Immagine di Natalia Drepina

Dalla postfazione di Elio Grasso

Il mondo si prepara. Tempo e spazio, prima separati, accolgono la luce che dà dimensione alle cose. Dunque i passaggi, le dune, e le acque si predispongono all’idea di un mondo poetico. L’immagine iniziale è quella di un deserto pieno di vita e movimenti: sotto le stelle qualcosa o qualcuno si muove, sposta le tende e i falò notturni, respira l’atmosfera secondo l’enunciazione poetica che permette a Rabbah (così come una miriade di altri luoghi) di esistere. Se prevale l’arte del nomadismo, in ambito umano cadono gli steccati e la lingua ha la possibilità di diventare sterminata. Forse la scrittura è tutta qui. La struttura del testo poetico è il termine più corretto per definire la presenza di una lingua in grado di dare un segno, o più segni secondo il sentimento e l’intenzione del poeta. Nel caso dell’autrice, l’esito è anche maggiore delle singole idee. Non essendo più autonome (parafrasando certe opinioni, qui adeguatissime, di Manganelli) compete loro ben di più. E partecipano a erigere cose nuove, e città diverse. Roma appare fra le prime poesie, subito dopo i mutevoli pensieri della prova d’esistenza. Cupole e odori invadono l’atmosfera, il cui bisogno distingue un’umanità che circola, viaggia e costruisce i suoi monumenti. Spuntano crepe, faglie e pesci fossili, anche l’Itaca dei viaggiatori perduti (e delle spose in attesa) perché Bignozzi sa benissimo come oggi una poesia capace di darsi una strada aperta, e un futuro, ha bisogno di ritrovarsi nel mito, e rifondarsi in un mito attuale, narrativo, mentre si compiono i destini. […] Bignozzi non usa la realtà per sostenervi faccende biografiche, ma definisce i rapporti, quelle funzioni che poeti come Pavese e Porta in un’epoca assai lontana hanno messo in campo perché si potesse uscire dalle crudeli sabbie mobili dell’angoscia del primo Novecento. Il trauma dell’autentico creava drammi come labirinti fatali, ora nei primi venti anni del nuovo secolo c’è bisogno della funzione vitale della poesia. Ne va della sua sopravvivenza autentica. Se ne deve essere accorta l’autrice, riuscendo poi a verificare quanto i resti del mondo attuale avessero bisogno di una spinta mitica. Non solo di grattacieli infiniti, o onde elettromagnetiche pervasive, ma di villaggi di pescatori, di belle ragazze e di fuochi a cui la cura è dovuta. Queste poesie sono piene di rimbombi e voci, di sentieri selvaggi e tersi, di visioni che ci fanno chiedere dove sia veramente la realtà e in ogni caso come fare a preservarla. […]

da Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021)

I lupi e la pioggia

So bene del tempo avaro
del piede ferito sulla roccia

delle cave mani arcuate
molli e sconce come artigli

del terrore dell’occhio di pietra
le iridi fisse, aspre e gialle.

So del grido nero,
del cuore livido

di silenzi selvatici e bui
di parole dentate e uggiose.

So bene dei lupi, e della pioggia.
A volte, sulla via
c’è un’incertezza
rattristata e smunta.

Ha un cuore pallido
che traspare di bianco.

Vetro

Nel tempo di vetro
dove ogni parola
proviene dal vuoto

ed è imbevuta
nel liquido nero
del proprio rimbombo

quando ogni gesto
è sabbia nell’iride
uncino nel labbro

allora anche un fiato
un’idea di rugiada
può bastare

a piegare lo stelo.

La luna sulla pietra di notte

Spoglie disciolte a respirare la fossa
il tepore fertile di zolle franate

la luna d’edera sulla pietra di notte
i cumuli di fiori bianchi sepolti.

Ci governa un dio barbarico.

L’ardore del cielo
i carillons di trine
dormono infine
nelle nostre ceneri.

Orli

È una grotta d’arbusti secchi
questa voliera di battiti
lo sterno frana fiati sbeccati

dici non c’è più nulla da comprare
siamo orci dagli orli rasi
alla base svuotati

è rimasto un tacere di cenere

pupille rapprese sul selciato
la compagnia telefonica che chiama
a terra un ticket scaduto

il senso ultimo mi chiedo

e l’unica cosa vera in fondo
un piccione schiacciato di piume
i poveri cari resti
ai margini della preferenziale.

 

Isabella Bignozzi (Bologna, 1971) è odontoiatra, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali. Ha pubblicato racconti e contributi critici su varie riviste letterarie, e il libro Il segreto di Ippocrate, romanzo storico a memoriale, uscito per La Lepre edizioni nel febbraio 2020. Alcune sue liriche sono apparse su «Inverso – Giornale di poesia». Questa è la sua prima silloge.

 

(Visited 369 times, 1 visits today)