Foto di Virginia Morini 

Nel maggio del 2021 esce per la Casa Editrice Einaudi la nuova raccolta di poesie di Alberto Bertoni, dal titolo enigmatico ed evocativo: L’isola dei topi.
Le sette sezioni che compongono il libro costituiscono le cornici, spesso intersecate tra loro, che accolgono i temi cari e presenti in modo costante nella scrittura in versi di Bertoni: Alberi e bestie, Case, Milieu, Avvistamenti, Brindisi e dediche, Was war (Ciò che è stato), Canalchiaro.

La prima sezione, che si apre con la bellissima poesia intitolata Metamorfosi – dedicata dal poeta a sua moglie – chiama in causa diverse specie vegetali e animali che subiscono una sorta di trasfigurazione (numerose sono le tracce di Kafka nell’opera di Bertoni), in cui l’autore tende ad “animalizzare” o a rendere vegetale il genere umano e non viceversa, come classicamente accade.
Questo potrebbe essere un primo indizio per chiarire meglio il senso del titolo, che non si potrà mai esaurire con una spiegazione unica. Le bestie abitano in realtà tutto il libro, nelle loro versioni più disparate: da quella in cui rappresentano cibo per le nostre tavole, accuratamente rifiutato dai vegani a cui Bertoni dedica un testo venato d’ironia, agli insetti, ai volatili, ai topi che si possono ricollegare ai protagonisti del noto fumetto Maus di Art Spiegelman, ai mammiferi che sono nostri compagni nell’intimità domestica, come la gatta Musetta ricordata affettuosamente in un testo della sezione Case. Le città, le strade, le case, gli angoli di questo libro sono popolati da piccole creature – per la maggior parte topi – in fuga, in fermento, in agguato, che esprimono una carica vitale anche nel loro involucro di morte, a volte ricoperti di larve, come legge di natura vuole, o pronti a farsi padroni assoluti del mondo: « Mi piace immaginarli / nel vibrare sciolto / di ogni muscolo del corpo / circospetto ma pronto / al più rapido scatto / faccia a faccia / prima o dopo / il nostro ego scosso / e loro». Della stessa misteriosa energia si fanno portatrici le cose – termine che si accorda con le Case della seconda sezione-: oggetti con cui il poeta ha un rapporto particolare, da cui emerge la centralità che ha per lui il tema della memoria. La memoria ha di fatto segnato una stagione peculiare del suo percorso di scrittura, in cui Bertoni ha pubblicato le poesie sulla malattia dell’Alzheimer, uscite nel prestigioso volume Ricordi di Alzheimer (in tre edizioni del 2008, 2012, 2016, pubblicate da Book Editore, accompagnate da una lettera in versi di Francesco Guccini oltre che da una nota critica di Milo De Angelis.). Ma la memoria, che si può considerare uno dei valori più urgenti e precari del nostro tempo, attraversa tutta l’officina poetica di questo autore, se pensiamo al suo esordio col libro Lettere stagionali (Book Editore, 1996) e al recente volume Una questione finale. Pensiero e poesia da Auschwitz (Book Editore 2020).
Lasciare la traccia di ciò che è stato è forse il compito principale che Alberto Bertoni chiede alla poesia: a questo ci fa pensare il titolo della sesta sezione del libro Was war (Ciò che è stato), scritto in lingua tedesca, con un chiaro rimando a Paul Celan, con tutte le implicazioni necessarie e dolorose che riguardano la storia del Novecento e l’orrore dell’Olocausto che ha tragicamente segnato la vita del poeta rumeno. Numerosi sono i richiami, le citazioni, le dediche agli scrittori, fari nel buio che illuminano quest’isola: Kafka, Melville, Larkin, Sereni… e molti altri, dai maestri della letteratura agli amici scrittori, docenti, compagni di strada e di vita. La poesia di Bertoni si nutre dunque di relazioni, di trame luminose fra le persone, che si fanno dialogo, con i vivi e con i defunti, donando alla parola la capacità di andare oltre.
Ma L’isola dei topi è un libro che esprime anche il senso del limite, dello spazio, del tempo, del corpo e dell’essere: come una lama affilata, lo sguardo del poeta percepisce, sente, svela il nostro confine nello stare nel mondo, tra la vita e la non vita, tra il quotidiano e l’abisso, l’umano e il bestiale: «così mi sento l’uomo / più adatto a conquistare / l’assoluto non essere che sono» recitano i versi in copertina. Questo limite è segnato stilisticamente anche da una barriera della parola sulla pagina, quando i versi sono interrotti da enjambement o delimitati da una linea del suono ben definita, grazie all’uso fecondo di assonanze, consonanze, rime che Bertoni usa con generosità ed eleganza nei suoi componimenti. Così nel suggestivo testo Vecchi giochi, ogni verso si chiude con un suono che si ripete o riecheggia nel verso successivo: l’esito è quello di un margine ben definito, tra il suono e il vuoto (rompo, ruolo, gioco, uomo, sono, loro, tono, roco, voce, cose, posto, remoto).
Tutto è filtrato dall’acume riflessivo e dallo sguardo attento, e nello stesso tempo avvolto nel sogno e pieno di stupore, di chi sa osservare e raccontare in poesia il viaggio, «il nostro raro esistere di umani». Un viaggio che si svolge attraverso le coordinate spazio-temporali e i Milieu tanto amati dall’autore: come Parigi, con i suoi magnifici cieli, o Bologna che ha una luce che sa di mare, ma prima fra tutti c’è Modena, colei che rappresenta la città-madre per il poeta. Modena è citata, raccontata, nominata dettagliatamente nella sua sostanza e nella sua toponomastica: Piazza Grande, Il Duomo, Piazza d’Armi, Viale Amendola e Via Sassi, fino all’esplicita dichiarazione d’amore: «Modena mi piace / nel cielo di cemento e nel cotto / dei muri che sopravvivono / per le strade un po’ storte del centro».
Ciò che affascina di questo libro è la capacità di accogliere e di far convivere il cosmo e la casa, la complessità dell’universo umano (nella sua bellezza e nella sua brutalità) con la delicatezza della sfera intima e privata; ciò che è misurabile con ciò che è lontano, la meraviglia e la tristezza. Per questo, leggere L’isola dei topi ci permette di entrare in un mondo assai complesso, intrigante, a volte spaventoso, ricco di vita, di storia, di ricordi che ancora una volta la poesia – grazie alla voce potente e raffinata di Alberto Bertoni – è stata in grado di donarci.

 

da L’isola dei topi (Einaudi 2021)

dalla sezione Alberi e bestie

Metamorfosi

Una delle prime cose che farò
quando tutt’e due saremo alberi
sarà dimenticarti
ma senza whisky e senza psicoanalisi

No, saprò dimenticarti
donando le foglie piú casuali,
ribelli, irregolari
alle schiere di passeri sui rami
e – vedrai – saprò dimenticarti
come ho già dimenticato
gli immani soffi atlantici
le diastoli e le sistoli del mare
che si tende o si apre
di sei ore in sei ore
cosí che ogni giorno quattro volte
avanza e si ritira

Io e te con le facce come
cortecce di rughe,
buchi da sembrare tane
e radici del buio piú profonde
io e te saremo entrambi bravi
a dirci come siamo stati
portatori nel complesso sani
d’abbandoni e resistenze

E cosí, rimanendo tali e quali,
fruste di salici, ali
potremo all’infinito ricordarci

 

*
dalla sezione Case

Vecchi giochi

Dalle cose, ho divorziato

Le compro, mi cadono, ne rompo
l’involucro e via
nel cassonetto
oppure le sposto e le trasloco
di senso e di ruolo
come un vecchio gioco,
cosí mi sento l’uomo
piú adatto a conquistare
l’assoluto non essere che sono

Ma come sanno vendicarsi, loro!
Un inciampo improvviso del tono
le scioglie nel piú roco
sprofondo della voce,
pretende che le cose
conversino al mio posto
dall’angolo di mondo piú remoto

 

*
dalla sezione Was war (Ciò che è stato)

Nello specchio

Nello specchio stamattina ho visto
un sorriso che non conosco
Mi sono insaponato,
ho lavorato di rasoio
e alla fine ho ridato faccia d’uomo
al topo color cenere che sono,
i baffi vibratili sul naso,
gli occhi due buchi senza fondo
e le labbra aperte sugli spigoli
della chiostra di dentini dove esplodo
il mio squittio di primo buongiorno

Sarà che il mondo
è pieno di ambulanze, ma
– Nessun problema! – ho urlato,
non fosse per lo sguardo
intimo e privato
che dilapida anche adesso nel riflesso
questo gioco di ruolo del mio sogno

 

Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955. Insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni saggistiche: La poesia contemporanea (il Mulino 2012), Poesia italiana dal Novecento a oggi (Marietti 2019), Una questione finale. Poesia e pensiero da Auschwitz (Book Editore 2020). Per Einaudi ha pubblicato L’isola dei topi (2021). Come poeta in proprio ha pubblicato diverse raccolte confluite poi nel volume Poesie 1980-2014 (Aragno 2018).

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