Jules Laforgue, fotografia del 1885

Dalla presentazione di Francesca Del Moro

Per Jules Laforgue il ricorso all’anarchia linguistica e stilistica nonché, negli ultimi anni, alla disarticolazione delle strutture metriche tradizionali fu una dichiarazione di unicità umana e poetica, una vera e propria liberazione della poesia dai suoi vincoli, un esempio che altri seguiranno negli anni a venire. Eppure, egli viene tuttora considerato, tra i poeti del suo tempo, al massimo come il “maggiore tra i minori”, probabilmente perché ancora oggi resta valida l’affermazione del critico americano Robert Ralph Bolgar: “Leggi le poesie o i racconti di Laforgue senza la dovuta attenzione e quasi certamente non ti piaceranno […] contengono più novità di quante la mente possa accettare senza uno sforzo consapevole”. […]

Dalla postfazione di Fabio Regattin

Perché, negli anni Venti del XXI secolo, tradurre in italiano i Derniers Vers di Jules Laforgue? C’era almeno una ragione oggettiva per farlo: l’assenza, nella nostra lingua, di una loro versione completa. Diverse poesie della raccolta postuma sono state tradotte, certo: un paio tra le Poesie e prose curate da Ivos Margoni (1998), qualcuna in più nelle Poesie raccolte tempo prima da Luciana Frezza (1965) e in quelle presentate e tradotte da Enrico Guaraldo (1986). Diversi testi, tuttavia – per quanto mi è dato sapere – si trovano per la prima volta da questo lato delle Alpi. Se la completezza non fosse in sé una ragione valida (secondo me lo è), c’è un secondo aspetto da tenere in considerazione. Si tratta della forma delle traduzioni esistenti fino a oggi, una forma insoddisfacente (non tanto o non solo per mancanze oggettive delle versioni precedenti, quanto per il partito preso di entrambe; ma ci torneremo) e che sembrava chiamare a gran voce una ritraduzione anche per ciò che già era stato portato in italiano. […]

da Jules Laforgue Ultimi Versi /Derniers Vers (Marco Saya Edizioni 2020)
Introduzione, traduzione, note critiche, bibliografia a cura di Francesca Del Moro

Assolo di luna
Fumo, steso faccia al cielo,
sull’imperiale della diligenza, traballa
la mia carcassa, la mia anima balla
come un Ariele;
la mia bell’anima balla, senza miele, senza fiele,
o strade, colline, vallate, fili di fumo,
la mia bell’anima, ah! riassumo.

Ci amammo follemente,
ci lasciammo senza dire niente,
quello spleen che da tutto mi viene
mi teneva in esilio. Bene.

«Capite?» dicevano i suoi occhi.
«Perché non volete capire?»
Ma di far la prima mossa nessuno ebbe l’ardire
volendo troppo cadere insieme in ginocchio.
(Riuscite a capire?)

Dov’è lei a quest’ora?
Forse si addolora…
Dov’è lei a quest’ora?
Ti scongiuro, curati allora!
O freschezza dei boschi lungo la via,
ogni anima è un po’ in ascolto, o scialle di malinconia,
com’è invidiabile
la vita mia!
Questo imperiale di diligenza sa di magia.

Accumuliamo l’irreparabile!
Rincariamo sulla nostra sorte!
Le stelle sono più che la sabbia del mare
dove altri l’hanno vista bagnare
il suo corpo, ma tutto va verso la Morte,
un porto non c’è.

Negli anni tutto questo passerà,
ciascuno si indurirà per sé,
io spesso mi ci vedo già,
ci diremo: «Se avessi saputo…»
Ma, pure sposati, non avremmo detto:
«Se avessi saputo, se avessi saputo!… »?
Ah! appuntamento maledetto!
ah! il mio cuore senza sbocco!…
Quanto sono stato sciocco.

Maniaci della felicità,
che faremo dunque? Io della mia anima,
lei della giovinezza fallibile!
O peccatrice che invecchi già,
quante sere sarò terribile
in tuo onore. Ah!

«Capite?» socchiudeva gli occhi.
«Perché non volete capire?»
Ma di far la prima mossa nessuno ebbe l’ardire
per cadere insieme in ginocchio.

[…]

Solo de Lune
Je fume, étalé face au ciel,
sur l’impériale de la diligence,
ma carcasse est cahotée, mon âme danse
comme un Ariel ;
sans miel, sans fiel, ma belle âme danse,
ô routes, coteaux, ô fumées, ô vallons,
ma belle âme, ah ! récapitulons.

Nous nous aimions comme deux fous,
on s’est quitté sans en parler,
un spleen me tenait exilé,
et ce spleen me venait de tout. Bon.

Ses yeux disaient : « Comprenez-vous ?
« Pourquoi ne comprenez-vous pas ? »
Mais nul n’a voulu faire le premier pas,
Voulant trop tomber ensemble à genoux.
(Comprenez-vous ?)

Où est-elle à cette heure ?
Peut-être qu’elle pleure…
Où est-elle à cette heure ?
Oh ! du moins, soigne-toi je t’en conjure!

Ô fraîcheur des bois le long de la route,
Ô châle de mélancolie, toute âme est un peu aux écoutes,
que ma vie
fait envie !
Cette impériale de diligence tient de la magie.

Accumulons l’irréparable !
Renchérissons sur notre sort !
Les étoiles sont plus nombreuses que le sable
des mers où d’autres ont vu se baigner son corps ;
tout n’en va pas moins à la Mort,
y a pas de port.

Des ans vont passer là-dessus,
on s’endurcira chacun pour soi,
et bien souvent et déjà je m’y vois,
on se dira : « Si j’avais su… »
Mais mariés, de même, ne se fût-on pas dit :
« Si j’avais su, si j’avais su !… » ?
Ah ! rendez-vous maudit !
ah ! mon cœur sans issue !…
Je me suis mal conduit.

Maniaques de bonheur,
donc, que ferons-nous ? Moi de mon âme,
elle de sa faillible jeunesse !
Ô vieillissante pécheresse,
oh ! que de soirs je vais me rendre infâme
en ton honneur!

Ses yeux clignaient : « Comprenez-vous ?
« Pourquoi ne comprenez-vous pas ? »
Mais nul n’a fait le premier pas
pour tomber ensemble à genoux. Ah !…

[…]

Petizione
Amore assoluto, crocevia senza fontana;
ma ovunque una fiera fragorosa si scalmana.

Mai franche,
o con i pugni sulle anche:
l’amore si scambia con ciascuna
come un buongiorno, senza fede alcuna.

Bouquet di fiori d’arancio dalla bordura
di raso, si sta spegnendo, si sta spegnendo
il divino Rosone vedendo
le vostre nozze di sessi dati via,
che a tempo di valzer vanno correndo
alla fossa comune!… O povera genìa!

Non c’è assoluto, solo compromesso;
tutto è perduto, tutto è permesso.

Tuttavia, qualche notte, lasciatemi,
o Circi alla Titus foscamente acconciate,
con gli occhi in lutto stretto come viole!
E, beatifiche veneri, passate,
rilassate con le ascelle schiuse al sole
con la delizia di gengive scoperchiate
nello stordente canto di cicale!

[…]

Pétition
Amour absolu, carrefour sans fontaine;
mais, à tous les bouts, d’étourdissantes fêtes foraines.

Jamais franches,
ou le poing sur la hanche :
avec toutes, l’amour s’échange
simple et sans foi comme un bonjour.

Ô bouquets d’oranger cuirassés de satin,
elle s’éteint, elle s’éteint,
la divine Rosace
à voir vos noces de sexes livrés à la grosse,
courir en valsant vers la fosse
commune !… Pauvre race !

Pas d’absolu ; des compromis ;
tout est pas plus, tout est permis.

Et cependant, ô des nuits, laissez-moi, Circés,
sombrement coiffées à la Titus,
et les yeux en grand deuil comme des pensées !
Et passez,
béatifiques Vénus
étalées et découvrant vos gencives comme un régal,
et bâillant des aisselles au soleil,
dans l’assourdissement des cigales !

[…]

 

Francesca Del Moro  è scrittrice, traduttrice, editor, performer e organizzatrice di eventi legati alla poesia. È nata a Livorno nel 1971 e vive a Bologna. È laureata in lingue e dottore di ricerca in Scienza della Traduzione. Ha pubblicato le raccolte di poesia Fuori Tempo (Giraldi 2005), Non a sua immagine (Giraldi 2007), Quella che resta (Giraldi 2008), Gabbiani Ipotetici (Cicorivolta 2013), Le conseguenze della musica (Cicorivolta 2014), Gli obbedienti (Cicorivolta 2016), Una piccolissima morte (edizionifolli 2017, ripubblicato nel 2018 come ebook nella collana Versante Ripido / LaRecherche) e La statura della palma. Canti di martiri antiche (Cofine 2019). Ha curato e tradotto numerosi volumi di saggistica e narrativa ed è autrice di una traduzione isometrica delle Fleurs du Mal di Baudelaire, pubblicata da Le Cáriti nel 2010. Fa parte del collettivo Arts Factory insieme a Federica Gonnelli e alla fondatrice Adriana M. Soldini. Come membro di Arts Factory, ha contribuito come traduttrice e performer ai cataloghi, alle opere di videoarte e alle performance di presentazione delle mostre collettive di arte contemporanea Scorporo (2011), Into the Darkness (2012) e Look at Me! (2013), nonché allo spettacolo Rose gialle in una coppa nera dedicato a Cesare Pavese e Luigi Tenco (2018). Propone performance di musica e poesia insieme alle Memorie dal SottoSuono, con cui ha inciso due brani inclusi nelle compilation Leitmotiv 13 (2013) e Leitmotiv 14 (2014) prodotte da Fuzz Studio e ha partecipato alla realizzazione del primo album omonimo (2016). Nel 2013 ha pubblicato la biografia della rock band Placebo La rosa e la corda. Placebo 20 Years, edita da Sound and Vision. Dal 2007 organizza eventi in collaborazione con varie realtà bolognesi e fa parte del comitato organizzativo del festival multidisciplinare Bologna in Lettere e dello staff della rassegna IGiovediDiVersi a cura di Versante Ripido.

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