Gli esordi poetici significativi hanno sempre qualcosa di dirompente, anche solo un dettaglio, una manciata di testi particolarmente luminosi, una grana della voce che arricchisce il catalogo dei timbri che da lettori abbiamo sperimentato. Queste cose ci sono in Tutto brucia e annuncia di Matteo Ferretti, opera prima proposta nel 2019 dalle edizioni ticinesi di Casagrande; ma c’è anche altro, in questo libro, che non in tutti gli esordi si ritrova: la maturità. Ferretti licenzia il suo primo volume di poesie nell’imminenza dei quarant’anni, dopo un apprendistato letterario di studioso e lettore che sostiene in modo evidente la sua scrittura. Emiliano di Correggio, Matteo Ferretti è infatti insegnante di lettere al Liceo 1 di Lugano, dove condivide la professione con altri protagonisti della poesia italiana di oggi come Massimo Gezzi e Fabio Pusterla – anche postfatore di Tutto brucia e annuncia – in una sorta di piccola comunità di insegnanti-poeti di valore.

E proprio la postfazione di Pusterla individua uno dei pilastri principali che sorregge la complessa, ma non complicata architettura poetica e retorica messa in piedi da Ferretti: la visionarietà. Tutto brucia e annuncia è davvero un volume di poesie visionario, nel duplice senso di capace di dare una visione del mondo e dei destini umani e di fornitore di immagini che evocano, provocano e lasciano segni. Questo anche grazie all’abilità di Ferretti di costruire uno stile multiforme, passando da testi fatti di incalzanti accumulazioni di immagini che impongono una specie di apnea fino all’ultimo verso – specie nella prima sezione, dal titolo programmatico di L’odierna furia – ad altre poesie dove il verso di distende e, pur non venendo meno in intensità, abbraccia modi più vicini alla lirica contemporanea, ambito che viene però interpretato con una scrittura asciutta e sempre molto precisa.

Proprio per questi mutamenti di stile, corrispondenti a forti variazioni tematiche, uno dei modelli principi di questa raccolta può essere individuato nella Commedia dantesca – fatto rilevato ancora da Pusterla – della quale però Tutto brucia e annuncia ricalca il passaggio dal realismo (in una chiave feroce e, per l’appunto, nutrita di visioni) a quello medio-purgatoriale della biografia fino a una rilettura contemporanea del tema amoroso, manomettendo però il parallelismo nel momento in cui si nega un vero e proprio percorso di salvezza o di conoscenza. “Perché non può essere anche questo / l’amore” si domanda in chiusura la penultima poesia della raccolta, mentre l’ultimissimo testo torna non casualmente sul modello dantesco quando dice “l’amore è tutto contenuto nel sole; / in questa docile sua furia / di farci vivere ancora / e ancora”. Siamo dalle parti di un sovvertimento della celebre chiusura del Paradiso, quella dell’”amor che move il sole e l’altre stelle”: è il sole, non l’amore, che mette in moto il meccanismo della vita, secondo una più deterministica visione del mondo, ma vita che si trasforma in un vivere quasi inflitto e sordo (“ancora / e ancora”), senza grazia.

Il ribaltamento del modello inizia in realtà dal primo verso, dove alla crisi esistenziale e di fede “nel mezzo del cammin” del Dante uomo e personaggio si sostituisce una più inappellabile apocalisse. Apre infatti con una fantasia di finale violento, degradante e definitivo Tutto brucia e annuncia, per introdurci in una prima sezione ustionante e “infernale” dove sono i drammi della storia a stare in primo piano. Ci sono le guerre del Medio Oriente, dall’Iraq alla Siria, l’11 settembre, l’ansia securitaria dei nostri anni, gli annegati nel Mediterraneo, le stragi di mafia: tutti eventi che ricadono nella biografia dell’autore e allo stesso tempo vanno a comporre un piccolo catalogo della storia dopo la fine della storia. Affidandosi a un’alternanza sapientemente dosata di versi lunghi e composti e versi tradizionali (endecasillabi, decasillabi e settenari sono fra i più frequenti), Ferretti scrive poesie crude e senza mascheramenti letterari, compiendo una sorta di reportage minimo del nostro tempo come raramente si legge in versi italiani – in questo avvicinandosi forse a modi espliciti che siamo soliti riconoscere ai britannici o agli americani. “Non è poi così difficile immaginarci in quelle ombre / più lunghe del normale, scavalcati dalla fine / mentre tentiamo un’ultima fuga”: la storia e il nostro presente sono una sorta di incendio permanente che avanza e divora pezzi di realtà, facendo finta per il momento di risparmiarci e facendo capolino o in forma di immagini che il filtro dei media rende simili a uno spettacolo (“Uno sciame scialbo di razzi / al fosforo, minacciosi spermatozoi sullo schermo / della Bbc. Filano nel buio, nel verde malaticcio / di un visore notturno. Così assisti alla natività / di una guerra”) o nelle forme di una fantasia infantile che rivisita e trasfigura l’orrore di un gesto assassino (“rimaneva per noi da decifrare / un calco fondo impresso nell’autostrada. / La bassa definizione della strage. / Da bambini saremmo corsi a vedere i bordi, / a immaginarci un animale tanto grande / da lasciare quelle orme, tanto furbo / da scomparire nel fumo che faceva tossire / i soccorritori”).

Le piccole ragioni è il titolo della seconda sezione dove le asperità delle poesie precedenti lasciano spazio a registri più sottotono, utilizzati per una perlustrazione autobiografica dell’uomo e per un’inchiesta sulle proprie ragioni di poeta: “Ma noi non vogliamo portare il fuoco / in tanta oscurità; / basta quel poco di luce per sapere / di essere ancora umani / e vedere, una per volta, le piccole ragioni / di arrivare fino a domani”. Il portato autobiografico dei testi che occupano il centro del libro abbraccia anche una direzione collettiva, con diversi passaggi che assomigliano a report generazionali per verificare come sono andate le cose in certe vite fino a qui (un punto della situazione ancora una volta “nel mezzo del cammin”?). La “generazione amata nelle pause lavoro” – si può facilmente indovinare il riferimento ai trenta-quarantenni, nati a cavallo degli anni Ottanta e in particolare a coloro che hanno attraversato l’esperienza della vita di provincia – si può rispecchiare in certi desideri di riscatto (“Dateci solamente l’aria e l’innesco dei sogni, / dateci un nemico più degno / della noia e dell’abbandona”) e nel tentativo di riconnettere un dialogo interrotto attraverso la sperimentazione di diversi valori nel rapporto con i propri figli.

Entanglement (letteralmente: intreccio, groviglio) è la terza, finale tappa di Tutto brucia e annuncia e porta la scrittura ad attraversare il tema amoroso, visto in una pluralità di significati: dall’amore-amore all’amore che fa male, dall’eros all’amore filiale, dall’amore missionario di insegnante verso un’allieva dalla vita difficile all’amore che si fa preghiera. C’è una pluralità di piani – un intreccio, appunto – attraverso la quale Ferretti ci restituisce per brevi cenni la complessità dello stare al mondo, ma sempre attraverso quel principio di visione di cui abbiamo detto all’inizio, che gli consente di sublimare in immagini efficaci e dall’alto potenziale poetico un modo di raccontare diretto e pienamente leggibile. Uno dei pregi più evidenti dell’opera prima di Matteo Ferretti è appunto una scrittura che, pur prediligendo la forma lunga dei singoli componimenti, riesce a trovare strade di collegamento fra una narratività insolita in questa forma nel panorama poetico italiano e la folgorazione per immagini della migliore tradizione lirica, il tutto affidandosi a un linguaggio pienamente dentro il suo tempo, senza artifici e leziosità, ma con l’autenticità della letteratura che nasce dalla viva esperienza delle cose.

Un merito ulteriore va assegnato all’editore che ha accettato di comporre il volume Tutto brucia e annuncia con le poesie di Ferretti e con i disegni di Marino Neri, illustratore modenese di talento e notorietà internazionale che supera ormai ampiamente la cerchia degli esperti di settore. Neri ha realizzato per questo progetto editoriale 15 disegni originali in stretta sinergia con Ferretti: il risultato è un volume che propone una modalità di lettura che non è semplicemente la somma dei due fattori (poesia + illustrazione), ma un’esperienza originale nata dall’incontro fra due talenti. Con le sue illustrazioni, Neri aggiunge visioni a visioni, inventando personaggi che potrebbero uscire da una fiaba o rileggendo in modo originale alcuni pilastri del nostro immaginario figurale – come nel caso della bellissima illustrazione che rivisita l’Enea portatore di Anchise, che nella versione di Neri assume le sembianze di una ragazzina dall’espressione indisponente, o nell’illustrazione di apertura che mostra la forma di una Venere preistorica resa tutt’altro che materna dal gioco di luci e ombre sulla sua figura nera.

L’unione fra poesie e linguaggi visivi non è una novità, ma, almeno in ambito editoriale, è praticamente sempre confinata nei mondi della piccola editoria artigianale, delle tirature limitate e delle edizioni da collezione. È particolarmente significativo, invece, che Casagrande offra questa esperienza all’interno di una collana di volumi in formato tascabile destinati alla distribuzione ordinaria. In questo modo, Tutto brucia e annuncia è un libro da leggere e da avere allo stesso tempo: una testimonianza significativa di questo passaggio fra due decenni.

 

da Tutto brucia e annuncia (Casagrande Edizioni 2019)

dalla sezione L’odierna furia

 

L’apocalisse pure è una prospettiva,
l’emergenza continua e definitiva,
il meteorite a precipizio, il blackout totale,
il bye-bye delle testate a lungo raggio
che prima sciolgono la terra poi ne fanno polvere,
le catastrofi naturali o l’invasione
dei barbari, degli alieni,
gli attacchi simultanei dei kamikaze,
le strategie del terrore
su vasta scala per toglierci tutti di mezzo
o per chi ancora ci crede
il grande diluvio purificatore.

Poi chiedersi quanto presto si farà a morire
perché non c’è dubbio che saremo tra i primi;
se berremo il piscio nell’attesa,
dell’acqua tossica e melmosa,
ci taglieremo la lingua
con l’orlo di una scatoletta abbandonata;
che effetto farà contrattare per ore,
per giorni con la morte;
stare nel buio e nel rombo con i nostri incubi;
se ci ricorderemo che avevamo letto,
che avevamo amato;
se ci ricorderemo dei figli
e cercheremo di metterli in salvo;
se ci farà ribrezzo l’ultimo bacio
nell’alito della fine.
Se anche allora saremo bastardi e invidiosi,
se ce l’avremo ancora col vicino
che camperà qualche ora di più
o morirà in modo migliore.

Non è poi così difficile immaginarci in quelle ombre
più lunghe del normale, scavalcati dalla fine
mentre tentiamo un’ultima fuga.
Perché non avremmo più nulla alle spalle;
ogni filo sarebbe reciso
e vivremmo di schiena. Gli ordini, le schiere
tornerebbero chiari e il senso di tutto starebbe
in un giudizio di poche parole:
tu sei ancora in piedi;
tu hai fame, ma non troverai cibo;
tu sei il più debole della carovana.

Forse è proprio questa la ragione
dell’odierna furia:
un voler mettere ordine
senza il costo dell’attesa,
della parola che spiega,
dell’eterna nostra contraddizione.
E l’odio è troppo spesso un atto d’amore
dato a un ideale
che non ha bisogno dell’uomo.

 

dalla sezione Le piccole ragioni

 

Non stringiamoci troppo alla fiamma,
sembrerà che abbiamo paura
o peggio che vogliamo pregare,
ma noi solamente vogliamo
vegliare e controllare il respiro dei bambini
e guardarli crescere
nel tempo di una candela.
E poi lucidare in pace nella notte
qualcosa di antico e nascosto.
Quanti racconti avrebbe la fiamma,
di ferite scrutate nel buio e di lettere
presto distrutte, di grotte abitate dai lupi
e scale di pietra che scendono sul fondo.
Ma noi non vogliamo portare il fuoco
in tanta oscurità;
basta quel poco di luce per sapere
di essere ancora umani
e vedere, una per volta, le piccole ragioni
di arrivare fino a domani.

 

dalla sezione Entanglement

 

Quando esce il sole improvvisamente
nulla più è adeguato. Certi vestiti
come certi pensieri si allargano
nel vento, nell’affacciarsi di una luce,
bianchi e smessi, delicati
come buste di plastica, sospesi.
E ti senti così vecchio se eri giovane
e cercavi la tua solitudine.
E ti senti così giovane se eri vecchio
e ti ricordi all’improvviso
che l’amore è tutto contenuto nel sole;
in questa docile sua furia
di farci vivere ancora
e ancora.

 

Matteo Ferretti (Correggio, 1979) insegna italiano presso il Liceo 1 di Lugano. Tutto brucia e annuncia è la sua prima raccolta poetica.

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