”, il termine stagionale che uno haiku ortodosso deve necessariamente possedere) porterebbe giocoforza a far apprendere nuove e interessanti parole ai piccoli studenti. Dire “nebbia” non è la stessa cosa che dire “bruma”, e, ancora, “foschia” richiama diverse e altre sfumature di senso e di significato rispetto ai due precedenti termini. Allo stesso modo, “pioggia” è un termine molto generico, ma “acquerugiola” è una parola tipica per indicare la pioggia primaverile; similmente “grandine” non ha la stessa valenza di “acquaneve”, ma entrambi questi vocaboli devono essere usati in situazioni e condizioni specifiche. Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione quando si tratta del valore didattico ed educativo del genere haiku: è risaputo che questa forma poetica ha, fra le sue peculiarità, quella di possedere e di far proprio un registro linguistico semplice, immediato e concreto senza ricorrere a retorica, pomposità letteraria, termini astratti o forbiti. Questa caratteristica funge da valore aggiunto al fine di facilitare l’avvicinarsi e il cimentarsi dei bimbi e dei ragazzini non solo allo haiku, ma anche all’intera poesia più in generale. Un chiaro esempio di quanto testé detto lo ritroviamo in questo componimento haiku di Valentina Meloni tratto dal libro Briciole di Haiku (AG Book Publishing 2021):

la grande quercia –
sui vecchi rami culla
piccoli nidi

Anche il rapporto uomo-natura, così importante in poesia haiku, può essere enfatizzato e impiegato con profitto come valore educativo di questa forma poetica: educare, cioè, al rispetto della natura in tutte le sue manifestazioni dai più piccoli e, all’apparenza, insignificanti esseri senzienti alle piante più grandi e maestose o fin anche a un esile filo d’erba. Questo perché solo se si conosce bene qualcosa la si può apprezzare e amare: la poesia haiku può essere un mezzo che ha come fine quello di conoscere prima la natura per poi poterla amare e rispettare. In altri termini, la composizione di poesie haiku da parte dei più piccoli può sicuramente giocare un ruolo chiave nel coltivare il valore del rispetto della natura in tutte le sue forme. Negli ultimi anni si è registrato un crescente aumento delle pubblicazioni di raccolte a tema “poesie haiku” e ciò vale anche per quelle che riguardano specificamente gli haiku per bambini. In particolare, segnalo i seguenti due testi a mio avviso assai significativi per un primo approccio a questo genere poetico da parte dei più piccoli: il primo, già menzionato, Briciole di Haiku i cui haiku sono stati redatti dalla haijin Valentina Meloni mentre le illustrazioni, a corredo di questi stessi haiku, portano la firma di Annapaola Del Nevo. Il secondo testo è In un batter d’ali (AG Book Publishing 2018) di Floriana Porta. Entrambe queste raccolte sono state pensate e progettate su misura per i bambini e/o ragazzi come un primo tentativo di familiarizzare col genere poetico preso in esame; ma non è solo questo quello che li caratterizza: posso dire che i disegni, in particolare per l’opera In un batter d’ali, e le illustrazioni, per quel che concerne più nello specifico l’opera Briciole di Haiku, rivestono un ruolo importantissimo nell’agevolare e nel far vivere in modo attivo la lettura di questa forma poetica da intendersi più come un gioco, aumentandone l’impatto sulla fantasia e sull’immaginazione:

lungo inverno,
ghiri addormentati
sotto la neve

(da In un batter d’ali)

Com’è risaputo, la maggior parte delle poesie haiku è strutturata attraverso la giustapposizione, ossia la combinazione (toriawase), di due immagini distinte nei tre versi. Ebbene le due immagini giustapposte evocano, nella mente del fruitore del testo poetico, sensazioni e moti d’animo che potrebbero essere espressi altrettanto bene per mezzo delle illustrazioni e dei disegni. Anche in questo, credo, risieda la grande forza di questi due testi rivolti ai più piccoli: il fatto di creare un vero e proprio haiga (haiku giustapposto a un’immagine) di notevole impatto sull’immaginazione e sulla fantasia dei bambini e dei ragazzi. Essi stessi, una volta composto una poesia haiku, potrebbero corredare lo scritto poetico con un disegno come in questi due casi redatti da due bambini di IV elementare durante un seminario che ho avuto il piacere di tenere qualche tempo fa:


Per le caratteristiche prese in considerazione ed esaminate in questo breve scritto, posso senz’altro caldamente raccomandare l’adozione nella didattica delle caratteristiche salienti della poesia haiku sia per il suo alto valore educativo (rispetto della natura, kikan, ecc.) sia per il suo forte valore istruttivo (computo sillabico, conoscenza di nuovi termini da inserire nei componimenti come “termine stagionale”, ossia il “kigo”, nomi di piante ed eventi atmosferici, ecc.). Tutto questo trova ragion d’essere grazie anche al fatto che, è bene ricordarlo, le peculiarità tipiche del genere haiku ben si attagliano a un primo approccio alla poesia (brevità e concisione, essenzialità, registro linguistico semplice e immediato) e non soltanto limitatamente a questa forma poetica. Cercare di far esprimere ai bimbi immagini naturalistiche concrete può essere un mezzo anche di elaborazione differente di quello che essi percepiscono e sentono, delle emozioni che provano: invece che dire semplicemente “sono triste” sarebbe interessante tentare di far esprimere loro il medesimo sentimento ma ispirato al dato naturalistico come, per esempio, avviene in questo bel componimento presente in Briciole di Haiku:

cade la neve –
ogni lacrima adesso
diventa fiocco

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