Quando il giovane Marcel racconta la storia d’amore tra Swann e Odette introduce fin da subito nella Recherche quello che sarà il tema degli “esseri di fuga”. Gli esseri amati, prima da Swann e poi da Marcel, sono per gli amanti oggetti continuamente sfuggenti, riverberi di luce velocissimi a sparire e, per questo, sempre più ardentemente desiderati.
Nel suo ultimo libro Le fuggitive (Nino Aragno Editore 2020) Carmen Gallo sembra restituire due soggetti in fuga ma, a differenza di Proust, dentro un mondo profondamente nero. Un habitat, questo, che si ritrovava già nel libro precedente Appartamenti o stanze (D’If 2017), ma che qui assume una dimensione rituale in grado di risalire indietro nel tempo fin quasi a uno spazio prenatale. La luce di questi testi illumina una totalità prima rassicurante e poi pericolosa per i due giocatori che corrono l’uno aggrappato sulle spalle dell’altro nel gioco greco dell’ephedrismos.
Alla vita prima della nascita richiamano anche i luoghi sempre chiusi e ristretti in cui le sembianze sfocate dei pronomi giocano o semplicemente stanno insieme in tentativi di sparizione (l’incubatrice, il corridoio, l’abitacolo dell’automobile, la doccia). La coppia che sembra di intravedere appare composta da due membri interdipendenti. I ruoli si scambiano come nella corsa verso la pietra da colpire nel gioco greco. C’è una reciproca attenzione verso l’altro, la sua posizione e le sue (rare) parole. Come se la verità enunciata dal primo diventi necessariamente vera anche per il secondo.
Il libro, però, si compone anche di altri testi, quelli in prosa che raccontano strategie di fuga o, diremmo noi, di sopravvivenza. Dal cronotopo senza tempo della prima parte arriviamo ad un oggi talmente quotidiano da incontrare un anziano che chiede aiuto perché qualcuno gli metta del collirio negli occhi. Qui si riesce a sopravvivere perché, nonostante sia un fatto assurdo, «alcuni ridono o piangono, ma nessuno / ha davvero paura».

 

da Le fuggitive (Nino Aragno Editore 2020)

Ricostruire l’animale
dalle promesse che è stato
capace di fare. E dimenticare.
Non dalle ossa abbandonate,
ma dalle impronte che si allontanano.
Dalla corsa. Forma semplice.
La storia interna e la storia esterna.
Chi corre ha perso. Chi corre scompare
ma si porta dietro tutto. Chi resta
impara a nascondersi. A non essere niente.
Fingere le ipotesi. Le cose non accadono
a quelli che spariscono.

 

*

Ti vedo bene
G., ex portuale, ottant’anni portati bene, ha perso la moglie da poco. Tutte le mattine si aggira per il parcheggio del porto di Napoli in cui ha lavorato per cinquant’anni, e ferma le persone con questa richiesta: «scusate, voi ci vedete bene? Me le sapreste mettere due gocce negli occhi?»

*

Il sarto morto due strade più in là. I funerali
nella chiesa troppo grande per chiunque.
La figlia prende la parola, dice, il miracolo
il miracolo di averlo avuto con noi,
con gli occhi aperti e tutto il resto. Usciamo.
La piazza controluce è un autobus di turisti
cinesi. Torniamo a casa, saliamo le scale,
e con noi tornano le panche di legno
sotto l’enorme altare barocco
la conversazione banale, l’odore dei fiori forte.
Spesso guardo l’altalena nel parco sotto casa
la spinta che la mano imprime all’oscillazione
di corpi minuscoli, vulnerabili. A volte
esco sul balcone chiedo alle madri di smettere,
ai bambini di tenersi forte
perché tutto questo è assurdo, e non ne vale la pena.
Credo di dire ma non accade. Non è reale.
Resto a fissare quei corpi capaci di restare
nel movimento dell’aria e della forza.
Alcuni ridono o piangono, ma nessuno
ha davvero paura.

 

Carmen Gallo (Napoli, 1983) ha pubblicato Paura degli occhi (L’Arcolaio 2014) e Appartamenti o stanze (D’If 2017). Nel 2019 è stata inclusa nel XIV Quaderno di poesia contemporanea (Marcos y Marcos) e nell’antologia della giovane poesia europea Grand Tour. Reisen durch die junge Lyrik Europas (Carl Hanser 2019). Un’ampia selezione delle sue raccolte è presente nell’antologia tedesca Die Maulposaune. Gedichte aus Italien (Das Wunderhorn 2019). È nella redazione del blog Le parole e le cose². Ha curato Tutto è vero, o Enrico VIII di Shakespeare (Bompiani 2017) e pubblicato il saggio sui poeti metafisici L’altra natura. Euristica e poesia nel primo Seicento inglese (ETS 2018).

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