Fotografia di Dino Ignani

 

da Ampi margini (LiberAria Editrice 2022)

C’erano ampi margini, confini,
scatti da fare sul fondo, e l’erba
tagliata male. Crossare al centro.
Uno a saltare di testa, potevamo
crescere, raddoppiare in difesa.
Poi cosa è successo? Uno ha preso
un treno, uno è saltato di testa
o per aria. Alcuni sono rimasti
all’intervallo e non si rivestono
un altro ha ancora su la maglia
aspetta il lancio in verticale,
la svolta, ma non ci sono piedi
buoni, né arbitro, guardalinee,
non c’è pubblico, non c’è tribuna
solo il replay di un fuorigioco
fischiato da nessuno.

*

Guardo mio padre:
in una mano la borsa con la carta
nell’altra quella con la plastica
a piedi verso il punto di raccolta,
lui che non guida, con quanta dignità
e così poca convinzione differenzia
è uomo d’altri tempi.

Mia sorella carica tutto in macchina
e ogni due o tre giorni, senza certezze
ricicla tutto ciò che può.
Passo davanti alla biblioteca comunale
mi appunto la data: otto aprile 2011
e un fotogramma, duecento metri
di spazzatura accatastata.

In tutto questo mio nipote canta
la sua canzone preferita.

*

Qualunque fosse la musica nelle cuffie
quali fossero i libri chiusi nello zaino
il tema suonato era quello della fuga
contemplo da lontano i decenni
nessuna melodia a portarci via
così giovani indifferenti e sterili;
ho la stessa barba di chi è rimasto
attaccato con le unghie a un’idea
una voragine, un mattone pieno.

 

Gianni Montieri è nato a Giugliano nel 1971 e vive a Venezia.
Ha pubblicato: Ampi margini (LiberAria Editrice 2022), Le cose imperfette (LiberAria Editrice 2019), Avremo cura (Zona 2014) e Futuro semplice (LietoColle 2010). È tra i fondatori del laboratorio di scrittura Lo squero della parola. Scrive su Doppiozero, minima&moralia, Huffington Post, Rivista Undici e Il Napolista, tra le altre. È redattore della rivista bilingue “The Florence Review” ed è coordinatore artistico del Festival dei Matti.

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