Andrea Cecon è nato a Udine nel 1973 e vive con la moglie Valeria a Cividale del Friuli, in provincia di Udine. Formatosi professionalmente come tecnico audioprotesista, scrive haiku dal 2003. Pubblicato e premiato in diversi Paesi del mondo, ha ricoperto la carica di vice-presidente dell’Associazione Italiana Haiku (AIH) dal 2013 al 2016.

Fra le varie forme letterarie di origine giapponese, lo haibun, genere ancora poco conosciuto in Italia, trova in Andrea Cecon non solo un appassionato cultore ma anche, e soprattutto, uno fra i massimi rappresentati a livello internazionale. Diciamo subito che caratteristica costitutiva e fondante di questo genere letterario è quello di essere composto da una parte in prosa e da una o più poesie haiku, le quali possono trovarsi intercalate nel testo o a chiusura di esso. In pieno accordo con lo spirito che anima questa forma letteraria, Cecon redige con particolare attenzione i testi partendo da una prosa introduttiva ed esplicativa, per poi arrivare alla realizzazione lirica attraverso lo, o gli, haiku. La parte in prosa degli haibun di Cecon, come, del resto, dovrebbe essere la prosa di ogni buon haibun, è formata da periodi brevi e concisi che mirano a dar vita a immagini vivide e pulite: esse dipingono, quasi come se fossero pennellate d’inchiostro, le caratteristiche salienti di un dato evento o di un sentire che va oltre e travalica la semplice parola scritta. Da un punto di vista lessicale troviamo l’espunzione di ogni termine ricercato o pomposo, sono banditi orpelli e fronzoli lessicali; mentre, per quanto riguarda le poesie haiku, esse non sono mai il riassunto, in forma di poesia, di quanto detto nel testo bensì o riprendono il soggetto trattato arricchendo così lo scritto, portando il lettore un passettino in avanti nella comprensione del testo, oppure esse accostano una nuova immagine collegata/giustapposta intrinsecamente a ciò che è stato riportato in precedenza. Per dare un’idea più chiara e precisa al lettore, per fargli “toccare con mano” in cosa consiste uno haibun, ritengo opportuno citare qui un esempio dello stesso Cecon contenuto in Cartoline da Kiev (Edizioni Progetto Cultura 2003):

TSEMO GOMPA

Nel nostro unico giorno libero da lavoro decidiamo di salire sullo Tsemo Gompa: il punto più alto della città di Leh. In cima c’è un antico monastero buddhista. La pista non è segnata e bisogna affrontare una pendenza impegnativa con rocce piuttosto aguzze. Inoltre il terreno desertico offre poca stabilità.
Mentre sto faticosamente salendo, mi immagino i monaci che frequentano quel luogo sacro e poco accessibile. Senza alcun motivo, li immagino salire con totale indifferenza come se la montagna non fosse un ostacolo, come se le cose materiali non fossero il vero problema: come se le vere sfide fossero…
Improvvisamente una delle mie scarpe da scalata di rompe.
Non so perché, ma il mio pensiero va a quell’incidente stradale di tre anni prima. Il mio ginocchio destro non è più guarito da quella volta.

cima del monte
il tramonto ghermisce
la mia sagoma

Come possiamo notare, questo scritto riassume in sé tutte le peculiarità stilistico-formali testé esposte; da un punto di visto contenutistico, invece, l’argomento per antonomasia del genere haibun è nella forma del diario di viaggio: tant’è vero che questo è stato il motivo cardine fin dalla nascita dello haibun nel XVII secolo grazie, soprattutto, alla figura del Maestro Matsuo Basho con la sua Scuola Shomon e Yokoi Yayu. Occorre aggiungere, però, che esiste anche un’altra forma contenutistica, meno frequente, conosciuta con il nome di «bozzetto» in cui vengono ripresi situazioni e luoghi familiari. In ogni caso, così come avviene nelle poesie haiku, la narrazione negli haibun è sempre declinata al tempo presente, ossia in questo preciso luogo e in questo preciso momento (hic et nunc).


Quanto detto fin ora vale per tutti gli haibun scritti e pubblicati da Cecon, anche per quelli contenuti in Cartoline da Kiev, il quale vanta il primato di essere il primo libro in Italia interamente dedicato al genere haibun. In quest’opera ogni parola è pesata e pensata: ciascuna ha dei rimandi specifici, il lessico si adatta a seconda che esso entri a far parte della prosa o, invece, delle poesie haiku. Nella prima sono prevalenti i termini connessi al quotidiano che rendono bene l’idea dell’ambiente e delle circostanze in cui l’autore è immerso; negli haiku troviamo un’acribia non soltanto rivolta al rispetto del metro predeterminato caratteristico della poetica haiku, ossia di 5/7/5 sillabe, o all’inserimento del riferimento del termine stagionale (kigo). Ciò che, in questo senso, ricerca Cecon, negli haiku dei suoi haibun, è la selezione di vocaboli capaci di cristallizzare un’esperienza ordinaria in un contesto atemporale e trascendente: di realizzare, in altre parole, lo straordinario nell’ordinario. In tal modo gli haibun contenuti in “Cartoline da Kiev” rappresentano opere coerenti e unitarie, dove non si trovano mai ridondanze o ripetizioni fra le parti in prosa e gli haiku: Cecon riesce nell’intento di creare un percorso poetico e immaginifico squisitamente inedito. Ci riesce spaziando, oltre che da uno stile di scrittura all’altro, anche da una tematica all’altra, da un contesto a un altro: dalla Svizzera all’Ucraina, dai templi buddhisti (come abbiamo avuto modo di vedere nello haibun su riportato) agli aeroporti internazionali.


Il tema del viaggio, caratteristico del genere letterario preso in esame, è anche il denominatore comune fra Cartoline da Kiev e l’ultimo libro pubblicato da Cecon chiamato Ci vediamo a Minsk (Youcanprint 2020), il quale si differenzia strutturalmente per la suddivisione degli haibun in sezioni tematiche in base al Paese visitato. Ma le differenze non si esauriscono qui: da un punto di vista stilistico gli haiku presenti negli scritti seguono una struttura metrica meno rigida e più flessibile anche se alcune poesie conservano ancora la formale scansione sillabica di 5/7/5. Sembra che l’autore abbia voluto optare per uno stile più vicino all’esperienza di scrittura in lingua inglese la quale prevede, appunto, un’osservanza del metro meno rigida.
Oltre alla forma “classica” di haibun, Cecon ha anche sperimentato un’altra forma, direi una sottocategoria di haibun, chiamata tiny haibun o tinybun. Si tratta di scritti ancora più concisi, estremamente brevi in cui la parte in prosa è ridotta all’osso: una o due righe al massimo. Lo haiku, invece, è giustapposto al testo secondo le modalità secondo le quali abbiamo già trattato. Nella sua silloge di tiny haibun in lingua inglese, chiamata SHORT!, Cecon esplora tutte le potenzialità insite in questa sottocategoria di haibun così suggestiva. Eccone un esempio:

FROM ZURICH TO MILAN

Switzerland is essentially mountains and sky. A sky that seems to be lying on a lake as my train slowly passes as if to pay homage to it.

alpine lake
taking a picture
of the wind

DA ZURIGO A MILANO

La Svizzera è essenzialmente montagne e cielo. Un cielo che sembra disteso su un lago mentre il mio treno passa lentamente quasi a rendergli omaggio.

lago alpino
faccio una foto
del vento

A conti fatti, il genere letterario dello haibun trova in Andrea Cecon un sicuro punto di riferimento: non soltanto per la qualità e la quantità delle pubblicazioni di cui è autore, ma anche perché c’è bisogno di persone come Cecon capaci di suscitare interesse e curiosità verso una forma letteraria ancora troppo poco conosciuta nel nostro Paese. Nonostante il genere di nicchia nel quale, purtroppo, lo haibun è ancora relegato in Italia, esso ha delle grandi potenzialità e non a caso, negli ultimi anni soprattutto, conta sempre più appassionati e cultori di questo genere letterario.
Non ci si può esimere dall’attribuire questo interesse crescente verso lo haibun ad autori come Cecon che si fanno garanti non soltanto della diffusione a livello nazionale del genere in esame ma, e qui è il punto, di un corretto e giusto approccio a questa forma letteraria. È necessario dare merito ad Andrea Cecon anche di questo, bisogna riconoscerglielo: con i suoi haibun ha svolto un ruolo cruciale nel suscitare un interesse crescente e una corretta diffusione di questa forma letteraria.

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