Fotografia di Natalia Drepina

 

da Unità stratigrafiche  (Arcipelago Itaca 2020)

pensare di chiamarla la “non più mano”
per la definitiva cessazione funzionale

ma finché alla signora S. stendiamo sulle unghie
lo smalto rosa a coprire il vecchio rosso smangiato
finché teniamo tra le nostre le sue dita artiche
finché persiste un qualche tipo di commercio fra vivi e morti
quella della signora S. continua indiscutibilmente a essere
una mano

*

al signor T. è un momento immaginare
di togliere il completo blu di Prussia
e i calzini bianchi da ospedale
calcargli un copricapo di conchiglie
e canini di cervo, colorargli
d’ocra rossa pianta dei piedi e mani
corredarlo di semplici strumenti
di guerra e di ordinaria sussistenza:
la scheggia di una selce
un bastone forato
lo schema della chemio

*

per dirci che va tutto bene
gli appena morti muovono le gocce di vetro dei lampadari

esseri metaforici, ci avvertono così che le nostre lacrime
gli infradiciano i piedi
li rallentano

*

laboratori

con terra pietre e carta
creano il loro funerale in miniatura
«questo è lo scivolo dove ho conosciuto il mio amore»
«sempre grata e gentile»
«ci metto un fiore giallo»

poi c’è chi chiude il tutto
con la busta di nylon del Famila

ed è a questo punto che piangi

*

non fu nessuna di quelle persone
in fuga sulla barca di alluminio
a far di lui il piccolo ammiraglio
infilato nell’o di un copertone

la madre entrava e usciva dalle onde
la sognò viva e infine smemorata
di Cuba, sulle più glittering sponde
dell’America, tierra deseada

salvo nel giorno del Ringraziamento
la gomma che affondava tra le gomme
di Osborne Reef, lo disse in giuramento

alla presenza di una folla enorme:
«come a passarsi coi musi una palla
furono i delfini a tenermi a galla»

Elian Gonzalez, salvatosi nel 1999, a sei anni, da un naufragio e al centro di una famosa vicenda giudiziaria fra Stati Uniti e Cuba. Dichiarò che riuscì a resistere in acqua grazie all’aiuto dei delfini. Osborne Reef è l’immensa distesa sottomarina di pneumatici al largo della Florida con cui, negli anni ‘70 del secolo scorso, si pensò (fallendo clamorosamente e provocando un disastro ecologico) di poter creare una barriera corallina artificiale.

*

forse tutti ci spegniamo accendendoci di azzurro
propagando dal ventre un’onda
un bengala di fine festa

lo suggerisce la chimica di un verme:
morire, inglobandosi nello spettro della luce

Nel 2013 la rivista PLoS Biology ha pubblicato gli esiti di una ricerca condotta sul verme Caenorhabditis elegans: al momento della morte, in tutte le sue cellule si diffonde un’onda di fluorescenza azzurra.

 

Laura Liberale è scrittrice, indologa e tanatologa. Ha pubblicato i romanzi Tanatoparty (Meridiano Zero 2009), Madreferro (Perdisa Pop 2012), Planctus (Meridiano Zero 2014); le raccolte poetiche Sari – poesie per la figlia (d’If 2009), Ballabile terreo (d’If 2011), La disponibilità della nostra carne (Oèdipus 2017); i saggi indologici I mille nomi di Gaṅgā (Edizioni dell’Orso 2003), I Devīnāmastotra hindū – Gli inni purāṇici dei nomi della Dea (Edizioni dell’Orso 2007), I nomi di Śiva (Cleup 2018). È presente tra gli autori di Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi 2012).

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