Dalla Prefazione di Ilaria Grasso

La pelle di questi a capo è composta prevalentemente da mare e terra – di sale è fatto il mare e di solchi è fatta la terra. L’immaginario è senz’altro di tipo mediterraneo ma non ci risparmia di sorprendenti scorci urbani in cui l’autrice esiste come “ciuffi d’erba/disobbedienti al cemento urbano”. Ecco quindi che – avvicinandoci al cuore della raccolta – la materia bastarda inizia piano piano a canalizzarsi tramite il dialogo che Doris ingaggia con la poesia. La parola in questa raccolta è una parola ad alto potenziale empatico per cui è facile familiarizzare con chi scrive proprio perché i versi hanno grande capacità di “ascolto”. Doris si assume il coraggio della prima persona, non si scherma nella finzione di una terza persona o di altri escamotage. Dice tutto così com’è. Ci parla del desiderio, delle rughe, della stanchezza di portare il codice fiscale. [..] In questa stanchezza Doris non si lascia tentare dall’indulgenza del riposo – mai menzionato in questi versi – si fa fumare i piedi. Ha la schiena dritta e su questa parte del corpo che non vede riesce a sentire tutto. Alla schiena dedica un intero componimento e la schiena diventa una quasi metafora dell’inconscio. Sembra di immaginarla la sera mentre il silenzio inizia ad abitare la casa e i suoi pensieri e desideri trovano la giusta dimensione per ascoltarsi ed ascoltare. È dietro la schiena che il suo essere “sapiens sapiens” smette di esistere e inizia il viaggio in direzione della parte più autentica. Sdraiarsi diventa quindi una preghiera perché dopo l’ascolto c’è la lista delle cose che mancano e mancano qui prive di malinconia ma con due bisogni essenziali: la necessità di essere visti e la distanza come condizione essenziale per desiderare e sviluppare capacità d’amare.

da Nuda (Giuliano Ladolfi Editore 2022)

Bastarda

Nudi e senza pudore
i poeti lasciano in eredità
solo la vergogna che non hanno.
La mia poesia è un ridicolo reato:
un atto impuro in luogo privato.
Avido il mio cuore
cede al dolce inganno
anche stasera
e scrivo versi maldestri
ché dei poeti io non ho la purezza.
Io nasco bastarda.

*

La luna di Agnese

Dice Agnese
che se la luna è piena
la nuvola sogna tempesta
la notte è dei gatti in calore
dei matti in amore
e non dormono le donne impazienti.
Dice Agnese
che la luna è una zingara
e sa leggere le cose leggere:
la bellezza spavalda della tempesta;
la selvaggia innocenza dei matti;
e l’amore stupido degli umani.

*

Nel corpo

Il sangue è mare d’Oriente
ove aspetto l’approdo del respiro.
Aspra duna del deserto
la pelle tira il traino del tempo.
Nel solco lieve delle rughe
le strade buone che non ho percorso.
Il cuore batte a dispetto.

*

Segreto

Segreto è l’intimo bisbiglio
del mio sangue.
Sul crinale della fame
addento sogni e pane
luna infeconda
sul ciglio della vita.

*

L’amore dei vecchi

Cuore circonciso,
cicatrice esposta,
croce deposta
è l’amore dei vecchi.
È l’onda del mare
senza la vanità
della tempesta.

 

Doris Bellomusto si è laureata in Lettere Classiche presso l’Università della Calabria. Insegna Materie Letterarie in provincia di Lucca, dove vive dal 2011. Non ha mai dimenticato né i suoi studi classici né le sue radici meridionali. Ha pubblicato le raccolte di poesie Come le rondini al cielo, Tracce Edizioni, 2020); Fra l’Olimpo e il Sud (Poetica Edizioni, 2021).

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