da Sua altezza di baci (Carta Canta 2018)

 

Neve

Sono puri quei fiocchi
che non toccano terra
seguendosi al ritmo
di chi non si conosce ma spera
d’amarsi nel tempo di posa
sciolti tra i dubbi e la logica
fino a scomparire.

 

*

La grande fabbrica delle parole

Ho perso l’anello a casa Flaiano
caduto lontano
all’ombra del dubbio
lo sguardo sottecchi, una musica.

Non so se è più vecchio il bastardo
o il suo padrone
la festa si chiude, persone
invisibili dentro di me.

Io temo il dovere tu pieghi tovaglie
pestiamo la cicca di cuore in cortile
ammanettiamo tre parole alla stanza del re
ciliegia polvere seggiola.

 

*

Forse si credeva erba e pianto
quando era sdraiata
e controllava che il nostro triangolo di stelle
fosse esattamente fermo lì
che null’altro cadesse dal cielo
in quei mesi prestati all’assenza
era convinta che i tre puntini
ci guardassero fissi
con qualche altra intenzione.

E voleva che le dicessi sempre di sì
con dei baci magari
perché si emozionassero
ed in fondo io lo facevo
restandole sopra
crescevo silenziosa come un albero.

Ma avrei voluto dirle «Smettila,
smettila di fare così
per dire che è tutto al suo posto».

 

Eva Laudace (Vasto, 1983) è ingegnere e fotografa. Collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. Vincitrice di InediTO-Premio Colline di Torino nel 2013 e del Premio Pulchra Verba nel 2017 per la poesia. La sua opera prima è Tutto ciò che amo ha dentro il mare (La Vita Felice 2013). Suoi testi sono stati raccolti in Post ’900, lirici e narrativi (Giuliano Ladolfi Editore 2015) e Centrale di transito (Giulio Perrone Editore 2016). www.evalaudace.com

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