Quali rischi?
Ne La società del rischio (Carocci 2013) Ulrich Beck definisce la consapevolezza, l’anticipazione e la gestione delle catastrofi globali come un elemento fondante di una nuova modernità. Un concetto che ha permeato per anni la sociologia, ricevendo inevitabilmente aspre critiche in quanto il focus del sociologo tedesco era soprattutto rivolto ai rischi di ampia portata, come guerre o cataclismi, pericoli che riguardano chiunque, dimenticando invece i rischi sociali come povertà e disoccupazione. Questi ultimi, nelle società capitalistiche occidentali, caratterizzati dall’essere diversamente distribuiti tra gli strati sociali. Come per esempio mostrano periodicamente i dati ISTAT, in Italia il rischio di povertà risulta molto alto tra i nuclei famigliari con persone giovani, in particolare quelli dove i membri hanno carriere occupazionali precarie. Uno scenario disturbante, per una generazione altamente istruita, che avrebbe dovuto ottenere a livello aggregato risultati migliori di quella precedente, in termini di ricchezza e benessere. Questi ultimi, in Italia associati in prima istanza al possesso di una casa, possibilità che per le persone al di sotto dei 35 anni è perlopiù preclusa.

L’immaginario di Modi indefiniti
Di questa innata disfunzionalità del sistema capitalistico, per dirla con il Mark Fisher di Realismo capitalista (Nero 2018), in cui le aspettative e le pressioni sociali di una parte della società si scontrano con le condizioni materiali di chi è oggetto delle stesse, sembra essere consapevole Federica Gallotta nelle sue poesie.
In Modi indefiniti (Interno poesia 2020), molti testi esprimono la consapevolezza dell’inadeguatezza, dell’essere fuori luogo e comunque in un luogo pericoloso, che dalle forme dello scritto e del parlato arriva fino a quella esistenziale e viceversa. Si possono individuare due macro temi nella raccolta.
Da un lato, il senso di un rischio, un pericolo, imminente, proveniente dagli spazi interni ed esterni, ma anche dal vivere psichico. Dall’altro lato, la necessità di trovare riparo, dare un significato al reale e alle relazioni.
In questo scenario, il corredo immaginifico di Gallotta si fonda su due assi. Il primo sono quegli elementi che servono da orientamento e ancoraggio per comprendere l’esperienza quotidiana. In questo gruppo si trovano i riferimenti al regno animale, che le servono soprattutto a significare le relazioni, trovare loro una forma comprensibile, e gli elementi presi dall’astrologia, che invece permettono di trovare e avere indicata la direzione verso cui indirizzare un possibile agire. In entrambi i casi, quindi, le direttrici della significazione e dell’ancoraggio provengono da elementi altri alla persona, lontani dal suo immediato contesto.

da Modi indefiniti (Interno poesia 2020)

Ti do tutto fuorché gli occhi.
Lì dentro c’è il paguro senza casa
in una notte di marea da luna piena.
*
Disfatta nella forma qua – aspetto
sono liquido: miscuglio decoroso, mi adatto
a ogni tua richiesta, sono ancella: alla pigrizia
di fine giornata – lavoro affanno o scocciatura tua.
Ti avvolgo: mi faccio coperta placenta e dissolvo
sto zitta. Approfitta: sono i giorni della muta
il corpo molle e delicato, malleabile scorza.

Domani tornerà la forza, le chele che attanagliano.
Sconfiggerò il leone.
*
Avessi studiato bene la posizione dei pianeti
con Saturno in Cancro, Venere in Gemelli
avresti prestato la dovuta attenzione
all’antropode occulto colmo d’orpelli
abbracciato a Luna nera e Plutone.

Se, come scritto sopra, gli elementi di coordinamento dell’azione sono relativi a un mondo fisico e simbolico esterno all’Io poetico, quelli di pericolo sono di contro più prossimi. In particolare, la casa, parola che compare nove volte in tutta la raccolta, che diventa portatrice di ansia, luogo instabile che pone in continua domanda l’esserci. Forse in virtù della disfunzionalità tra risorse materiali e aspettative sociali, Gallotta sovverte l’idea della domesticità utilizzabile dell’Ernesto De Martino de La fine del mondo (Einaudi 2019), in base al quale la casa è l’elemento primario, materiale e simbolico, della vita individuale e comunitaria.

da Modi indefiniti (Interno poesia 2020)

Guardo il soffitto, tra poco crollerà.
La casa resterà senza cappello, e allora
poco varranno le suppellettili, i ricordi
accumulati in una vita, ora inutili
raccoglitori di polvere. Verrà
qualcuno a spazzarne via i resti, i fastidi
di un’eredità senza nipoti. I nostri
sbagli adolescenziali a trent’anni compiuti.
*
La casa non regge – tutti questi
umori strani.
Cede ultimamente
l’intonaco e sgretola: fine sulle
piastrelle. “Pazienza” pensiamo:
ce ne andremo altrove dove il tetto
è resistente e il pavimento non crolla

anche quando si ha voglia: di saltare
o camminare coi talloni, la sera.

Nuovi percorsi. Verso un confessionalismo espanso?
Nella recente produzione di Gallotta è ancora presente il tema del domestico. Sembra però che la casa stia reclamando il suo ruolo demartiniano. Resta ancora la consapevolezza che i rischi provengano dall’esterno. La tendenza è quindi ancora quella di voler trovare un riparo, perché i rischi sono ineliminabili. In questo scenario, la casa diventa un riparo, seppure fallibile, perché non basta più ancorarsi agli elementi lontani, serve un ancoraggio più prossimo. Vale quindi la pena arredare la propria galera, rendere domestico e utilizzabile quel minimo di non-inferno in mezzo all’inferno.

Inediti

vado via e lascio sempre qualcuno, torno
e nessuno è ad aspettarmi. un giorno
volevo prendere un asfodelo con tutta
la patata, piantarlo in vaso. ma quale
morto avrei portato in casa? i fiori
del sambuco non sono fiori, sono
cerchi bianchi. lo sai che si fanno
anche fritti? lì non ci stanno i morti.
*
abbi coscienza del corpo senti
se pulsa un arto o provi freddo
quale parte ti tradisce quale regge

il peso la mole. misura con cura
l’agilità dei gesti la prestazione
soddisfacente. quanto impieghi
a percorrere un tratto se sei

distratto mentre cammini. infine
ricorda il percorso fallo a ritroso
una gamba occhi chiusi senza
mani: se non cadi a casa ci arrivi.

Ci si chiede talvolta quale possa essere un futuro degno per il confessionalismo in poesia. Leggere e analizzare testi scritti in prima persona, che riferiscono di eventi più o meno inseribili nella sfera privata fa ai più inserire questi nelle notazioni di sensibilità, partendo dal presupposto, in parte errato, che tutto il portato emotivo delle poesie che trattano temi privati sia intrinsecamente stato vissuto e, come tale, un rannicchiarsi nella propria animalità emozionale. Su queste pagine si è avuto modo in passato di delineare una prima ipotesi di superamento del confessionalismo, senza però dover operare necessariamente un superamento o elusione dell’Io. In quel frangente si era ipotizzata la possibilità di minare la centralità dell’Io, espanderlo, senza però rinunciare a esso del tutto, tenendo salda una critica delle condizioni materiali in cui versano gli individui. I testi di Gallotta operano in questa direzione.

Federica Gallotta è nata il 13 luglio 1990 a Tarquinia, in provincia di Viterbo, e vive nel capoluogo, dove nel 2017 si è laureata in Filologia Moderna all’Università degli Studi della Tuscia. Sempre nel 2017 ha pubblicato presso Giuliano Ladolfi Editore la sua prima raccolta di poesie, Altri nuovi giorni d’amore, e nel 2020 Modi indefiniti, edito da Interno Poesia. Sue poesie sono state pubblicate in varie riviste e attualmente insegna Lettere alla scuola superiore di primo grado.

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