Dall’immagine di copertina di Francesco Schiavulli, «Il Trespolo di Claudio Mirel», installazione, Museo Pino Pascali, 2012

Dalla quarta di copertina

Anche se spesso questo Saggio sulla paura si riveste di uno smalto di ironia, ha un contenuto veritieramente drammatico. Al suo interno si mischiano iperrealismo e surrealismo, comicità e tragedia, disperazione e banalità del quotidiano. Materia del saggio è il meccanismo che trasforma l’ansia in un recinto sempre più asfittico, dominato da una realtà urbana labirintica e alienante, col suo precariato esistenziale e lavorativo. Ne deriva un particolare stato mentale – un perenne sfasamento allucinatorio, caratterizzato da cupa aggressività alternata a momenti di straziante semplicità. Una continua indagine dei propri limiti, fino al punto di “saggiare” il proprio dolore: ogni ferita, persino autoinflitta, è un tentativo di riconoscere il mondo.

 

da Saggio sulla paura (Edizioni Pietre Vive)

Di una cosa mi interessa innanzi tutto il punto di rottura
provare a vedere quanto regge – ai malumori
ai logorii che riverso sugli altri e su quello che ho intorno.

Da quando ho memoria, tutto ciò che mi è appartenuto era rotto
monco mancante. Il fatto che non si torna più indietro
che la riparazione non equivale a nuova verginità
è il mistero su cui mi arrovello ogni notte, nel sogno.

*

Costruiamo questa vita monca
fatta di atti mancati poche possibilità tirare avanti.
Gli orizzonti che vediamo non sono lineari, hanno una piega
in mezzo come delle V infinitamente espanse.

Passiamo il sabato a discutere i difetti di un bilocale sulla Casilina
ipotizziamo che trasferirsi ancora più in periferia abbasserebbe la rata del
mutuo
attraversiamo Alessandrino Torre Maura Giardinetti e non vediamo niente.

Ma non è alienazione, è qualcosa che non sappiamo spiegare.
Il tempo si ammucchia fuori dalla finestra, il lavoro si assottiglia
come una candela, identità privata e collettiva diventano ogni giorno più
divaricate.

Nel legno della nostra convivenza, un parassita ha dissodato un solco.

Potremmo alzare la testa e vedere cosa è fuori, ma fuori
è lo specchio irriflesso di quello che è dentro, ovvero un bisogno
in cui siamo giocati fino all’ultimo lembo di pelle.

*

Sconta una deficienza d’animo lo specchio della nostra disapprovazione,
un’incuria atavica che eccita le crepe del nostro autistico respingere le cose.

Attraversiamo i giorni a testa bassa attirando sciagure che compensino
un’inclinazione tragicomica.

Gli alberi ingranditi a dismisura sottraggono respiro al panorama, la sterilità
prestabilita ci consegna dei giganti che per noi guardano troppo lontano.

 

Fabrizio Miliucci (Latina, 1985) vive a Roma. Ha pubblicato una raccolta dal titolo Nuove poesie (Lab 2010) e scritti di argomento letterario. Saggio sulla paura esce per Pietre Vive nel 2022.

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