Particolare dell’immagine di copertina di Alexej von Jawlensk

da Il protetto del cervo – El protegido del Ciervo (Samuele Editore 2019), trad. di Antonio Nazzaro

LUCE NEL CORPO

Nel passato divento fiume.
I miei morticini mi cadono addosso.

Gli occhi privati dalla calce e il fumo.

L’orto e gli uccelli di mio padre.
Mio padre adesso.

Da qualche parte
che non è questa terra.

I gelsomini nel desiderio.
I gelsomini negli occhi del fiume
dove si sommerge

il mondo.

Gli occhi si trattengono un istante,
il tempo è fiume
è memoria
e il passato,

luce nel corpo.

LUZ EN EL CUERPO
En el pasado me vuelvo río.
Mis muertitos me caen encima.

Los ojos desposeídos de cal y humo.

La huerta y los pájaros de mi padre.
Mi padre ahora.

En algún sitio
que no es esta tierra.

Los jazmines en el deseo.
Los jazmines en los ojos de ríos
en el que se sumerge

el mundo.

Los ojos se detienen un instante,
el tiempo es río
es memoria
y el pasado,

luz en el cuerpo.

FILI DI SETA

Le mie unghie entrerebbero nella tua clavicola
e ti lascerei affogato
chiedendo
chiedendo un solo giorno.

Mentre io mi metterei davanti allo specchio
offrendoti il mio piacere di regina,

mi seguiresti con gli occhi atterriti
senza respirare
e allora mi spoglierei
e vedresti sangue annodato con fili di seta.

Ballerei con le mie cicatrici,
la danza di un qualche ventre,
e ti lascerei morire.

Però per morire bisogna
aver vissuto almeno
un giorno
allora perché ucciderti
se sei sempre stato morto.

HILOS DE SEDA

Mis uñas entrarían en tu clavícula
y te dejaría ahogado
pidiendo
pidiendo un solo día.

Mientras yo me pondría frente al espejo
ofreciéndote mi goce de reina,

me seguirías con los ojos aterrados
sin respirar
y entonces me desnudaría
y verías sangre anudada con hilos de seda.

Bailaría con mis cicatrices
la danza de algún vientre,
y te dejaría morir.

Pero para morirse hay que
haber vivido por lo menos
un día
entonces para qué matarte
si siempre estuviste muerto.

SINFONIA

Non ancora morto hai perso il tuo nome.
Omero

Vampira hai succhiato il tuo sangue
hai mangiato il tuo sguardo d’alberi d’autunno,
e sei morto.

Graciela Aráoz che riposi in pace, dice il mio epitaffio.
E ho deciso di assistere al mio funerale.
Piangono la mia morte quelli che forse una volta mi amarono
e quelli che mi amano sono nelle perturbazioni del bacio profano.
che spogliava le farfalle nell’intimità dei corpi.

Sto lì come se fossi un uccello che canta
l’ultima canzone del commiato.
Il mio nome nella cassa sembra smeraldo
e rido la mia fame di disperazione
è stato un istante degli dei nel teatro della commedia.

Sono al mio funerale e guardo l’acqua delle mani di mia madre.
Oramai non sono di qui, né possiedo ricchezze, né figli né mariti.

Un tordo nella bara brillante
strappa il mio nome
e tra il nulla dell’aria canta
quella canzone
che da bambina sentivo nella casa degli uccelli.

Sono morta, però neanche da morta ho perso
il mio nome.

SINFONÍA

Ni aun muerto has perdido tu nombre.
Homero

Ni aun muerto has perdido tu nombre.
homero
Vampira has chupado tu propia sangre
has comido tu mirada de árboles en el otoño,
y has muerto.

Graciela Aráoz que en paz descanses, dice mi epitafio.
y he decidido asistir a mi entierro.
Lloran mi muerte los que alguna vez me amaron
y los que me aman están en la intemperie del beso profano
que desnudaba las mariposas en la intimidad de los cuerpos.

Estoy allí como si fuera algún pájaro que canta
la última canción de despedida.
Mi nombre en el cajón luce a esmeralda
y río porque mi hambre de desesperación
fue un instante de dioses en el teatro de la comedia.

Estoy en mi entierro y miro el agua de las manos de mi madre.
ya no soy de aquí, ni poseo riquezas, ni hijos ni maridos.

un zorzal en el ataúd lustroso
arranca mi nombre
y entre la nada del aire canta
aquella canción
que de niña oía en la casa de los pájaros.

Estoy muerta, pero ni muerta he perdido
mi nombre.

Graciela Aráoz nasce a Villa Mercedes, provincia di San Luis, in Argentina. Laureata in Lettere, è ammessa al dottorato di ricerca all’università di Madrid dove consegue il titolo di dottore alla ricerca in Lingua e Letteratura Spagnola. Successivamente si laurea anche in Filologia. Attualmente è la Presidente della “Sociedad de Escritoras y Escritores de la Argentina (SEA.)” oltre che direttrice del FIP Festival Internacional de Poesía di Buenos Aires. Ha pubblicato le sillogi: Equipaje de Silencio, Itinerario del fuego, Diabla, El protegido del ciervo e i saggi: Ángel García López: un rinnovamento nella lirica spagnola contemporanea e La Participación Femenina nel parlamento nel periodo 1983-2001. Nel 2012 ha scritto la prefazione all’edizione argentina dell’antologia El Amor y lo Ángeles di Rafael Alberti, oltre a vari saggi sulla cultura, educazione, lettura e la partecipazione della donna nella politica argentina. Ha vinto in Spagna il primo premio nei concorsi Tiflos de Poesía e Poesía Vicente Aleixandre, ed è arrivata seconda nel premio Carmen Conde. I suoi testi sono stati tradotti in giapponese, turco, tedesco, portoghese, inglese, croato, francese, cinese arabo e italiano. Nel 2014 ha vinto il Festival di Poesía di Granada. Nel 2016 La Fundación Argentina Para la Poesía le ha consegnato il Premio Puma de Plata alla carriera

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