Dalla descrizione della casa editrice

E una poesia contratta quella di Stefano Massari, ripiegata intorno a un nucleo di immagini sghembe e ricorrenti che sembrano contrapporsi al mondo delle macchine evocato nel titolo. Non c’è conforto in questi versi, tutto sembra collassato, come se si volesse rimarcare una condizione claustrofobica, di alienato, di scorticato, tesa a creare una pronuncia straniante e vertiginosa che tuttavia conserva i crismi di un’autenticità rara. Non sarà difficile indicare tra i maestri di Massari alcuni autori novecenteschi che hanno esibito la parola alla stregua di un osso, di un referto: da Fortini a De Angelis, passando per Antonio Porta. La nostra epoca peraltro non ha più bisogno di parole e maestri, bensì di un silenzio che arrivi a cancellare tutto il dolore accumulato da un corpo che modula nelle sue dodici morti altrettante resurrezioni. E bandita qualsiasi armonia che non sia quella che si rifà alle dinamiche di una fisicità perduta nell’ingranaggio di un pensiero sclerotizzato, teso ad ammassare, «con gesti di scure e carità», le pagliuzze d’oro e lo sterco, per ricordarci che siamo preda non di un sogno, ma delle «mani imputridite dei mercati».

da Macchine del diluvio (MC Edizioni 2022)

(antefatto)

continuano a cantare le iene ogni giorno che viene
sulle ossa sorvegliate dalle madri piene di gloria
intorno alla casa a guardia che tiene pulita
e prigioniera la storia nel sangue che unisce
la rabbia caduta e quella ancora illesa che regge
la schiena e lava le tracce dei denti dopo l’urlo
in piena e protegge i compleanni dei figli
con le mani di padre che fumano e preparano
la resa

Dalla sezione: primi dodici morti (1969-1996)

VIII

l’ottava divorava il cranio della donna
più alta piena di grazia e gentile che rideva
come ridono a volte le cose più antiche
custodite tra le macchie le cure e le tessiture
delle donne quando proteggono i figli
dalla santa impotenza del padre

non guardarla diceva in coro mia madre
è rimasta una povera croce scavata
senza pietà

Dalla sezione: figure del diluvio

il più amato tra noi non sa obbedire
perché conosce tutti i nomi dei morti
e quel suono imminente che sempre noi
rinneghiamo e ridiamo di lui quando
chiede perdono ogni mattina di questa vita
nel mondo e si impicca alle ciminiere
più alte con un cappio conservato intatto
nei secoli dei secoli dai padroni
delle cattedrali dei quartieri
dei tribunali

Dalla sezione:macchine del diluvio

[mater bianchissima e sola sul confine
nei cortili dove restiamo muti lontani
gli uni dagli altri tra le pianure di queste case
e animali della buona sorte avvolti ai fianchi
e stanchi sull’abisso con un volto vecchio
tenuto tra le mani e il pianto improvviso
come una frusta sulle gole sorelle immemorabili
che non smettono di baciare sulla bocca
il padre morto come un talismano]

Dalla sezione: diario nostro

XVII

chiunque tu sia allora sillaba contro sillaba
corpo madre cardinale giura che posso
ancora pronunciare questo ennesimo addio
curvo come un diluvio un digiuno una febbre
un calendario di prede e regole del bene
che finalmente posso entrare nell’unica tua
temperatura dell’alba perfetta e finale

 

 

Stefano Massari è nato a Roma (1969), poeta, videomaker, artista visivo, vive a Bologna. Ha pubblicato in poesia: diario del pane (Raffaelli 2003 – post-fazione di Alberto Bertoni); libro dei vivi (Book editore 2006 – post-fazione di Alberto Bertoni); serie del ritorno (La vita felice 2009 – prefazione di Milo De Angelis). Libri che hanno ottenuto premi e una vasta attenzione critica. Suoi testi sono presenti su numerose riviste letterarie e antologie critiche e tematiche, in rete, in Italia e all’estero. In dialogo critico con Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori ha pubblicato il volume Stati di poesia contemporanea (l’Arcolaio 2017). Ha realizzato video su poeti contemporanei italiani e stranieri e suoi progetti di videopoesia e videoarte sono stati ospitati in vari festival di letteratura e arti visive, italiani e internazionali. In videopoesia ha vinto il premio TreviglioPoesia nel 2009; un suo lavoro di videopoesia è stata esposto nel 2011 alla Biennale d’arte di Venezia. Tra il 2000 e il 2010 ha fondato e animato diversi progetti culturali: FuoriCasa.Poesia, SECOLOZERO, LAND e CARTA|BIANCA, muovendosi tra web, video e arti visive, riviste, ideazione e direzione di collane di poesia ed organizzazione di eventi e curatele di mostre. Ha curato per oltre quindici anni i progetti video del Teatro delle ariette (www.teatrodelleariette.it), con cui ha realizzato numerosi lungometraggi in Italia e all’estero, ha inoltre realizzato numerosissimi altri progetti video tra teatro, poesia, video-arte, arti visive, comunicazione istituzionale e promozione sociale.

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