Fotografia di Daniele Ferroni

 

Fin dalla sua nascita, lo spazio letterario Poesia del nostro tempo si è proposto come luogo di dialogo tra poeti e autori contemporanei, in un continuo tentativo di confronto e ricerca. Mediante questa rubrica, a cura di Enrico Giacomini, Valentina Murrocu e Adriano Cataldo, l’obiettivo è proprio quello di portare avanti questa esplorazione, anche attraverso i nuovi modi e mezzi di comunicazione del contemporaneo.

Nel nono episodio della rubrica Enrico Giacomini ha dialogato con Christian Sinicco. L’intervista ha indagato alcuni dei temi principali della poetica dell’autore, concentrandosi soprattutto sulla sua ultima raccolta, Alter (Vydia 2019). Inizialmente si sono esplicitati i punti in comune e le differenze tra la prima sezione del libro (Città esplosa) e la seconda (Alter); in seguito si è discusso, a livello più ampio, l’importanza data all’aspetto linguistico nell’intera raccolta. In particolare l’analisi si è concentrata sull’atto poetico, al quale l’autore si rivolge con grande fiducia, in quanto codice capace di una di trasmissione profonda. Da menzionare infine è stata anche la discussione nata attorno al personaggio di Alter, che attraverso varie domande ha avuto l’intento di chiarirne gli aspetti più caratteristici e i motivi che hanno portato a tali sviluppi fantascientifici.

 

da Alter (Vydia 2019)

 

vive ancora nei petali
ma le foglie sono appassite
goccia di ghiaccio dove il vivere
significa morire
ma cosa significa morire?
è una Babele distrutta dalle generazioni in corsa
che ha fermate di steli e scende la curva,
è l’altare
dalla coda dura
cortina perenne di nevi, bestia
che grugnisce i prati, mugugna
sorda per le vie del muschio
livido, e su acciai avvelenati
rosso torpore della luce fievole
circonda i palazzi grandi meridiani
con grossi montoni che divorano i residui
di ossa in chiesa e da salme congelate
stacca le mani sul vento che raccoglie
aliti spenti
da sfere di crani
ma vive ancora nei petali
le foglie sono appassite
vive goccia di ghiaccio
questa Babele
vive

 

[ALTER]

increspate
grandi bolle colorate
e fili che giungono al cielo
nel chiarore che avanza sempre più
scompaiono, e dal promontorio
scendo; blu
di sasso
i chip
battono
forti l’immensità
dentro
il corpo:
profuma
a poco a poco il vento di ciliegie,
il vento di ciliegie scopre l’osso
del mondo

in sinfonia perfetta grilli elettronici
scandiscano valvole di sfogo nel ritmante
battiti perenne, cuore, in andirivieni
sotto la ceramica
del corpo…
sono l’ultimo della specie
ordinato dal centro di controllo,
sarò l’ultimo con bioniche membra
in giunture vertebrali:
l’ultimo che sente i profumi
trasmette i pensieri,
chi ordina la mente non progetta
più il corpo

il centro di controllo mi dice dal satellite
che verrà l’angelo dell’embrione solare
e supererà tutti i modelli,
verrà l’angelo distruttore di fuoco
che polverizzerà il mondo
il corpo

ma non aver paura
ultimo uomo
dopo di te
l’angelo dell’embrione solare
brucerà il vento e scoprirà
l’osso del mondo,
il vento di ciliegie
sarà
stella

 

[IDENTITÀ: autoriconoscimento unico]

questi noi non saremo più noi,
saremo solo l’immagine di uno,
come le siepi disornate
che non si riconoscono
e poco più in là, oltre la duna,
le erbe ingiallite e questa sommità,
il ferro che spunta sulla sabbia
e il cofano metà verde stinto
aperto e con la ruggine
il cuore del tuo passato (e sull’acqua
l’alba di questo giorno rinascente,
in cui tutto è nuovo, ci converte

 

[AUTOMATISMO : codice]

io sono seduto nella sua pioggia di spore
sognando di essere una montagna e sento
il cielo tutto intorno, intoccabile, pieno di
stami, liquido come un torrente, coagulato
come l’universo prima della mia comparsa

 

Christian Sinicco è nato a Trieste nel 1975. Nel 2002 diviene caporedattore di “Fucine Mute”, tra i primi periodici multimediali ad essere iscritto nel Registro Stampa in Italia (1998), dove avvia il progetto di catalogazione della poesia delle nuove generazioni; intervista anche alcuni tra i poeti italiani più significativi, come Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Franco Loi. Tra le sue pubblicazioni: Passando per New York (LietoColle 2005; prefazione di Cristina Benussi) e Alter (Vydia 2019; introduzione di Giancarlo Alfano). Le sue poesie sono state tradotte in bielorusso, catalano, croato, inglese, lettone, olandese, sloveno, spagnolo, tedesco e turco. Attualmente dirige Poesia del nostro tempo. Ha curato anche l’indagine sulla nuova poesia dialettale L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti in dialetto e in altre lingue minoritarie (1950-2013) (Gwynplaine 2014) e, fino al 2018, gli annuari di poesia di Argo. Presidente del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini, si occupa di lingue e dialetti nelle giurie dei premi Giuseppe Malattia della Vallata, Pierluigi Cappello e Rainer Maria Rilke. Dirige il piccolo festival Ad alcuni piace la poesia (Montereale Valcellina, PN); a Trieste ha fondato il gruppo di poesia Gli Ammutinati e, in seguito, la Lips – Lega Italiana Poetry Slam, di cui è stato presidente, nonché ha diretto alcuni festival, tra cui Iperporti – Scali Internazionali di Letteratura. Sulla rivista In pensiero è possibile ascoltare un estratto di Alter interpretato dall’autore in occasione di una performance assieme alla rock band Babygelido (qui).

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