Immagine di Tomaso Binga

da Pas revoir (Le Dé bleu, 2002), traduzione di Francesca Marica

Nulla da indossare per proseguire con gli occhi
rossi.
I conigli bianchi sono in-
nocenti ma tu non racconti più favole.
E i miei mazzi di fiori si spezzano in due il
vento mi strappa il mio unico vestito blu per
portarlo in paradiso.
È uno sguardo duro da sostenere.
Sempre correre

Rien à mettre pour aller avec les yeux
rouges.
Les lapins blancs ont beau être inno-
cents tu ne dis plus d’histoires.
Et mes bouquets se cassent en deux le
vent me lève ma seule robe bleue pour
l’emporter au paradis.
C’est un regard dur à porter.
Toujours courir

*

Non andremo più a funghi
la nebbia ha divorato tutte le capre
bianche e anche le nostre ceste.
Non andremo più
nelle grandi città che somigliano a balene
grigie molto ben organizzate, lì i nostri cuori
sarebbero persi.
Né al cinema andremo, né al circo, né al caffè-
concerto né alle corse ciclistiche.
Non andremo non andremo più
non più di quanto andremo
non rideremo non rideremo più di quanto
rideremo ubriachi

Nous n’irons plus aux champignons
le brouillard a tout mangé les chèvres
blanches et nos paniers.
Nous n’irons pas non plus dans les
cités ènormes qui sont des baileines
grises très bien organisées où nos cœurs
se perdraient.
Ni au cinéma ni au cirque, ni au café-
Concert ni aux courses cyclistes.
Nous n’irons pas nous n’irons plus
pas plus que nous n’irons nous ne
rirons pas que nous ne rirons plus que
nous ne rirons ronds

*

Le rose possono arrossire bene nei
giardini più vecchi non sono loro
i cuori senza memoria.
Enormi palizzate e sale alla
testa raccolto in corone di nulla.
Dove sono sistemati i nuovi giochi
l’eternità si guasta con facilità.
Cade un po’ indietro con la schiena
e le guance.
E mio padre è lì che si arrabbia
o forse se la ride mio padre ha trent’anni
e tutto il tempo davanti

Les roses peuvent bien rougir dans les
plus vieux jardins elles ne sont pas le
cœur sorti de la mémoire.
Énormes palissades et ça monte à la
Tȇte en couronnes de rien.
Là où les jeux nouveaux étaient
Juchés facile l’éternité valdingue.
Ça tombe un peu beaucoup le derriére
Et les joues.
Et mon père là-dedans grondant ou se
Marrant mon père qui a trente ans peut-
ȇtre et tout le temps

*

Mio padre mio padre nella terra con il vento d’estate con il vento d’inverno.
O padre mio, nella terra interrato, continuo a chiamarti mio padre mio padre.
Nel vento d’inverno, nel vento d’estate, nella terra sepolto nel vento cantato.
Bambino dentro i grandi abeti verdi sei stato tu a fischiare, sei stato tu a soffiare bambino dentro i grandi abeti bianchi
Mio padre ripeto nell’aria e c’è un fiore lanciato in alto
entrambi i piedi nella ghiaia leggera.
Le mani sono per il fiore o per l’uccello

Mon père mon père en terre au vent d’été au vent d’hiver.
Oh mon père terra terraqué je te répète perroquet mon père mon père.
Au vent d’hiver au vent d’été en terre entier au vent chanté.
Enfant dans les grands sapins verts c’était toi qui sifflais soufflais enfant dans les grands sapins blancs
Mon père je te répète en l’air c’est une fleur lancée assez haut
les deux pieds dans tes graviers clairs.
Les mains pour la fleur ou l’oiseau

 

Valérie Rouzeau, poeta e traduttrice francese, è nata nel 1967 a Cosne-sur-Loire, Borgogna. Dopo essere stata pubblicata su varie riviste, L’Insolent, Décharge, Travers, Poésie 98, Triages, Propos de Campagne, Plein Chant, La Polygraphe, Arcade, Petite, La Sape, Neige d’August, The Literary Fortnight, Highlights, Contemporary Poetic Form, ha raggiunto un buon riscontro di pubblico e di critica con i suoi due primi lavori, Pas encore nel 1999 e Neige rien nel 2000. Nel 2012 ha ricevuto il premio Guillaume-Apollinaire per la raccolta Vrouz e nel 2015 il premio Robert Ganzo come tributo alla sua opera poetica complessiva. Il suo libro più recente è Éphéméride, pubblicato nel 2020 da Editions de la Table Ronde. Rouzeau è molto attiva nel sociale, si occupa di letture pubbliche e di laboratori di poesia nelle scuole. Vanta anche collaborazioni musicali con il gruppo francese new wave e alternative rock Indochine, suoi i testi Comateen 2, Lazyboy e Tatulla.

Francesca Marica, poeta e artista visiva è nata nel 1981 a Torino. Da anni vive e lavora a Milano. Ha vissuto e lavorato anche in Francia e Spagna, dove ha frequentato la scena poetica e teatrale approfondendo i temi sociali legati al lavoro e alle questioni di genere. Sue poesie e prose sono apparse su diverse riviste: Argo, Nazione Indiana, Utsanga, Carte nel Vento, Rebstein, Poesia del Nostro Tempo, Le nature indivisibili, Avamposto, Imperfetta Ellisse, Poetarum Silva, NiedernGasse. Concordanze e approssimazioni (Il Leggio Editore 2019) è il suo ultimo libro in versi. Tra i più recenti riconoscimenti, nell’anno 2021: la vittoria del Premio Montano XXXV edizione (sezione poesia inedita) e il Premio Speciale Bologna in Lettere (sempre per la poesia inedita). Si occupa anche di traduzione. Traduce dall’inglese, dal francese e dallo spagnolo.

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