Nota e traduzione di Maria Luisa Vezzali

L’incontro con la personalità poetica che ha vissuto intensamente in un luogo concede a volte una sapienza più profonda dell’ambiente, così come l’incontro con una patologia cronica permette a volte un’analisi più attenta del corpo. Queste circostanze si combinano in Polly Atkin (classe 1980), a partire dal momento in cui da un lato si è trasferita in Cumbria per studiare “sul campo” la scrittura di William Wordsworth, dall’altro ha scoperto di soffrire di una complessa condizione di salute. È da questa convergenza che nasce la “psicogeografia” di Much with Body (Seren 2021), un’opera che ripropone l’intima connessione poeta-natura di tradizione romantica, ma la ibrida con il dubbio tutto contemporaneo di poter realizzare davvero una fusione panica con essa e con i sussulti di un corpo travagliato che è contemporaneamente il fondamento dell’identità e il grande rimosso della storia. A questo proposito in Unwalking l’autrice esplora il «pianeta morto di me» con versi di eloquente chiarezza: «Il corpo è […] / ciò che non posso non scoprire, continuamente lungo il cammino, / ciò che non posso scoprire, da cui non posso sganciarmi, sfilare le braccia / come da uno zaino, un vecchio bagaglio». E d’altronde in Habitats Atkin ci offre il resoconto di un’inutile lotta sferrata per tenere una schiera di minuscole rane fuori dalla casa: nonostante tutti gli sforzi per salvare i piccoli anfibi e restituirli al loro habitat, è costretta a rendersi conto di quanto sia impossibile imprimere il proprio ordine sulla natura, che la assale con la sua produzione caotica e inarrestabile di vita, ma forse ancora più spesso con il suo accumularsi irrimediabile di morti. Perché «life is feeble». E verrebbe da tradurlo leopardianamente «la vita è frale».
«Nella malattia, – scrive Isobel Roach in una recensione al libro – l’autrice è in sintonia con la terra», ma qui si tratta di una “sympathy” continuamente decostruita e messa in discussione. È frequente infatti che, quando ci si lega affettivamente a un paesaggio, lo si percepisca come una presenza vicina e benefica («il lago / è una nonna. Possiede il proprio carisma. / Cela galassie nel nucleo con il suo cuore branchiato / vasto e pesante come una luna»), ma è altrettanto evidente quanto l’artista si emancipi di rado dall’idea egoriferita che il mondo abbia una verità da rivelare in esclusiva a lui: «Il poeta / si macchia di pensiero magico, legge ogni comparsa del capo del barbagianni come un annuncio, / ogni airone un dono, ogni verme lento, ogni ape / un messaggero personale» (Charismatic Animals).
Much with Body è strutturato in due lunghe sezioni separate da una parte composta da soli tre testi, in cui Atkin, allontanandosi dalla riflessione autobiografica, si lascia ispirare dalle pagine scritte da Dorothy Wordsworth. Sorella minore del celebre poeta, Dorothy è una delle numerose figure di donne, cancellate dalle amnesie della storia dominante, che vale la pena di far riemergere dal buio. Dalle informazioni rintracciabili nei repertori si ricava che era naturalista e scrittrice, ma non interessata alla pubblicazione, amica (forse innamorata) di Coleridge. Nel 1829 una grave malattia, che ha avuto ripercussioni anche sul suo equilibrio mentale, l’ha costretta a una vita da reclusa fino alla morte avvenuta nel 1855, lunghi anni di inattività e immobilità descritti nella sua ultima opera, Pensieri dal mio letto di dolore. Le vicissitudini dei suoi diari sono davvero singolari: rimasti dimenticati per anni, nel 1931 vengono ritrovati da Beatrix Potter – autrice della fortunata serie di storie per ragazzi che hanno come protagonista Peter il coniglio – nella rimessa del Dove Cottage, la casa dei Wordsworth appena acquistata, e finalmente pubblicati nel 1933 con il titolo di Grasmere Journal.
La poesia che si trova al centro di questa seconda parte, e che costituisce quindi il cuore della raccolta, è quella che dà il titolo all’intera opera, Much with body. Si tratta di una suite in diciotto movimenti in cui è appunto Dorothy la dramatis persona intenta a documentare minuziosamente le variazioni che riscontra nel clima e nel proprio stato di salute, mescolandole e alternandole senza soluzione di continuità, nelle loro improvvise manifestazioni, a volte sintonizzate (cfr. «solo un piccolo scroscio» in relazione con «Ero stanca / & debole», oppure «La notte è stata davvero burrascosa. Io davvero malata»), a volte divergenti (cfr. «Cose verdi irrompono / meravigliosamente alla luce» contro «Forza molto debilitata»). A causa dell’immobilità della persona e del piccolo orizzonte a cui è relegata, la sua osservazione di ciò che avviene indifferentemente dentro e fuori di sé è implacabile. Nello stile scarno e frantumato i soggetti stessi si confondono e sovrappongono. Nella traduzione qualcuno è stato esplicitato per consentire meglio a chi legge di lasciarsi trascinare dal flusso degli appunti, per rendere più chiara l’urgenza di trascrivere ogni minimo dettaglio, come quando si sa che il tempo è poco, la lucidità è rara, e non si vuole perdere nulla di ciò che resta, del vivere, del percepire. Nonostante il tema doloroso, infatti, Atkin riesce a rendere con efficacia quanta gioia possa scaturire dallo scorrere vigoroso della pioggia («Bellissima & felice / verrà la pioggia») o dal fiorire instancabile del giardino («i miei fiori Primaverili e Invernali»). Altrettanto cruciale è notare quanto la sofferenza intrinseca alla malattia, oltre a rendere complesso un atto semplice come «scendere le scale», agiti l’inquietudine massima del non poter più scrivere perdendo così l’unica possibile affermazione di vita rimanente. La corrispondenza a cui non si è in grado di rispondere brucia, incendia la casa: «Lettere fumano sotto le scale».

Molto col corpo
Bellissima & felice
verrà la pioggia
ma solo un piccolo scroscio
convalescente
nonostante la Pioggia.
Ero stanca
& debole & però
avevo poco dolore
non potevo vedere oltre
non una goccia di pioggia
& Pioggia prima di notte
& dal giorno
a ora è chiaro
con poche grandi sagome di nuvole indaffarate
& noi noiosi e turbolenti
& le piogge moderate. Comincio a leggere
la Vita il sole del mio leggere. Giusto
o quasi

(Ero stanca
& soltanto)

*

La notte è stata davvero burrascosa. Io davvero malata. Per quale motivo
o ragione non so – dolore – malattia –
emicrania – sudorazione – caldo & Freddo –
esausta e senza dolore, ho dormito

& una grandinata cade dall’argento abbagliante
& nuvole scure per ricordarci di non aspettare
la calma. Questa sera, davvero burrascosa, pioggia
a secchiate scagliate contro le mie finestre.

*

Dopo una notte
burrascosa nubi
bianche abbaglianti
& buio & neve
& di tanto in tanto
una scintillante grandinata
& una luna
& tutte le cose scintillano

*

Sole freddo tra grandi nuvole luminose c’è più calma.
Seduta alcune ore con la pioggia, pioggia burrascosa.

Sono meravigliosamente Ri-stabilita & burrasca.
Un articolo conclusivo contro la riforma.

Scacciate le stesse parti della nostra venerabile luna luminosa.
Non sono in grado di ascoltare preghiere.

*

Grandi nuvole abbaglianti mi visitano. Amabili
infuriano. Lettere da una triste casa sperduta.
Di notte, rovesci tremendi scorrono lungo
le mie finestre. Tollerabile, ma scurissimo.
Molto feriti da avvertimenti improvvisi, siamo
di nuovo bloccati nel mio stato ancora impotente
nelle convulsioni – & molto col corpo.

*

Pioggia spaventosa.
Secchiate di pioggia
nella notte & feroci sferzate.
Vento tremendo
& pioggia in un momento
di quiete & la burrasca
ritorna
più crudele che mai.

*

Infuria meno. Nessun attacco. Sto bene
& la pioggia inaspettatamente va e viene.

Esami finiti senza intoppi e di nessuna importanza.
E rovesci & non riesco quasi a parlare.

Lettere fumano sotto le scale.

*

La pioggia non lascerà le sue usuali roccaforti.
Un rovescio scintillante viaggia sopra di noi.

Ho attaccato ramoscelli frondosi di Sambuco
tra i miei fiori Primaverili e Invernali

il mio giardino visitato in tutte le stagioni
dalle api, senza riposo.

*

La nebbia mette il bavaglio al canto degli uccelli di mattina
spariti in questa pioggia nebbiosa. Io sono stata

malissimo la notte scorsa – per la sofferenza & – meglio –
volontà sofferente. Sono debole quindi

timorosa di scendere. Timorosa della fatica
di scendere le scale. Sto meglio, anche se sofferente. Farfalle

e api nei miei giardini. Sono senza
dolore & non potevo unirmi alle preghiere.

*

Aria gelida davvero luminosa – davvero allettante –
ma no!
Arti non abbastanza forti
da essere disposta
ad alzarmi – a sdraiarmi. Giornata luminosa
ma pericolosa
– ahimè! Poveri prigionieri!
Una bella
mattina luminosa. Dormito Bene. Davvero
malata & un sonno profondo
segue la vecchia bella luna.

*

I miei fiori perenni. Bramo uscire.
Quanto bramo essere libera all’aria aperta, gli uccelli
sono tutto un canto, la terra & l’aria preparazione
per la messa & riposo dal massacro. Qualcosa
nell’aria opprime. Non sto bene.

Ancora mi dicono che l’aria è troppo fredda per me.
Uscire e sentirlo – il vento rovinoso
mi rinchiude. La casa è impotente.
La mia piccola cella, glorioso rosso
di anemoni. Il mio tesoro per tutto l’inverno.

*

Ho patito molto (malattia & sofferenza) e continua
Non mi arrischio a uscire e sono molto più forte non
uscirò sono stata male non posso uscire debole e languida mi sono alzata
sospinta a letto dalla malattia vomitata bile alzata come al solito
costretta a tornare a letto & davvero indisposta eppure non molto dolore poco
bene senza senza troppo dolore giacevo freddo
buio & totalmente incapace di leggere impedita a parlare incapace

*

La pioggia continua. Cose verdi irrompono
meravigliosamente alla luce. Il tuono
chiama ma non riesco a vederlo. Forza
molto debilitata. Oggi avrebbe dovuto essere il primo maggio. Gli alberi
irrompono ma io sono prigioniera. Malattia,
molta pioggia. Sono apatica e non ho piaceri.
Abbastanza libera da attacchi di dolore.
Non sono di compagnia. I rovesci trafiggono.
Guarisco, lentamente. Terra
che languisce – trapiantata – ristabilita.

*

Piove e la triste fatica dei muri
riempie le stanze con la strada, veloci
progressi piccole rose rosse & una piccola
foglia verde. Ma quella è bella, solitaria
su mia richiesta. Una dolce mattina splendente
mi ha fornito vari fiori finché le gambe
non mi sostenevano più, viaggiatrice.
Poverina! Ha aspettative di svezzamento.
Non mi avventuro fuori.

*

Aria dolcissima e sacra e un
lungo attacco di dolore. Va spesso ottimamente
per un corpo invalido. Riuscivo a malapena a parlare
stranamente & il freddo si è placato. Una brillantezza
che superava qualsiasi cosa avessi visto a quell’ora.
L’aria mi fa bene. La sento ristabilita
alla luce. Ho fatto una passeggiata dentro casa.
Qualcosa mi opprime. Il lato selvaggio della natura
con elaborata formalità. Di notte non bene
perché mi sono sentita oppressa & davvero inquieta.
Vedermi all’aria aperta sull’erba.

*

Mi sono alzata – delusa – stanca & sofferente.
C’è quasi un ramo abbandonato quando giaccio
sul letto, non vorrei separarmene.

La Morte – o forse mi sbaglio – d’ottima
salute & umore – alla mia porta – ma non sono riuscita
a vederla. Sono stata veramente male tutta la sera

& non sono riuscita
a viaggiare
fino al piano di sopra.

*

Ho avuto molto dolore.
Soffiano venti scuri – si addensano rovesci.

Pioggia battente. Così malata
da non riuscire a vestirmi. Arti

di marmo. Di nuovo molto dolore. Piove
piove & dolcemente ma piove

*

Con l’immobilità sono abbastanza a mio agio.
Il lampo di un fulmine, con tuono vicino

– & di notte anche rovesci davvero intensi –
prigioniera di Grandi Rovesci mi sento davvero a mio agio

ma di sera dolore & sento gli arti rafforzarsi
e il gonfiore è minore con pioggia invisibile.

Much with body
Very beautiful & glad
rain will come
but only a small shower
convalescent
in spite of Rain.
I was fatigued
& weak & though
in little pain
could not see past
not a drop of rain
& Rain before night
& from the day
to the present clear
with a few large shapes of busy clouds
& us dullish & turbulent
& the rains moderate. I begin to read
the Life the sun of my reading. Fair
or nearly so

(I was tired
& only)

*

The night was very stormy. Very ill. Why
or wherefore I know not – pain – sickness –
head-ache – perspiration – heat & Cold –
exhausted & free from pain, I slept

& a hail shower falls from dazzling silver
& dark clouds to remind us not to expect
a calm. This evening, very stormy, rain
by pailfuls driven against my windows.

*

After a stormy
night clouds
dazzling white
& dark & snow
& now & then
a glittery hail shower
& a moon
& all things glittery

*

Cold sun by bright big clouds grows calmer.
Sat some hours with the rain, stormy rain.

I am wonderfully Re-established & stormy.
A conclusive article against reform.

Cast out the same parts of our venerable bright moon.
I am not able to hear prayers.

*

Large dazzling clouds visit me. Amiable,
blustering. Letters from a lost dismal house.
In night, tremendous showers streaming down
my windows. Tolerable, but very dark.
Much harmed by sudden warnings, we are
again fixed in my still helpless state
in convulsions – & much with body.

*

Fearful rain.
Pailfuls of rain
in the night & fierce lashes.
Tremendous wind
& rain in a quiet
moment & storm
come back
as bad as ever.

*

Blustering better. No fits. Doing well
& unexpectedly raining by fits.

Trials smoothly over and of no importance.
And showers & almost unable to speak.

Letters smoke below stairs.

*

The rain will not depart from its accustomed strongholds.
A glittering shower travels over us.

I have been sticking leafy green twigs of Elder
among my Spring and Winter flowers

my garden all of the seasons visited
by bees, taking no rest.

*

Misty muzzling bird chaunting morning
gone off in this misty rain. I was very

poorly last night – from pain & – better –
will in pain. I am weakly therefore

afraid to go down. Afraid of the fatigue
of down stairs. Better, though in pain. Butterflies

and bees amid my gardens. I am free
from pain & I could not join in prayers.

*

Very bright frosty air – very tempting –
but no!
Not strong enough in limbs
to be willing
to rise – lay down. Bright day
but dangerous
– alas! Poor prisoners!
A fine
bright morning. Slept Sweetly. Very
sick & a deep sleep
follows the old fine moon.

*

My flowers everlasting. I long to be out.
How I long to be free in the open air, birds
all singing, the earth & air preparation
for worship & rest from slaughter. Something
in the air oppresses. I am not well.

Still they tell me the air is too cold for me.
To go out & feel it – the blighting wind
bars me up. Helpless household.
My little cell, glorious red
of anemones. My treasure all winter.

*

I suffered much (sickness & pain) and continue it
I durst not go out and I much stronger I shall not
get out I was ill I cannot go out weak and languid I rose
driven to bed by sickness bile thrown up rose as usual
forced back to bed & very unwell yet not much pain very
poorly not not in great pain I lay chill
dark & wholly unable to read unfit to talk unable

*

Rain continues. Green things burst
marvellously into light. Thunder
calls but I cannot see her. Strenght
much beaten. This should have been May day. Trees
bursting but I am imprisoned. Sickness,
much rain. I am lazy and have no pleasure.
Tolerably free from pain attacks.
I am no company. Showers sting me.
I mend, slowly. Pining
earth – transplanted – restored.

*

Rain and the dismal labour of walls
fills the rooms with the road, advances
with speed small red roses & green
small leaf. But that is beautiful, solitary
at my request. A sweet gleamy morning
supplied me with various flowers till my legs
bear me up no longer, traveller.
Poor thing! She has a weaning expectation.
I do not venture out.

*

The air very soft and sacred and one
long fit of pain. Often very well
for an invalidish body. Could hardly speak
most strangely & the cold edging off. A brilliancy
surpassing anything I saw at that hour.
The air does me good. I feel it restored
to light. I have taken a walk in the house.
Something oppresses me. The wildness of nature
with elaborate formality. At night not well
for I was oppressed & very uneasy.
To see me in the fresh air on grass.

*

I rose – disappointed – tired & in pain.
There is a forlorn almost branch when I lie
on my bed, I would not part with.

Death – or perhaps I mistake – in excellent
health & spirits – at my door – but I could not
see her. I was very poorly all evening

& could not
have journeyed
up stairs.

*

I have had much pain.
Dark winds blowing – showers gathering.

Heavy rain. So ill
as not to be able to dress. My limbs

like marble. Again in much pain. Rain
rain & gently but rain

*

With stillness I keep pretty comfortable.
Flash of lightning, with thunder close

– & at night also the showers very heavy –
caught in Great Showers I am very comfortable

but in evenings pain & my limbs grow stronger
and the swelling is less with invisible rain.

(L’impostazione tipografica è dell’autrice)

Polly Atkin vive a Grasmere, nel Distretto dei Laghi inglese, località che il poeta William Wordsworth, il quale vi visse per quattordici anni, ha descritto come «la più splendida che uomo abbia mai trovato». È nata a Nottingham nel 1980, ha vissuto a Londra per sette anni e infine si è trasferita nel nord-ovest. Nel 2014 ha scoperto di soffrire di una sindrome di Ehlers-Danlos (famiglia di malattie ereditarie del collagene caratterizzate da ipermobilità articolare, iperlassità del derma e fragilità diffusa dei tessuti) e nel 2015 le è stata diagnosticata anche l’emocromatosi genetica (patologia metabolica ereditaria che porta a un accumulo tossico di ferro nell’organismo). In poesia ha esordito con il volume Basic Nest Architecture (Seren 2017), seguito nel 2021 dalla raccolta Much With Body. La sua biografia, Recovering Dorothy: The Hidden Life of Dorothy Wordsworth (Saraband 2021), è la prima a concentrarsi sulla vita e sulla malattia della sorella di Wordsworth e a inserirla all’interno di una storia della disabilità. Recentemente ha pubblicato anche un libro di memorie che esplora le prospettive esistenziali connesse con le malattie croniche: Some Of Us Just Fall (Sceptre 2023). Ha insegnato inglese e scrittura creativa alla Queen Mary di Londra, all’Università di Lancaster e alle Università di Strathclyde e Cumbria. Nel 2019 ha co-fondato, all’interno del Kendal Mountain Festival, l’iniziativa “Open Mountain” focalizzata sulla poesia outdoor, montana e naturalistica. Nel 2022 è diventata Fellow della Royal Society of Literature.

Maria Luisa Vezzali (Bologna 1964), docente di Materie letterarie nella scuola superiore, è traduttrice di Adrienne Rich (Cartografie del silenzio, Crocetti 20202, e La guida nel labirinto, Crocetti 20212, premio per la traduzione dell’Università di Bologna) e Lorand Gaspar (Conoscenza della luce, Donzelli 2006). Per Raffaelli (2011) ha curato un’edizione dell’Anabasi di Saint-John Perse. Altre autrici tradotte su rivista: Michelle Cliff, Carole Darricarrère, Imtiaz Dharker, Marlene Dumas, Shira Erlichman, Elaine Feinstein, Denice Frohman, Vénus Khoury-Ghata, Jade Lascelles. In poesia ha pubblicato L’altra eternità (Edizioni del Laboratorio 1987), Eleusi marina (in “Terzo quaderno italiano” a cura di Franco Buffoni, Guerini e Associati 1992), dieci nell’uno (Eidos 2004, disegni e sculture di Mirta Carroli), lineamadre (Donzelli 2007, premio Anterem/Montano), Forme implicite (Allemandi 2011, gioielli e disegni di Mirta Carroli), Tutto questo (Puntoacapo editrice 2018, premio don Luigi Di Liegro 2020). Suoi testi sono tradotti in inglese, spagnolo, francese, tedesco, svedese e arabo. È comparsa in numerose riviste e antologie, tra le quali Sotto il cielo di Lampedusa. Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa II. Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015), Officine della poesia/1. Bologna (Kurumuny 2018) e Lunario di desideri (a cura di V. Guarracino, Edizioni Di Felice 2019). È stata invitata al Festival di Mantova nel 2011 e nel 2022, al Festival dell’Autobiografia di Anghiari nel 2018, a Vola Alta Parola nel 2021, nonché in varie edizioni di PoesiaFestival, Pordenonelegge e Bologna in Lettere. Nel 2012, 2018, 2019 e 2020 ha tenuto lezioni all’interno del “Corso di Etica e Politica in prospettiva di genere” dell’Università di Bologna. Fa parte dell’Associazione Orlando e del collettivo di traduttrici WiT (Women in Translation), che ha prodotto Audre Lorde, D’Amore e di lotta (Le Lettere, ottobre 2018). www.marialuisavezzali.com

(Visited 110 times, 1 visits today)