Fotografia di Dino Ignani

Dalla prefazione di Giovanna Rosadini

La grammatica dei sentimenti si struttura a partire dalla relazione primaria madre-figlio, il più antico e fondante dei legami umani. Quello che nasce essenzialmente come un legame fisico e simbiotico, di contenimento prima e di stretta prossimità dopo la nascita, si evolve alla comparsa nel bambino dell’uso del linguaggio: “Ma esperta mi scopro del lutto più dolce/quando perde la voce/la prima peluria del fiore/e di colpo diventa parola/turgore crescente di frutto.” Ecco allora che Raffaela Fazio, due volte madre e arrivata alla soglia dei cinquant’anni, ha deciso di raccogliere le poesie scritte per i figli in una silloge a memento della stagione dell’infanzia, prima che sfugga… Saranno dunque le parole, la parola poetica della madre che si fa espressione di una verità enucleata subito, nella prima poesia della raccolta: “non c’è altra conoscenza/che l’amore”, a farsi veicolo di relazione e, nella sua capacità di racchiudere e trasportare il significato e la sintesi di un’esperienza di vita, a farsi “ossatura per il volo” che porterà i figli fuori dall’orbita materna. Perché i figli sono (e qui si sente la lezione di Gibran: “Tu sei l’arco che lancia i figli verso il/domani”) le frecce lanciate verso il futuro […]. Poesie improntate a una grande consapevolezza, dunque, nel loro indagare la maternità come punto fermo della vita, esperienza cardine che, se da un lato consegna inevitabilmente ad un sentimento di insufficienza, dall’altro è fonte di saldezza e coraggio. Una salda tenerezza impronta questi testi, e tradisce la volontà di lasciare un’impronta nell’animo dei piccoli destinatari. Ma “La vicenda materna si caratterizza per il limite che la madre progressivamente oppone al suo totale possesso del figlio e che traduce il dominio in responsabilità”, come ha scritto Silvia Vegetti Finzi in un altro memorabile libro sulla maternità, Il bambino della notte; […] Luci e ombre della maternità attraversano la raccolta, tanto gli aspetti lieti e di leggerezza quanto quelli problematici; la vita è fatta anche di “Materia oscura”, che sia la paura per i cani in agguato dietro a un cancello durante una passeggiata in campagna (“Un giorno avrete /un altro muro di cinta /sentirete /che contro vi si avventa /il dubbio. / Sarà d’amore o di morte. / E anche allora /ne conoscerete il fondo /appieno /solo alla svolta. /Anche allora /cercherete una mano.”) o sia lo straniamento (“Vi vedo e voi vedete/questo viso /come una casa sfitta”) prodotto dalle incomunicabili difficoltà del mondo degli adulti (“Non tutto /ciò che si ama /si redime. /Non tutto va accolto”). Però, se è vero che l’irruzione di un figlio implica, per la madre, “una ricostruzione di sé, un confronto con la vita e con la morte. Il tempo biologico viene a intercalare il tempo biografico evidenziandone drammaticamente i limiti. Alla signoria di se stesse subentra un’esperienza di soggezione a ciò che individualmente ci trascende che muta il rapporto con la natura” (Vegetti Finzi), la parola definitiva tocca alla poesia: “oltre la morte /solo l’amore /è guardia di frontiera.”

Dalla postfazione di Salvatore Ritrovato

[…], io mi limiterei a dire che il nuovo libro di Raffaela è tanto innocente quanto esigente. Innocente, perché Raffaela raccoglie cinquanta testi, quanti sono gli anni (secondo l’anagrafe) che va a compiere quest’anno, in buona parte già pubblicati in varie sillogi per i suoi cari figli, con la giunta di un manipolo di versi inediti a saldare un ponte con il presente; esigente perché il tema letterario dell’infanzia (qui inseguita fino alla prima adolescenza, a quella prima “ossatura per il volo” stigmatizzata nel titolo) non può che suscitare grande tenerezza e devozione soprattutto in chi ne conserva un ricordo, ancorché sbiadito, filtrato ed edulcorato da tonnellate di immaginario para-letterario (da Disney ai Puffi al Mulino Bianco). Non sono ragioni sufficienti per aprire questo libro e leggerlo? […] Raffaela Fazio ha composto un libro che ha registrato, di anno in anno, con accorato amore, l’immagine di due bambini nella quale possiamo scorgere, di là dal solido legame parentale (quel sentimento materno che si traduce in affettuoso cinguettio, non scevro di una levitas che emana da Pascoli ma attraversa tutto il Novecento), l’emblematica fuggevolezza di un’età che ogni essere umano attraversa, mai troppo a lungo accarezzata da non lasciare un sottile rimpianto di non detto. […]

da Un’ossatura per il volo (Raffaelli Editore 2021)

Di voi, di me

Forse un giorno scoprirete, miei bambini
che non mi conoscete
come si sa la storia di un paese
i fiumi, la bandiera o i suoi confini.
E infatti di me esiste
ciò che cambia
davanti al vostro passo forestiero.
Non posso che esser questo
per intero:
tunnel di vento
scavato e riscavato nel presente
franoso e puntellato, opera d’arte.
Ma spero scoprirete, miei bambini
la luce che ci unisce
e senza forma
dà forma
a ogni stormire di stagione:
non c’è altra conoscenza
che l’amore.

Passeggiando in campagna

Non scordate
come vi batte il cuore
all’abbaiare dei cani
la paura
che il cancello sia aperto.
Un giorno avrete
un altro muro di cinta
sentirete
che contro vi si avventa
il dubbio.
Sarà d’amore o di morte.
E anche allora
ne conoscerete il fondo
appieno
solo alla svolta.
Anche allora
cercherete una mano.

I disegni dei bambini

Si vede dalla loro grazia.
Non è semplice assenza di perizia
ma gaia reticenza.
È il senso naturale di giustizia
nel fare il mondo come lui vorrebbe
perché di nuovo viva
pieno di sbagli e vero
slegato dalle abili finzioni
di una prospettiva
che in quanto tale
si dice tesa all’infinito
ma resta poi solo parziale

Birdwatching

Ci appostiamo.
Voi tra i giunchi
io su un piano.
È dal fianco del monte
ch’io aspetto
il levarsi di un segno.
Voi studiate
lo stagno, chi scende
a beccare l’insetto.
E poi a sera
ci scambiamo gli appunti.
O restiamo in silenzio.

Forse un giorno
quei voli diversi
bucheranno la linea del tempo

fino a noi nuovamente.
E noi tre a guardarli
a guardarci distanti
ma uniti
su uno stesso orizzonte.

Raffaela Fazio (Arezzo 1971) ha trascorso dieci anni in vari paesi europei prima di stabilirsi a Roma, dove lavora come traduttrice. Laureata in lingue e politiche europee all’Università di Grenoble, si è poi specializzata presso la Scuola di Interpreti e Traduttori di Ginevra. In seguito, ha conseguito un Diploma in Scienze Religiose e un Master in Beni Culturali alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Nel campo dell’iconografia, ha pubblicato Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images (2011) e La corona che non appassisce. L’escatologia nella scultura funeraria dei primi cristiani (Contatti, 2020). È autrice di vari libri di poesia, tra cui: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni 2015) con prefazione di Paolo Ruffilli; Ti slegherai le trecce (Coazinzola Press 2017) con postfazione di Francesco Dalessandro; L’ultimo quarto del giorno (La Vita Felice 2018) con prefazione di Francesco Dalessandro; Midbar (Raffaelli Editore 2019) con prefazione di Massimo Morasso; Tropaion (puntoacapo Editrice 2020) con prefazione di Gianfranco Lauretano e postfazione di Sonia Caporossi; A grandezza naturale 2008-2018 (Arcipelago Itaca 2020) con prefazione di Daniele Barbieri; Meccanica dei solidi. Solid Mechanics (puntoacapo Editrice 2021) con prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giancarlo Pontiggia, e traduzione in inglese di Patrick Williamson. Nel 2021 è uscito anche il suo primo libro di racconti come vincitore del primo premio Narrapoetando 2021, Next Stop. Racconti tra due fermate (Fara Editore 2021). Raffaela Fazio si è occupata della traduzione dal tedesco di Rainer Maria Rilke, le cui poesie d’amore sono state raccolte in Silenzio e Tempesta (Marco Saya Edizioni 2020).

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