Particolare dell’immagine di copertina: disegno di Davide Cortese

Dalla prefazione di Anna Maria Curci

Sono molte le immagini evocate dal neologismo Tenebrezza, scelto dall’autore Davide Cortese come titolo di questa raccolta; sono immagini volutamente contrastanti, giacché alla tenerezza dello sfogo del cuore e dell’effusione si affianca la “triste tenebra” della malinconia, della mestizia che offusca lo sguardo, dall’interezza del dire non è disgiunta l’ebbrezza della luce sorgente di amore. È in questa varietà di immagini, suggestioni e sentimenti opposti e complementari che si manifesta uno dei tratti più importanti di Tenebrezza. Allo stesso tempo, c’è un tratto che conferisce unità a questa varietà, vale a dire la costante presenza di un alter ego, di un’altra dimensione, di una qualità o un’entità che è il rovesciamento, il contrario, il “compagno segreto” di ciò che di volta in volta si palesa (l’io lirico, l’interlocutore) o viene posto all’attenzione. L’alter ego dell’io lirico, come esso viene mostrato già nel terzo testo della raccolta, “ha negli occhi una triste tenebra / a cui il sole ha confidato un segreto”. […] Il tu al quale l’io si rivolge è così presente nei testi di Tenebrezza, da avere il potere di occupare la coscienza e di concedere la grazia di un sorriso, temporanea interruzione al flusso del dolore. Eppure l’io prosegue nel definirsi in risposta, talvolta anche in contrapposizione al tu. Se quest’ultimo muta – amante, madre, terra natia (la Sicilia) o straniera (la Namibia di un componimento), l’io e il suo alter ego restano un elemento costante, prospettiva sul mondo, ponte, mano tesa per la preghiera, l’aiuto, il perdono, il bene operoso, come nella poesia, centrale, nella quale l’io articola desideri, intenzioni, sentimenti, progetti ripetendo per ben sette volte “Chiedo”. “Chiedo di poter sempre / guardare gli uomini negli occhi / e di vedere nell’iride di chi temo / l’amore che cammina come un dio / sulla superficie della mia paura. / Chiedo di poter sorridere nella notte / e mettere come fossero orecchini / le ciliegie alle orecchie della morte”: in compagnia degli “universali”, amore, morte, paura, notte, natura, l’io sceglie, ancora, l’incontro con il “fuori da sé” e con gli umani lungo il cammino comune, nell’esistenza, con uno sguardo che si muove tra i poli opposti, tra riflessione e relazione, tra immanente e trascendente.

Da Tenebrezza (L’Erudita 2023)

Lasciatemi andare.
Non dite nulla, vi prego.
Alla volta del silenzio
muovo il passo.
Mi grava sul dorso il peso
di tutto ciò che ho detto.
Se avessi taciuto
ora potrei volare.
Ho ferito e non so perdonarmi.
Al silenzio mite faccio dono
di tutta la mia crudele imperfezione.

*

Tra i fiocchi di neve che cadono
ce n’è sempre uno,
non visto,
che risale il cielo.
Ogni autunno ha una foglia segreta,
che rimane salda all’albero.
C’è sempre tra gli uomini
un uomo che non muore.
Egli attende
che quelli che lo conoscevano
si siano tutti spenti.
Resta acceso
a illuminare
un’eternità che non so.

*

Poter sentire il perdono del mondo.
Leggere negli occhi di chi hai ferito
che non è cambiato niente
che immutato è l’amore
e più forte del dolore.
Darsi al pianto
petto di foglia offerto alla pioggia
farsi piccoli nella grandezza della colpa
e sparire
ché se la colpa è fuoco, noi siamo scintille
e se è eternità, noi siamo istanti.

*

L’infanzia ritaglia
santità bambine.
Incolla aureole.
Colla di mandorle.
Un dio blu di carta
si fa azzurro al sole.

 

Davide Cortese (Isola di Lipari, 1974) ha pubblicato la sua prima silloge poetica, ES, nel 1998. A questo libro sono seguite le sillogi: Babylon Guest House, Storie del bimbo ciliegia, ANUDA, OSSARIO, MADREPERLA, Lettere da Eldorado, DARKANA, VIENTU (una raccolta di poesie in dialetto eoliano) e Zebù bambino. Nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia. Nel 2023 ha ricevuto a Firenze il “Premio La Chute alla Poesia”. È autore del romanzo Tattoo Motel, di due raccolte di racconti: Ikebana degli attimi e Nuova Oz, della monografia I Morticieddi–Morti e bambini in un’antica tradizione eoliana e della fiaba Piccolo re di un’isola di pietra pomice. Ha inoltre curato l’antologia-evento YOUNG POETS * Antologia vivente di giovani poeti al Teatro Aleph di Roma, GIOIA – Antologia di poeti bambini (con fotografie di Dino Ignani) e VOCE DEL VERBO VIVERE – Autobiografie di tredicenni.

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