Laboratorio di Poesia, a cura di Alfonso Maria Petrosino, esce l’ultimo venerdì del mese su ‘Poesia del nostro tempo’. Vengono commentati i versi dei poeti del Laboratorio online e scelta la poesia del mese

 

1 – * Su acque *

Fosco mi specchia
su acque turbata immagine

Per celia adorno
di cielo

2 – * Fine d’ogni giorno *

Mi ripeto col cielo
nel rosso che dolora

Un uccello più su
è il limite del mondo

3 – * Sereno *

A quest’azzurro
netto io vacillo

Corpo fedele
alla fatica del cielo

 

La simmetria strutturale (ogni poesia è composta da due strofe di due versi e in tutte e tre compare la parola “cielo”) e la variazione cromatica – nell’ordine, fosco, rosso e azzurro – danno alle tre poesie inviate da Emilio Remogna l’imponenza del trittico pittorico. Anche in così pochi versi è possibile constatare una grande attenzione retorica: le u che sorreggono il volo dell’uccello al tramonto, il bisticcio “celia-cielo”, il fonosimbolismo di “specchia / su acque” che sembra mimare l’immagine riflessa e già franta che evoca. Più che alla lettura sembra un invito alla contemplazione.

Alessandro Barbato sostiene che la sua poesia sia piuttosto distante da stili e tendenze contemporanee, ma, mi viene da replicargli, di stili e tendenze contemporanee ce ne sono, nel bene o nel male, di tutti i tipi e l’inattualità è all’ordine del giorno. Il suo “Sonetto in dormiveglia”, che di seguito riporto, non ha le rime, ma di petrarchesco conserva quel “giovanili” che il caso o la Musa subliminale ha collocato nella stessa sede del “giovenile” del sonetto incipitario del Canzoniere. Sintassi e lessico sono semplici e chiari; per quanto riguarda i temi, la predilizione va verso grandi classici come il sogno, i ricordi e il tempo che passa; ci si imbatte in tramonti o nella luna, con la elle cosmicamente maiuscola. Una costante è (classico anche questo ancorché paradossale) l’elogio del silenzio vs la parola (“resistiamo muti” o altrove “Potremmo, per esempio, stare zitti, / non parlarne”, “Pazientare ammutoliti”). I suoi versi sono al crocevia tra diverse possibilità espressive, buone per quest’epoca o per altre che in questa rivivono.

Sonetto in dormiveglia

L’estate è il dormiveglia della vita,
bagniamo alla condensa dei ricordi
o delle rabbie giovanili i giorni
larghi che ronzano nel cuore mezzo
aperto o mezzo chiuso; tapparella
che filtra poca luce che ci basti
per l’autunno, se arriva il temporale
a lavar via dai tuoi pensieri nudi
e crudi i rimasugli di speranze
che proprio non sapevano aspettare.
L’estate è il dormiveglia di ogni pena:
ti incontro qualche volta poco prima
di cadere nel sonno più profondo
e resistiamo muti al nostro tempo.

Come poesia del mese ne scelgo una di Eva Parodi. Frequentatrice di poetry slam, scrive poesie che non temono l’assertività del dettato e mettono in scena l’io – in un caso persino giocando col suo nome proprio e le sue risonanze bibliche – una scena che acquista maggiore tridimensionalità grazie, appunto, a un palco. Questa invece è un cupio dissolvi sotto forma di nuga, vanitas di un giorno qualunque, un auspicio suicidario che le parole comuni (doccino, decotto, molliccio) da una parte e l’aggettivo “maestose” dall’altra apotropaicamente disinnescano.

Il doccino sulla testa
spero che bolla la mia pelle
ne faccia un decotto
purificato, sanificato
in un composto molle
amalgamato
mutevole, molliccio essere
da cui staccarmi –
solo ossa bianche maestose
si ergono un istante
prima di crollare

 

Alfonso Maria Petrosino ha pubblicato quattro libri di poesia, Autostrada del sole in un giorno di eclisse (OMP 2008), Parole incrociate (Tracce 2008), Ostello della gioventù bruciata (Miraggi 2015) e Nature morte e vanità (Vydia 2020). La sua poesia, che descrive luoghi e situazioni in relazione a un paesaggio urbano e all’umanità che lo abita, si avvale di una metrica precisa e raffinata. La redazione di Poesia del nostro tempo ha scelto Alfonso Maria Petrosino per impersonare la figura del maestro, capace di leggere attentamente e suggerire soluzioni, anche ai neofiti della poesia, proprio per la sua capacità sia di aderire al “canone”, alla tradizione, che di frequentare i nuovi palcoscenici della poesia, dagli happening e performances al poetry slam, essendo stato campione indiscusso di queste scene per molti anni.

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