Dalla nota introduttiva di Raffaela Fazio al volume Silenzio e tempesta. Poesie d’amore di Rainer Maria Rilke (Marco Saya Edizioni 2019).

Lo sguardo di Rainer Maria Rilke coglie la vita nella sua affascinante ambiguità. Il poeta non diffida della provvisorietà del mondo e degli affetti, non soffoca l’inquietudine, ma accetta l’esistenza interamente, convinto che anche ciò che appare estraneo e doloroso potrà alla fine rivelarsi fecondo. Persino l’abisso e la morte vanno dunque ospitati.
Integrando in un orizzonte più vasto ciò che viene colto dai sensi, esaltati come preziosi canali di percezione, lo scrittore praghese punta a una visione trasfigurata del reale, che non è né fuga, né sublimazione, ma intensificazione dell’esperienza terrena, anche erotica. Nella lettera inviata nel 1925 a Witold Hulewicz, Rilke scrive: «Siamo le api dell’Invisibile. Raccogliamo perdutamente il miele del visibile per accumularlo nel grande favo d’oro dell’Invisibile». Perché avvenga una simile metamorfosi, è necessario non limitarsi alla superficie delle cose. Occorre attenzione al dettaglio, per afferrare l’essenziale: la concentrazione non è chiusura, ma ricettività, apertura all’altro. Allo stesso modo la solitudine, intesa come contatto con il sé più profondo, è il presupposto di ogni vero incontro. La solitudine, che si accompagna al silenzio tanto caro al poeta, è dunque necessaria anche quando si ama, in quanto tempo di attesa e di maturazione.
L’amore, secondo Rilke, è l’opera suprema di cui le altre non sono che la preparazione, la più alta testimonianza dell’uomo. Massima sfida tra le sfide che la vita presenta, esso comporta la disponibilità ad assecondare il movimento che lo rinnova incessantemente, e richiede un continuo lavoro sulla propria interiorità. Spirito e carne, indissociabili in questo processo, partecipano allo stesso mistero, un mistero che pervade ogni cosa e ogni creatura e che va al di là di qualsiasi morale.
Il dono di sé, l’abbandonarsi a un altro non è quindi il punto di partenza dell’amore, ma il suo approdo: la ricompensa di un lungo percorso, che forse l’uomo non è ancora in grado di completare. L’incompiutezza del cammino, invece di frustarne lo slancio, ne rafforza la tensione, proprio come avviene nella ricerca di Dio, questo “illustre amato” che ha “la prudente saggezza […] di non mostrarsi mai”, secondo le parole stesse di Rilke nella lettera del 1909 indirizzata a Elisabeh Schenk. L’amore per Dio e l’amore per un essere umano hanno in comune l’intensità di un desiderio che non si esaurisce e che non può essere convogliato in rigidi canali.

Da Silenzio e Tempesta. Poesie d’amore di Rainer Maria Rilke (Marco Saya Edizioni 2019).
Introduzione, selezione e traduzione di Raffaela Fazio

Das Leben ist gut und licht.
Das Leben hat goldene Gassen.
Fester wollen wirs fassen,
wir fürchten das Leben nicht.

Wir heben Stille und Sturm,
die bauen und bilden uns beide:
Dich – kleidet die Stille wie Seide,
mich – machen die Stürme zum Turm…

La vita è buona, è leggera.
La vita ha vicoli d’oro.
Più forte la vogliamo afferrare,
di lei non abbiamo paura.

Solleviamo silenzio e tempesta
e questi ci formano entrambi.
Tu – come seta il silenzio ti veste.
Io – fatto torre dalle tempeste…

*

Fragst du mich: Was war in deinen Träumen,
ehe ich dir meinen Mai gebracht ?
War ein Wald. Der Sturm war in den Bäumen
und auf allen Wegen kam die Nacht.

Waren Burgen die in Feuer standen,
waren Männer, die das Schlachtschwert schlugen,
waren Frauen, die in Wehgewanden
Kleinod weinend aus den Toren trugen.

Kinder waren, die an Quellen saßen,
und der Abend kam und sang für sie,
sang solang, bis sie das Heim vergaßen
über seiner süßen Melodie.

Chiedimi: nei tuoi sogni cosa c’era
prima che il mio maggio ti portassi?
C’era un bosco. Tra i rami il temporale.
E la notte scendeva su ogni passo.

C’erano roccaforti tra le vampe,
uomini con spade sguainate nel furore,
donne vestite a lutto che, nel pianto,
portavano monili fuori dalle mura.

C’erano bambini seduti alle fonti.
Venne la sera e una dolce melodia
per loro cantò, cantò così tanto
che essi scordarono la casa, la via.

*

An der sonngewohnten Straße, in dem
hohlen halben Baumstamm, der seit lange
Trog ward, eine Oberfläche Wasser
in sich leis erneuernd, still’ ich meinen
Durst: des Wassers Heiterkeit und Herkunft
in mich nehmend durch die Handgelenke.
Trinken schiene mir zu viel, zu deutlich;
aber diese wartende Gebärde
holt mir helles Wasser ins Bewußtsein.

Also, kämst du, braucht ich, mich zu stillen,
nur ein leichtes Anruhn meiner Hände,
sei’s an deiner Schulter junge Rundung,
sei es an dem Andrang deiner Brüste.

Sulla via assolata, dentro il tronco cavo,
vecchio abbeveratoio che rinnova piano
in sé uno specchio d’acqua, io placo
la mia sete: dai polsi che attraversa
prendo in me dell’acqua
l’origine e, limpida, la quiete.
Bere sarebbe troppo, qualcosa di troppo
palese; ma questo gesto che indugia
mi porta acqua tersa alla coscienza.

Così, se tu venissi, per placarmi
mi basterebbe sfiorare appena
la giovane curva della tua spalla
o il punto dove il seno preme.

*

So milde wie Erinnerung
duften im Zimmer die Mimosen.
Doch unser Glaube steht in Rosen,
und unser großes Glück ist jung.

Sind wir denn schon vom Glück umglänzt?
Nein, uns gehört erst dieses Rufen,
dies Stillestehn auf weißen Stufen,
an die der tiefe Tempel grenzt.

Das Warten an dem Rand des Heut.
Bis uns der Gott der reifen Keime
aus seinem hohen Säulenheime
die Rosen, rot, entgegenstreut.

Delicato come la memoria,
nella stanza il profumo di mimose.
Ma la nostra fede è nelle rose,
la grande gioia giovane ancora.

Il suo splendore già ci circonda?
No, a noi spetta questo chiamare,
sostare immobili sui bianchi scalini
con cui confina il tempio profondo.

Ai bordi dell’Oggi ci spetta l’attesa
fino a che il dio dei semi maturi
dal colonnato dell’alta dimora
ci sparga davanti, rosse, le rose.

*

Der Abend ist mein Buch. Ihm prangen
die Deckel purpurn in Damast;
ich löse seine goldnen Spangen
mit kühlen Händen, ohne Hast.

Und lese seine erste Seite,
beglückt durch den vertrauten Ton, –
und lese leiser seine zweite,
und seine dritte träum ich schon.

La sera è il mio libro. Un vermiglio
bagliore di damasco la riveste;
ne disserro i dorati fermagli
senza fretta, con mani fresche.

Leggo la prima pagina scoprendo,
lieto, il suo tono familiare,
più sottovoce leggo la seconda,
la terza l’inizio già a sognare.

*

Gott, wie begreif ich deine Stunde,
als du, dass sie im Raum sich runde,
die Stimme vor dich hingestellt;
dir war das Nichts wie eine Wunde,
da kühltest du sie mit der Welt.

Jetzt heilt es leise unter uns.

Denn die Vergangenheiten tranken
die vielen Fieber aus dem Kranken,
wir fühlen schon in sanftem Schwanken
den ruhigen Puls des Hintergrunds.

Wir liegen lindernd auf dem Nichts
und wir verhüllen alle Risse;

du aber wächst ins Ungewisse
im Schatten deines Angesichts.

Dio, come può essere da me capita
la tua ora, quando, volendola compiuta
nello spazio, ponesti a te dinanzi la tua voce?
Il Nulla era per te una ferita;
ad essa con il mondo desti pace.

Tra noi, pian piano sta guarendo.

I tempi trascorsi hanno bevuto
le molte febbri del malato;
e noi sentiamo già, in lieve moto,
il polso quieto di ciò che sta sul fondo.

Sul Nulla adagiati, gli diamo conforto,
veliamo quello che è squarciato;

tu cresci però verso l’ignoto,
all’ombra del tuo volto.

 

Raffaela Fazio, nata ad Arezzo nel 1971, ha trascorso dieci anni in vari paesi europei prima di stabilirsi a Roma, dove lavora come traduttrice. Ha una laurea in lingue e politiche europee (Università di Grenoble), una specializzazione come interprete e traduttrice (Scuola di Interpreti e Traduttori di Ginevra), un diploma in Scienze Religiose e un master in Beni Culturali della Chiesa (Pontificia Università Gregoriana di Roma). Nel campo dell’iconografia, ha pubblicato Face of Faith. A Short Guide to Early Christian Images (2011). È autrice di vari libri di poesia. Tra gli ultimi: L’arte di cadere (Biblioteca dei Leoni, 2015); Ti slegherai le trecce (Coazinzola Press, 2017); L’ultimo quarto del giorno (La Vita Felice, 2018); Midbar (Raffaelli Editore, 2019). Di prossima pubblicazione, Tropaion (Puntoacapo Editrice) e A grandezza naturale (Arcipelago Itaca). Ha tradotto dal tedesco Rainer Maria Rilke in Silenzio e Tempesta. Poesie d’amore (Marco Saya Edizioni, 2019).

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