Immagine di Natalia Drepina

Dalla presentazione della casa editrice

Alfabeto Morse di novembre conferma Marina Corona tra gli autori che più intensamente sanno porre in parola poetica il sentimento di “nostalgia preventiva”: se il racconto di un’esperienza, di un incontro (anche con il sé), di una presenza avviene con lo stendersi del ricordo sulla pagina, già prefigura – nello svolgersi – il proprio svanire. Ed è dal senso di perdita che trae origine l’atto poetico di Corona: un tentativo di eternizzare quel momento, quel luogo, quell’incontro e di farlo vivere oltre il tempo. Tutto questo avviene per combinazione di felicissime metafore, apparentate alle grandi scritture del Novecento: così si può scorgere nella rondine coroniana (un giorno cadrà a terra la macchia / che mi hai fatta alla fronte / fra gli archi dei sopraccigli: / cicatrice del male / e toccherà la piaga il sole / col suo dito bendato di bianco, / tu non ci sarai più, nel vuoto spazio / lasciato dalla tua figura / sosterà una rondine albina) la piena comunanza con l’assenza in Diego Valeri (C’è, scavata nell’aria, la tua dolce / forma di donna: un vuoto / che palpita di te, come l’immoto / silenzio dopo una perduta voce).

da Alfabeto morse di novembre (Samuele Editore, Collana La Giallo Oro, 2022)

DA DENTRO

Due lampioni: a destra, a sinistra
dall’incrociarsi dei raggi
sulla pelle una macula nera fra le sopracciglia.
Si sveglia il lupo nella tana che avevo serrata
al ripostiglio del cuore
mi fissa da dentro
col suo occhio di biglia lucido d’avidità
di furore sbarrato,
neppure un ululato lo soccorre
al suo posto si agita la luce
scodinzolando gialla dall’uno all’altro fanale
e l’insetto alla radice della fronte s’incide
rade i pensieri lima, affila, falcia.

 

LA GUARDIANA

Di tanto sole non è rimasta che una gruccia
dove appendere l’ombra a sciorinarsi,
vado così senz’ombra e senza
la piuma leggera dell’anima,
ho la carne più bianca della mandorla
più della camelia,
i miei occhi sono fari inondano la notte
la frantumano in scampoli di buio.

L’alba e la mezzanotte
battono cinque rintocchi
al campanaccio che porto alla cintura.

 

GESÙ BAMBINA

È Natale: al cerchio tanti globi colorati,
addobbi, aghi di pino,
frasche di agrifogli: cornici,
al centro la barca che affonda:
viso nero, respiro divenuto gelido,
le onde sono macigni
fracassano le ossa,
con labbra sigillate lei scende.

Oppure lo scoppio che squassa,
come una stella lei deflagra
proietta frammenti di membra:
una scarpa, un’unghia sugli agrifogli,
la bimba con l’alta cintura
cartucce di giallo metallo e… nove anni
le hanno detto: “vai!”
le hanno detto “hai sentito?”
no! Lo scoppio ci ha rotto gli orecchi.

Natale è questo fuoco d’artificio
questi globi gorgoglianti
questa bimba nella paglia che brilla.

 

IL GHIACCIOLO

Figlia la luna ti ha posto nel cuore
un ghiacciolo d’argento
e lento naviga il cielo sopra ai nostri volti
che si sorridono nello stento di un calore fallito,
com’è povera questa riva
dove ti vedo pallida
per un dispetto che ti tiene incatenate le labbra
e “mamma” è una parola straniera
pronunciata con difficoltà

intorno la città sfiorisce
e i lumi nelle case si abbassano
poi si spengono, resta un’orbita vuota
a fissarci tra le persiane “chi siete?”
una squadrata sghemba malcerta maternità.

 

Marina Corona è nata a Milano nel 1949 e dal 1970 al 1994 ha vissuto a Roma. Nel 1990 ha vinto il Premio Internazionale Eugenio Montale per la sezione inediti e di conseguenza la sua silloge è stata pubblicata nell’antologia di Vanni Scheiwiller All’insegna del pesce d’oro. Nel 1993 ha pubblicato il libro di poesie Le case della parola per la casa editrice I quaderni del Battello ebbro e nel 1998 la silloge poetica L’ora chiara per la Jaca Book (Premio Internazionale Eugenio Montale per la sezione editi, premio Guido Gozzano, Premio Alghero-donna, Premio Circeo Sabaudia, Premio Letterario Internazionale “Maestrale”-San Marco). Sempre per la Jaca Book nel 2006 ha pubblicato il libro di poesie I raccoglitori di luce (finalista la Premio Lorenzo Montano). Suoi testi poetici sono stati tradotti in spagnolo e in inglese e sono stati letti da lei stessa all’università di Siviglia e all’università di Madison in America. Ha curato cicli di presentazioni di poeti e letterati contemporanei e letture di poesia presso il Circolo della stampa, Archivi del ‘900 e La casa della cultura di Milano, dove tiene tutt’ora un ciclo dedicato alla grande poesia. Nel 2013 ha pubblicato il romanzo La storia di Mario per la Casa editrice Robin (resti a finalista al Premio Guido Morselli). Nel 2018 ha pubblicato il romanzo La complice per la casa editrice Puntoacapo (Premio “Piccola Editoria di qualità”). Nel 2018 ha pubblicato il libro di poesie Un destino innocente per la Casa editrice Stampa 2009 (finalista al premio Raffaele Crovi e al Premio Internazionale Gradiva).

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