Fin dalla sua nascita, lo spazio letterario Poesia del nostro tempo si è proposto come luogo di dialogo tra poeti e autori contemporanei, in un continuo tentativo di confronto e ricerca. Questa rubrica, a cura di Adriano Cataldo e nata in collaborazione con la radio universitaria trentina Sanbaradio, ha l’obiettivo di portare avanti questa esplorazione, utilizzando i mezzi di comunicazione del contemporaneo.

Nel quarto episodio Adriano Cataldo ha intervistato Riccardo Frolloni, partendo da tre testi pubblicati su Corpo striato (Industria & Letteratura 2021). I temi affrontati sono stati la dimensione individuale e collettiva del lutto, il ricordo e la possibilità di utilizzare un linguaggio diverso dal proprio per esorcizzare il dolore.

Dalla prefazione di Stefano Colangelo

Questo libro è fatto di «materiali»: storie della casa, del nucleo, delle generazioni i cui nomi affiorano appena da una rete di ricongiungimenti e di abbandoni, remota e quasi leggendaria. I nonni, i bisnonni, i loro dialetti, volti dilavati nei ritratti, nomi e soprannomi; le loro fortune, sudate e quasi dissipate, i loro modi di morire e di guardare i morti andarsene via. Eccolo, tutto il loro crisma, appunto. Ecco il loro richiamo verso il penultimo atto, prima del rovescio finale del tempo: quello della preghiera, che fa diventare queste vite antiche, scosse dalle guerre e dalle illusioni, dagli innamoramenti testardi e dal vento della fortuna, altrettante vite di piccole e confidenziali divinità famigliari. E solo con quelle divinità intorno, più laiche e disincantate che mai, sarà possibile sentire il soffio delle parole che si rivolgono ai morti: al loro tempo che scorre intatto, senza porosità, senza spigoli. E si sentirà anche, stando più attenti, la voce di ritorno dei morti, debolissima, fragilissima, verso di noi.

Da Corpo striato (Industria & Letteratura 2021)

sogni I

Era lungo la scarpata e i massi e la merda delle vacche
e procedeva bene, a passo svelto, diritto di schiena, nell’aria
leggera della montagna, ognuno attento ai propri piedi
col sudore sotto la camicia e il fiatone, il mal di gola,
nel sonno devo aver perduto la coperta, slabbrato il pigiama
o dimenticato una finestra aperta, così uno spiffero,
un rumore dal fondo delle campagne s’intrufola,
diventa subito un fischio, mio padre già in cima
del primo promontorio, ce ne sarà poi un altro
e un altro ancora, ma neanche una parola, aveva il volto
sereno, da uomo, mi ammoniva di salire, di darmi
un tono, ma io arrancavo, passavo da altre parti, lo perdevo,
lentamente gli altri scomparivano nelle nuvole
o dietro ai sassi, io pure mi facevo più bianco con la pelle
fredda di sudore, mi dicevo non svenire ora, resta sveglio, svegliati.

*

movimenti IX

Visto al centro della stanza pensai noi ci muoviamo,
qualcuno sussurrava qualcosa, piangeva, ma tutti erano soffio

il corpo invece diventa subito corpo estraneo, immondo, zia Bruna
senza pensieri aveva pulito tutto, sistemato tutto, senza pensieri,

semplici le persone uscendo dicono ci vediamo e si voltano, salutano,
era movimento quello che mancava a mio padre, ingranaggio,

mi tormentavano micro pulsazioni, lampi, imprevisti,
e di questi soprattutto le mani, ora stringono un crocifisso

ora le mie mani sono impronta delle sue, le cerco nei sogni
le sento ogni volta che le richiamo, quelle bianche non erano

più quelle di forza e coraggio, scelgo così di accarezzargli i capelli
cortissimi, come voleva fossero i miei, ma c’era troppo bene poi.

*

materiali V

Vendevano elettrodomestici, batterie, lui
lo chiamano Brionvega, perché vendeva quei prodotti

chiusero i battenti quando Nilla s’è ammalata,
non si fanno più vedere in giro, lei dorme
con il pannolino, non lo dice, il parkinson

in confidenza, da donna a donna, parla
della testa, di una ferita al corpo striato, lo dice
come una vergogna, al corpo striato,
la notte

non riesce a trattenersi, si muove,
il movimento

che solo la morte può zittire.

Riccardo Frolloni nasce nel ’93 a Macerata. Laureato in Italianistica, pubblica la plaquette Languide istantanee Polaroid (Affinità Elettive 2014) e Corpo striato (Industria&Letteratura 2021). Ha tradotto Sul non perdere le ceneri di mio padre nell’alluvione di Richard Harrison (’roundmidnight edizioni 2018), Non praticare il cannibalismo, antologia dell’opera di Ron Padgett (Del Vecchio Editore 2021). È stato direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto come lettore e assistente. Scrive per la rivista musicale Impatto Sonoro e ha fondato il progetto Lo Spazio Letterario. Insegna italiano e latino nei licei.

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